Fossi stato qui prima

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Quando Harry fuggì, Charlie impiegò un po' a vestirsi e lo seguì. Entrando negli appartamenti, Charlie vide Lewis bussare alla porta della camera di sua madre senza ricevere risposta. Si sentiva solo un pianto strozzato nel tentativo di essere silenzioso.
"Mamma! Mamma, per favore, apri! Sono io, Lewis! Ti prego, aprimi e parla con me"ripeteva Lewis mentre bussava alla porta.
Charlie si avvicinò e bussò anche lui. "Harry, sono Charlie. Puoi spiegarmi cosa è successo?"
Ma anche Charlie non ebbe risposta.
Improvvisamente sentirono bussare.
"Chi è?" chiese Charlie.
"Zio Ron e Zia Hermione. Li ho chiamati io", rispose Lewis, andando ad aprire.
"Ciao zii."
"Ciao Lewis! Ci sono anche Draco e Lucius', annunciò Hermione entrando con gli altri tre.
Bussarono alla porta. "Harry, sono io e Ron. Ti imploro, apri questa porta", disse Hermione.
"Sì amico. Siamo qui per aiutarti", aggiunse Ron.
Ma sembrò non esserci alcuna risposta da Harry.
Dopo di loro, bussò Draco e disse: "Harry... Harry, puoi aprirmi? Vuoi spiegarmi cosa è successo?"
Dall'altra parte si sentì solo un pianto.
Lucius scansò tutti e diede tre colpi alla porta. "Harry, sono Lucius." Improvvisamente il pianto sembrò affievolirsi. "Apri la porta", disse poi.
Harry singhiozzò un "n-no".
"Harry, ti giuro che se non apri questa porta io..." la voce di Lucius si ruppe.
In realtà, tutti si ammutolirono. Il mormorio cessò.
Non si sentivano neanche i loro respiri.
Per un attimo Harry si chiese se lo avessero lasciato solo e fossero andati via. Poi dei passi. Solo dei passi. Chiunque fosse, pensò Harry, aveva decisamente un andamento deciso e fermo. Qualcuno che aveva uno stile classico, tale da portare delle scarpe eleganti col tacchetto. Chiunque fosse, aveva fatto calare il silenzio dietro quella porta. Harry lo sentì avvicinarsi alla porta. Non bussò, ma appena sentì la sua voce il cuore di Harry perse un colpo.
"Harry! Apri la porta!"
Non era una richiesta, non una supplica, non era una domanda... Era un ordine! Il pianto di Harry cessò. Sentirono dei movimenti dietro alla porta. Dopodiché questa si aprì. Gli occhi di Harry si sgranarono e si riempirono di copiose e più silenziose lacrime. Harry balbettò: "S-Severus".
"Ciao", disse il corvino
con calma e con fare posato. Voleva rendere la situazione più tranquilla possibile per tutti, ma dentro di lui un fuoco bruciava.
"Harry... Perché piangi?" chiese.
"Io... Charlie..." Harry esitò a rispondere.
Lì, Severus capì l'imbarazzo e allora disse:
"Lucius, porta tutti fuori di qui. Devo parlare con Harry. Tutti tranne Charlie."
"Io non me ne vado!" affermò Lewis. Severus stava per rispondere quando Harry intervenne.
"Lewis, per favore, va da tua sorella. Vedi se Minerva ha finito con le sue lezioni pomeridiane per lei."
Lewis allora annuì e come tutti iniziò ad uscire dagli appartamenti.
"Ripropongo la mia domanda. Harry... Perché piangi?"
"Io e Charlie... Abbiamo fatto sesso", sussurrò Harry.
Severus allora esplose e prendendo Charlie per il colletto lo spinse contro il muro.
"Gli hai fatto del male?"
"No no no no no", disse Harry mettendosi fra i due. "Charlie non ha fatto nulla. Io sto bene."
"E allora perché piangi?" chiese nuovamente Severus.
"Perché... Perché me ne pento... Mi dispiace Charlie, ma è così", disse Harry.
Charlie annuì solamente.
Severus sospirò e guardando il rosso disse: "vattene".
Charlie annuì e iniziò ad andarsene ma appena si voltò sentì un tonfo. Harry si prese la testa fra le mani. Tutto intorno a lui girava e niente sembrava essere al suo posto. Improvvisamente il pavimento si vedeva sempre più vicino. Dopo di che cadde a terra, svenuto. Severus fece appena in tempo a prendere la testa. Dopo di che lo prese in braccio a mo' di sposa e lo portò correndo in infermieristica. Tra gli sguardi stupiti degli studenti e dei professori che rividero Severus, e quella preoccupata degli amici, il corvino trasportò Harry fino in infermeria per farlo vedere da Poppy.
"Allora come sta?" chiese Severus.
"Sta bene. Lo stress, probabilmente", rispose la donna.
Severus annuì e chiese a tutti di lasciare la stanza. Mentre uscivano, Lewis arrivò correndo.
"Mamma!" Il ragazzo entrò in infermeria e subito si diresse verso la madre.
"Come sta?"
"Sta bene", disse Severus.
"Ok", disse Lewis, poi in un impeto di rabbia scacciò via suo padre. "Lascialo. Non toccarlo."
"Lewis."
"Non sai il male che gli hai fatto. Non sai cosa ha passato." Intanto i suoi occhi si riempivano di lacrime. "Non puoi tornare come se nulla fosse. Sparisci! Non avvicinarti a lui."
Severus tirò il ragazzo a sé e lo abbracciò.
"Ssssh~ lo so bambino mio, lo so."
Lewis non lo respinse, anche se avrebbe voluto. Lasciò che il padre lo abbracciasse e lo calmasse. Decisero che avrebbero rimandato questo discorso a un altro momento, quando Harry si fosse ripreso. Severus, immerso nelle sue riflessioni, pensò che Lewis si era molto responsabilizzato. Si prendeva cura di sua madre. Era molto fiero di lui, anche se Lewis non poteva dire lo stesso di suo padre. Attesero insieme il risveglio del giovane uomo. Intanto piccoli passi si fecero sempre più vicini.
"Fratellone" gridò una piccola vocina dietro di loro
"Oh no" mormorò Lewis  "Charlotte! Che ci fai qui? Ti avevo detto di rimanere con lo zio Lucius"
"Ma la mamma sta male" si giustificò la bambina.
Lewis sospirò mentre severus osservava la scena da lontano.
"Charlotte" la richiamò Lewis "quell'uomo... Che vedi accanto alla mamma... Ascoltami bene, perché è molto importante... Lui ... È papà. Il nostro papà. Perciò si educata, capito?"
Lewis non le disse di essere gentile. Non le disse di essere carina. Non le disse di essere buona..non le disse di essere affettuosa. Le disse di essere educata, perché era ciò che Harry aveva insegnato loro. Il giovane serpeverde non sapeva cosa sarebbe successo e come sua madre avrebbe gestito la cosa, speciale disse semplicemente di essere educata.
"Lei è Charlotte" disse Lewis rivolgendosi a suo padre "mia sorella ... Tua figlia"
La bambina si avvicinò al letto della madre e con un piccolo inchino salutò Severus "Buongiorno"
Il corvino sorrise teneramente.
"Buongiorno a te piccolina. Ma come sei bella. Sono contento che somigli a tua madre. ""Grazie" rispose solamente la bambina
Severus sospirò "avremo modo di parlare poi. L'importante ora è che vostra madre si riprenda."

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