5. It's time to go for me, my little girl

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"Ma adesso con l'ala sua veloceIl tempo ci reca il momento dell'addio:Perché egli vada e dove, or non importa dire

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"Ma adesso con l'ala sua veloce
Il tempo ci reca il momento dell'addio:
Perché egli vada e dove, or non importa dire."

Gli archi rampanti, le elaborate vetrate colorate che giocavano con la luce del sole e le torrette laterali, rendevano l'Emerald University un perfetto esemplare della magnificenza dell'architettura gotica, e le regalavano un fascino che trascende...

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Gli archi rampanti, le elaborate vetrate colorate che giocavano con la luce del sole e le torrette laterali, rendevano l'Emerald University un perfetto esemplare della magnificenza dell'architettura gotica, e le regalavano un fascino che trascendeva gli anni.

Diametralmente opposta al minimalismo moderno che era la Gold&Emory da cui, nonostante i due interi anni passati, non mi ero mai sentita così visceralmente attratta.
Ero arrivata trenta minuti abbondanti prima, accompagnata dal Signor Woods che aveva insistito per starmi vicino nel breve tratto di strada che mi aveva condotto in quella, decisamente inaspettata e atipica, prima mattina di lezioni.

«Sono fiero che tu abbia deciso di riprendere così presto gli studi, nulla cura l'anima come la compagnia dei libri e di un'amica.» il Signor Woods era accanto a me, sui sedili posteriori della Bentley nera.

«Mio padre avrebbe detto la stessa cosa.» risposi.

«Oh, lo so bene. Non so se te ne ha mai parlato, ma la Emerald University è dove abbiamo studiato insieme. Racchiude ricordi preziosi e il principio di molte cose.» mi confessò con una vaga emozione negli occhi, in cui il retrogusto di un sottile rimpianto non sfuggì ai miei.

«Non lo sapevo. Da quando sono arrivata qui mi sembra di non sapere più chi sia stato davvero mio padre, mi sembra di non averlo mai realmente conosciuto.» ammisi più a me stessa che a lui, osservando quell'imponente facciata dal vetro del finestrino.

«Ogni uomo è un profondo pozzo di segreti, Eris. I propri genitori non sono da meno: li vediamo come fari luminosi nella notte, che vegliano sulla nostra rotta e ci guidano al riparo. Ma di giorno, quando la luce si spegne e nessuno li guarda, ci si chiede mai chi realmente diventino? Quali sono stati, negli anni, i loro sogni? Per cosa hanno pianto?»

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