"Dicono che bere assenzio col tempo fa brillare la tua ombra. È un problema se devi giocare a nascondino."
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Un temporale scuote il cielo, Sonata al chiaro di luna di Bethoveen scivola tra le pareti di casa, in una giornata cristallizzata come una...
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"In visioni di notturna tenebra spesso ho sognato di svanite gioie. Mentre un sogno, da sveglio, di vita e di luce m'ha lasciato col cuore implacato"
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L'hotel Naberius era l'esatta reincarnazione architettonica del demone da cui prendeva sfacciatamente il nome. Aveva un fascino decadente e sinistro, persuasivo e ricoperto d'oro e cristalli, a mascherare l'essenza della stessa consistenza di fumo nero mischiato a catrame. Ed esattamente come quell'entità, mostrava l'arte dell'incanto e della fascinazione come scudo di nebbia, oltre il quale celare gli orrori di cui erano impregnate le mura ed ogni angolo di quelle infinite e labirintiche stanze.
Il pavimento in marmo rosso, a contrasto con il nero dei mobili e l'oro degli infiniti lampadari, che illuminavano l'ambiente come lacrime pietrificate e costellazioni cristallizzate, ti dava l'impressione di aver appena varcato le porte di qualche sorta di inferno lussureggiante.
Tirato a lucido, impregnato del profumo esotico del legno elaborato, del tabacco e del velluto. Il pulviscolo illuminato dai lampadari sussurrava di soldi sporchi e rendeva l'aria falsamente brillante e ingannevolmente preziosa.
Ma una bugia incravattata resta pur sempre una bugia. E quello restava pur sempre un inferno.
Gli uomini spiccavano come statue granitiche dentro completi particolarmente e ostentatamente eleganti, cuciti su misura e perfettamente accostati alle maschere rosse che indossavano.
Ma ciò che più risaltava all'occhio era l'incredibile contrasto con ciò che invece portavano legato al polso, come simbolo di dominio e possesso su di un corpo esposto come un trofeo di carne e sospiri.
Collari.
Erano ovunque, decoravano brillando il collo di ogni donna in quella stanza, compresa io, legati tramite sottili ma saldi fili di diamanti. Lucciole dalle ali spezzate, incatenate e piegate sotto la pressione degli occhi incorniciati da quei visi di plastica e inganno.
Era chiaro, il messaggio. Non era la forza che legava quelle anime rotte a quegli uomini, ma qualcosa di incredibilmente più sottile e quasi impercettibile.