35. Silent deaths and broken souls

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❗️Avvertenze❗️

Questo capitolo contiene scene che potrebbero urtare la sensibilità di alcuni lettori.

❤️‍🩹

"Riparami dal nulla, difendimi dal non essere, meglio la morte

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"Riparami dal nulla,
difendimi dal non essere,
meglio la morte.
Meglio la morte."

Che rumore fa l'anima, quando si rompe?

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Che rumore fa l'anima, quando si rompe?

Nessuno te lo dice, perché nessuno lo sente.
Le chiamano le morti invisibili.

Perché la verità è che ci sono infiniti modi, di andare via. Lo spirito si nutre del calore, si alimenta con la vita e con il sole.
È una farfalla che vola nell'aria tiepida finché il gelo sottile di uno scheletro spezzato non la investe, impedendole di sbattere le ali che, lentamente, si cristallizzano impotenti.
Ed è in quel momento, che decide sofferente di lasciare un corpo che non le appartiene più.
Che non può più nutrirla.

Lo senti, lo senti perfettamente, quando l'anima ti abbandona e tu resti lì, una crisalide in attesa di essere spazzata via dal primo soffio di vento, lo stesso che porterà quell'anima dove, forse, una speranza per lei ancora esiste.

Ma non è più lì, non è più con te.

E ti ritrovi paralizzata lì, in punta dei piedi, su di un sottile e traballante ciglio di cartapesta, a pregare che riesca a reggere quel guscio vuoto e inconsistente che è rimasto di te.

Le chiamano le morti invisibili.

E io l'avrei scoperto presto,
il rumore di quello spacco.


Tre giorni.
Erano passati tre giorni.

L'odore della polvere e del legno marcio continuava a farmi lacrimare gli occhi, a soffocarmi e a bruciarmi la gola, e agognavo disperatamente il momento in cui, forse, sarei riuscita ad assuefarmi a quel tanfo infernale.
O a liberarmi.

Dicono che la speranza è l'ultima a morire ed io in quella frase fatta avevo riposto tutte le mie preghiere e le mie fragilità.

Dicono che la speranza è l'ultima a morire e forse era proprio vero, perché la prima fui io.

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