- L' Avanguardia (1)

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-Andò su e giù, divorato dalla rabbia e dalla frustrazione, digrignando identi e serrando i pugni, scoccando sguardi furiosi al cielo vuoto etrapunto di stelle tutte le volte che passava davanti alla finestra.Dissennatori mandati a prenderlo, la signora Figg e Mundungus Fletcherche lo pedinavano, poi la sospensione da Hogwarts e un'udienza alMinistero della Magia, e ancora nessuno che gli dicesse che cosa stavasuccedendo.E quella Strillettera, di che cosa, di che cosa parlava? Di chi era la voceche era risuonata così orribile e minacciosa in cucina?Perché era ancora intrappolato lì, senza spiegazioni? Perché tutti lotrattavano come un bambino cattivo? Non fare altre magie, rimani incasa... Sferrò un calcio al baule della scuola quando gli passò accanto, malungi dallo sfogare la rabbia si sentì peggio, perché ora aveva un doloreacuto all'alluce che si sommava a quello del resto del corpo.Proprio mentre zoppicava davanti alla finestra, Edvige entrò planandocon un morbido fruscio di piume, come un piccolo fantasma.« Era ora! » esclamò aspro Harry, vedendola atterrare leggera in cimaalla gabbia. « Mettila giù, ho del lavoro per te! »I grandi occhi d'ambra di Edvige lo scrutarono con aria di rimprovero aldi sopra della rana morta che reggeva nel becco.« Vieni qui » disse Harry. Prese i tre rotolini di pergamena e un laccio dicuoio e legò i cartigli alla zampa squamosa. « Portali subito a Sirius, Rone Hermione e non tornare senza risposte lunghe. Continua a beccarli finchénon hanno scritto risposte di una lunghezza dignitosa, se sei costretta.Capito? »Edvige emise un fischio soffocato, il becco ancora pieno di rana.« Allora muoviti » disse Harry-

"Tutti i torti non ha, potevate avvisarlo" disse James. 

-[...] La quarta sera dopo la partenza di Edvige, Harry era in una delle suefasi apatiche, disteso a fissare il soffitto, la mente esausta quasi vuota,quando suo zio entrò nella stanza. Harry levò lentamente lo sguardo su dilui. Zio Vernon sfoggiava il suo completo migliore e un'espressione dienorme compiacimento.« Usciamo » disse.« Scusa? »« Noi... voglio dire, tua zia, Dudley e io usciamo ».« Bene » rispose Harry tetro, e tornò a fissare il soffitto.« Non devi uscire dalla tua stanza mentre siamo fuori ».« D'accordo ».« Non devi toccare il televisore, lo stereo e nessuna delle cose di nostra proprietà ».« Va bene ».« Non devi rubare cibo dal frigo ».« D'accordo ».« Chiudo la porta a chiave ».« Fallo ».Zio Vernon gli scoccò un'occhiata obliqua, chiaramente insospettito daquella mansuetudine, poi uscì rumorosamente dalla stanza e si chiuse laporta alle spalle. Harry sentì la chiave girare nella toppa e i passi pesantidi zio Vernon che scendevano le scale. Qualche minuto dopo udì unosbattere di portiere, un rombo di motore e l'inconfondibile stridoredell'auto che percorreva il vialetto. La casa vuota scricchiolava attorno a lui. I tubi gorgogliavano. Harryrimase lì disteso in una sorta di torpore, senza pensare a niente, sospesonell'infelicità.Poi udì con grande chiarezza un frastuono in cucina, di sotto.Scattò su a sedere, e ascoltò attentamente. I Dursley non potevanoessere di ritorno, era troppo presto, e comunque non aveva sentito la loroauto.Ci fu silenzio per qualche secondo, poi voci.Ladri, pensò, lasciandosi scivolare dal letto, ma un istante dopo glivenne in mente che i ladri avrebbero parlato a voce bassa, e chiunque siaggirasse in cucina certo non si dava la pena di farlo.Afferrò la bacchetta dal comodino e rimase lì in piedi davanti alla portadella camera, ascoltando con tutto se stesso. Un attimo dopo sussultò,mentre dalla serratura veniva il rumore di un forte scatto e la porta sispalancava-

"Ci mancano solo i ladri" disse una ragazza rossoro.

-Il cuore gli balzò in gola. C'erano delle persone nell'ingresso densod'ombre là sotto, stagliate contro la luce del lampione che filtrava dallaporta di vetro; erano otto o nove, e tutte, per quello che poteva vedere,guardavano lui.« Giù la bacchetta, ragazzo, prima di cavare un occhio a qualcuno »disse una voce bassa e ringhiosa.Il cuore di Harry batteva incontrollabile. Conosceva quella voce, manon abbassò la bacchetta.« Professor Moody » disse, incerto.« Professore non saprei » brontolò la voce, « non è che abbia insegnatomolto, vero? Vieni giù, vogliamo vederti bene ». Harry abbassò appena la bacchetta ma non allentò la presa e non simosse. Aveva ottime ragioni per essere sospettoso. Aveva appena trascorsonove mesi in compagnia di colui che credeva essere Malocchio Moodysolo per scoprire che non era affatto Moody, ma un impostore; di più, unimpostore che aveva cercato di ucciderlo prima di essere smascherato.Non fece in tempo a decidere sul da farsi, che una seconda voce un po'roca salì fluttuando per le scale.« È tutto a posto, Harry. Siamo venuti per portarti via ».Il cuore di Harry fece un balzo. Conosceva anche quella voce, benchénon la sentisse da più di un anno.« Professor Lupin » disse, incredulo. « È lei? »« Perché stiamo tutti al buio? » domandò una terza voce del tutto ignota,una voce di donna. « Lumos ».La punta di una bacchetta si accese, illuminando l'ingresso di lucemagica. Harry batté le palpebre. Le persone di sotto si accalcavano ai piedidelle scale e guardavano in su, verso di lui; alcune tendevano il collo pervedere meglio.-

The story of Harry Potter -The boy who lived-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora