53) Il termine del racconto

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Prima di proseguire, Olibu interruppe ancora la vicenda. Il guerriero dell'aldilà era defunto da tempo, ma anche lui soffriva di problematiche simili a quelle dei viventi, come la secchezza delle fauci. Ormai, era trascorsa più di mezz'ora da quando aveva cominciato a parlare quasi ininterrottamente... Non sarebbe mai riuscito a procedere, se non avesse sorseggiato almeno un bicchiere d'acqua!

"Beh, cosa c'è, adesso?" Chiese Persef, con tono seccato.

Il guerriero dell'aldilà emise dei lievi colpi di tosse, rispondendo affannosamente: "N-nulla di grave! Ho solo bisogno di un po' d'acqua! Se qualcuno può farmi la cortesia e portarmela!"

Olibu fu presto accontentato! Sollevando l'indice della sua mano sinistra verso l'alto, Kaiohshin il Superiore generò dal nulla un bicchiere di cristallo trasparente e lucido colmo di purissima acqua. In seguito, la divinità porse il bicchiere fluttuante al piccolo Caron, che era accomodato sull'enorme gamba destra del nonno.

"Su, forza! Vai a consegnare il bicchiere ad Olibu!" Disse Kaiohshin il Superiore, mostrando al piccolo un sereno sorriso.

Caron balzò dalle gambe di Justlyn e si avvicinò timorosamente ad Olibu con il bicchiere fra le mani. Il piccolo, quasi tremante a causa di tutti gli sguardi che lo osservavano, consegnò la coppa di vetro al grande eroe dell'aldilà. Quest'ultimo sorseggiò lentamente l'acqua e, in seguito, accarezzò il capo dell'infante per dimostrare la propria gratitudine. Caron sorrise allegramente, provando un forte senso di tranquillità e di protezione: quell'uomo, dalla capigliatura bionda e dalla mole massiccia, rievocava nella mente dell'infante la presenza di suo nonno Justlyn, il quale possedeva una corporatura molto simile a quella dell'eroe dell'aldilà. Il bambino tornò dalle braccia del nonno, accomodandosi nuovamente sulle sue gambe, che somigliavano a larghe panche per la loro robustezza.

Un forte applauso si innalzò tra il pubblico. Persino i Kaiohshin e gli stessi Goku e Vegeta elogiarono il grande gesto che Olibu aveva appena dimostrato nei confronti del piccolo Caron. Tutti avevano interpretato tale gesto come un simbolo di riconoscimento, da parte di Olibu, della purezza di cuore del piccolo Saiyan; una purezza che non tutti i Saiyan erano in grado di dimostrare!

"Lo sai, Olibu... È da molto tempo che ti conosco, ma non ti avevo mai considerato un personaggio così teatrale e simbolico!" Affermò Paikuhan, con tono provocatorio.

"Ah, beh... Non credo di aver compiuto nulla di così speciale..." Rispose Olibu, che stava arrossendo a causa dell'imbarazzo.

"Non essere tanto modesto, Olibu!" Ribatté Yamcha, ridacchiando ed aggiungendo: "Sei stato veramente in gamba! Mi verrebbe da urlare a squarciagola: lunga vita ad Olibu... Ma non sei più vivo, quindi..."

"Non sei affatto spiritoso, Yamcha!" Aggiunse Riff, scuotendo il capo per la delusione.

Il chiassoso applauso si concluse dopo un lungo ed emozionante minuto, venendo sostituito da una assoluta quiete, che concesse ad Olibu la possibilità di focalizzarsi nuovamente sul racconto. Tutto il pubblico si apprestò ad ascoltare con trepidazione il termine dell'interessante vicenda.

Olibu riprese quindi a narrare: "Mi allenai per svariati anni, forse venti, non ricordo con esattezza, nel palazzo del Supremo, assieme al nostro nuovo amico Popo. Quest'ultimo pareva apprendere tutte le varie tecniche del Supremo, ma la sua forza si sviluppava di molto poco rispetto alla mia. Tuttavia, egli non ne fu mai abbattuto, anzi, apprendeva sempre con maggior curiosità; Popo ci dimostrava, così, di possedere un animo inamovibile, probabilmente più del mio! Durante quegli anni, la mia forza aumentò vertiginosamente, superando persino quella della mia guida e confermando ciò che il Supremo aveva affermato tempo prima: ero un umano dalle capacità illimitate! Nonostante tutto, la mia tecnica mancava di strategia! Infatti, pur dimostrando una forza, rapidità ed agilità superiori, spesso, durante gli incontri amichevoli di allenamento, il Supremo riusciva a darmi filo da torcere con una semplice tecnica dell'immagine residua. Io vincevo, ma non come avrei dovuto farlo... Dopo un ennesimo scontro di allenamento, gli chiesi il motivo di tali difficoltà, tuttavia il Supremo mi rimproverò, affermando che avrei dovuto comprendere da solo i miei difetti. Stanco però della mia inettitudine, il Supremo ordinò a Popo di rispondere alla mia domanda, il quale aveva compreso appieno il problema! Con aria stranita, Popo mi informò che non avevo inspiegabilmente appreso una delle basi del combattimento: la percezione del Kii. Poi, il Supremo gli chiese di insegnarmi tale basilare nozione. Fu una delle prove più dure che dovetti affrontare! Liberare la mente, come mi indicava Popo, era un'impresa ancor più ardua che sconfiggere mille nemici del calibro di Azus! Trascorsero giorni, settimane e persino mesi prima di riuscire a percepire il Kii di ogni presenza che mi circondava ed ancor di più per avvertire l'energia proveniente dalle cose inanimate, come il Sole o gli astri. Non so il motivo, ma per me era inspiegabilmente troppo complicato! Tuttavia, ne valse la pena! In seguito agli allenamenti con Popo, gli scontri amichevoli contro il Supremo divennero uno scherzo... Anche ad occhi chiusi, riuscivo a percepire la sua presenza e, quindi, a sconfiggerlo con estrema facilità. Il Supremo si ritenne soddisfatto, ponendo fine ai miei innumerevoli allenamenti e ritenendo la mia completa formazione terminata. Nonostante l'opinione del Supremo, io decisi di continuare ad allenarmi ancora in quel palazzo, con l'ausilio di Mr Popo. Durante il periodo dei due anni successivi, costruì un altissimo e maestoso obelisco di pietra divina al centro della foresta sottostante, per indicare l'ubicazione del palazzo del Supremo. Sotto quel obelisco, si stanziò un piccolo gruppo di umani, che decise di proteggere la terra sottostante, divenuta sacra, in attesa dell'uomo in grado di scalare l'immensa colonna. Vista la mia decisa rinuncia di prendere il suo posto, il Supremo avrebbe eletto suo successore colui capace di compiere l'impresa di scalare l'immenso obelisco. La mia guida decise, quindi, di attendere pazientemente quel fatidico giorno sul suo trono. Tuttavia, la tranquillità non era destinata a durare per sempre! Un giorno, il Supremo ebbe una spiacevole visione del futuro: un meteorite, di proporzioni gigantesche, sarebbe colliso con la Terra, devastando e distruggendo l'intera flora, fauna e popolazione del pianeta. Niente e nessuno sarebbe sopravvissuto alla catastrofe imminente! Sarebbe rimasta solo un'enorme ed invivibile sfera lavica! Il Saggio non ci rivelò nulla, ma, durante i giorni seguenti, io e Popo, sebbene la sua espressione impassibile, riuscimmo a percepire una strana preoccupazione in lui. Comprendemmo che qualcosa di tremendo stesse per accadere, ma non abbiamo mai avuto il coraggio di chiedere di preciso che cosa... Si cominciò ad intravedere l'immenso meteorite quattro giorni dopo, e, in seguito ad altri due giorni, esso rivelò la sua reale grandezza. La meteora era quasi comparabile alla metà della Terra e la sua collisione avrebbe certamente provocato la fine per il pianeta. Era giunto il momento di distruggere quel meteorite! Io ero più che preparato per farlo! Inaspettatamente, però, il Supremo mi ordinò di non intervenire, affidandomi l'importante compito di trovare un suo degno successore. Gli chiesi il motivo per tale assurda decisione... Mi rispose che le sue mani si erano irrimediabilmente intrise di sangue... In seguito agli atti di sterminio perpetrati nei confronti delle false divinità, tra cui la madre, il suo cuore era stato contagiato da una minima dose di malizia, perciò egli sentiva che il trono di protettore della Terra non gli appartenesse... Sapevo che, se lo avessi fermato, lui non me lo avrebbe mai perdonato, perciò lo lasciai andare... Si mise in volo, ma, prima di sparire per sempre, mi riferì il suo reale nome: Da Redem. Un nome un po' insignificante, ma comunque, molto carino! Mentre il Supremo sfrecciava in direzione della meteora con una rapidità mostruosa, io non riuscì a trattenere le lacrime. Era dalla scomparsa dei miei cari che il mio viso non si inzuppava! Il momento decisivo era arrivato! Quando fu a non più di duecento metri di distanza, il Supremo liberò tutta la sua energia, concedendo la sua vita per salvare noi e l'intero pianeta! Il cielo fu abbagliato da un colore verde luminoso... Né di lui, né della meteora rimase traccia! Urlai, in un impeto di disperazione, il nome che mi aveva appena riferito, come quasi se ci conoscessimo da sempre: Da Redem. Nel giro di un breve minuto, il Kii del Supremo svanì ed il cielo tornò al suo solito colorito celeste. Era finita! Popo era inginocchiato al suolo in lacrime, mentre io tentavo di reprimere i miei sentimenti di confusione e tristezza, che altrimenti mi avrebbero divorato. Non potevo credere che la mia guida non ci fosse più! Se n'era andato, senza che gli offrissi l'adeguata riconoscenza per ciò che egli aveva compiuto per me e per l'intero inconsapevole pianeta! Quando Mr Popo si riprese, mi ribadì la responsabilità che il Supremo mi aveva affidato, ovvero quella di cercare e trovare il suo successore: egli si era sacrificato con la consapevolezza che avrei portato a termine la sua missione ed io non potevo permettermi di deluderlo. In quel momento, mi ricordai di come mi aveva fissato prima di andarsene via per sempre. Quegli occhi... Erano così fieri e speranzosi di me! Quel sorriso era così rassicurante, nonostante l'imminente fine! Il suo destino non avrebbe mai dovuto scoraggiarmi! Lui credeva in me! Negli anni successivi, cercai fino in capo al mondo il successore, ma nessuno si dimostrò degno, poiché tutti fallivano nell'impresa di scalare l'enorme obelisco che avevo edificato. E ancor di meno, risultavano coloro davvero puri di cuore. C'era chi falliva in maniera più dignitosa, chi, invece, in modo imbarazzante... Trascorsero gli anni, prima che qualcuno potesse scalare l'obelisco e giungere sorprendentemente al santuario. Ma chi poteva mai essere tale guerriero dalle capacità straordinarie? Accorsi immediatamente a contemplare colui, o colei, che era giunto fino al palazzo, speranzoso che potesse rivelarsi un degno sostituto. Ma davanti ai miei occhi, non si presentò un umano, bensì una giovane demonessa dall'aspetto provocante e dalla pelle rossa. Possedeva due orecchie allungate; delle piccole corna sulla fronte; unghie nere; denti aguzzi; occhi gialli luminosi; e dei folti capelli color porpora. Lei era seminuda, munita solo di un reggipetto nero; degli slip anch'essi neri; un diadema dorato sul capo; dei tacchi di color giallo con rifiniture nere; ed un lungo mantello bianco con apice spigolato. Il suo Kii era impressionante ed orrendamente negativo! Senza insulsi convenevoli, ella pretese il trono del Supremo, ordinando a me e Popo di sparire il prima possibile dal suo tempio. Risi di gusto, chiedendo se davvero lei si ritenesse degna di ottenere il trono. La demonessa sbuffò e rispose ovviamente di no. Certamente, avrebbe dovuto mostrare la sua forza! Generò dalla sua mano un forcone dorato, preparandosi a combattere. Prima di cominciare, Popo si riparò all'interno del palazzo, mentre io chiesi alla demonessa quale fosse il suo nome. Mi rispose di chiamarsi Morningstar e si presentò come la regina della dimensione demoniaca. Solo in seguito, scoprì che era giunta sulla Terra con l'intento di aprire dei varchi dimensionali connessi al suo mondo... Ci allontanammo dal palazzo per timore di spazzarlo via e lo scontro aereo ebbe inizio! Entrambi cominciammo a scambiarci diversi colpi frontali, sia energetici, che di vicinanza, per testare la nostra rispettiva potenza. Tuttavia, la nostra forza si rivelò del tutto pari. Lo scontro durò qualche minuto senza che nessuno prevalesse sull'altro, quando, improvvisamente, lei mi colpì col suo forcone, trafiggendomi al fianco destro. Per fortuna, riuscì a mantenere il forcone con le mie mani, evitando una ferita profonda, ma quel maledetto arnese mi provocava un bruciore indescrivibile. Emozionata per aver ottenuto finalmente un lieve vantaggio su di me, la demonessa mi informò che quel calore, di cui io soffrivo, si chiamava Fuoco Infernale e mi bruciava dall'interno come della lava bollente. Pur essendo ferito, la mia potenza non era minimamente calata, anzi... L'adrenalina ed il terrore che la Terra potesse cadere nelle mani del mio infido avversario mi concessero una forza ben maggiore! Estrassi rapidamente il forcone dalla ferita sul fianco, frantumando in due quel maledetto arnese. La demonessa provò una sensazione di sconcerto, quando realizzò che, fino a quel momento, avevo solo utilizzato il 70% della mia totale energia. Da quell'attimo in poi, avrei combattuto a carte scoperte! L'avrei esiliata dal pianeta, facendo appello a tutte le mie forze! Lo scontro riprese e si poté immediatamente constatare un ribaltamento della situazione: dapprima, in cui lei dimostrava un leggero vantaggio, ora, ero io a possedere il completo controllo! Attaccai con una continua e precisa raffica di pugni e calci, non concedendole neppure un attimo di tregua! In non più di quaranta secondi, lei non fu più capace di parare nessuno dei miei numerosi colpi. Cominciai a tartassarla senza pietà alcuna, in seguito, spostandomi alle sue spalle e colpendola violentemente con il mio attacco Íroas alla schiena. A causa di ciò che Morningstar mi aveva fatto, la mia furia era incontrollabile, ma non potevo permetterle di farmi accecare! Per non farmi infettare dalla malvagità come al Supremo, le chiesi di arrendersi pacificamente per evitarle ulteriori sofferenze, ma lei, nonostante le numerose ferite che imperversavano sul suo corpo, sputò sulla mia generosa offerta di clemenza. Le concessi allora tutto il tempo per riprendere ad attaccarmi, vista la sua notevole difficoltà. Ma ancora una volta, lei rifiutò la mia compassione con disdegno... Non intendeva essere umiliata più di quanto non lo fosse già stata, finendo sconfitta a causa di un semplice umano come me! Si fiondò con tutta la sua furia, ma io scomparvi prima ancora che lei potesse solo sfiorarmi. Le sferrai un terrificante calcio rotante al collo, privandole completamente della capacità di muoversi ed afferrandola dai suoi lunghi capelli con la mia mano sinistra. Con la mano destra, invece, mi preparavo a lanciare una potente sfera di energia compressa. Le ordinai di tornare nel posto squallido da dov'era venuta, preparandomi a finirla definitivamente, quando fu lei a supplicare pietà. Cominciò a lacrimare con le ultime forze che le rimanevano. Non ero preparato a ciò! Fui assalito da un mostruoso senso di rammarico... La povera demonessa riusciva a malapena a muovere gli occhi e la bocca... Le avevo seriamente lesionato la spina dorsale, paralizzando ogni suo movimento. Decisi di risparmiarle la vita e di far medicare le sue ferite da Mr Popo, che inizialmente parve titubante all'idea di aiutare, non un demone qualsiasi, bensì Morningstar, la legittima regina della dimensione demoniaca. Era un demone, è vero... Ma, dalla saggezza del Supremo, avevo imparato più di tutto a concedere una seconda possibilità a chiunque! Durante i mesi di convalescenza, Morningstar mi raccontò che, nella sua dimensione, aveva un figlio di nome Darbula. Avrebbe desiderato crescerlo con tutto il suo amore e la sua devozione (forse, anche con un pizzico di malvagità)!"

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