CAPITOLO 35

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"Buongiorno Leo! Ma cosa combini?!" Sgrida la signora Kim mentre entra nella stanza 208 d'ospedale.

"Allora tu devi essere SunHi e tu devi essere HyunKi, giusto?" Chiede poi rivolgendosi a noi.

Annuisco e con me HyunKi. Tutti e due non sappiamo cosa dire.

"Ho sempre voluto cercarvi... ma qualcosa mi fermava..." -sig. Kim.

"Ravi sa già tutto?" Chiede in ansia.

"Non sa nulla." Rispondo facendola accomodare sulla poltrona davanti al letto di HyunKi mentre io mi metto sul solito seggiolino tra i due letti.

"Da dove comincio?" Chiede guardando in alto. Deve essere molto difficile per lei...

"Dall'inizio. Noi non sappiamo niente." -HyunKi.

"N-niente? Neanche dei vostri genitori?!" Chiede scioccata.

"Sappiamo che ci hanno abbandonato da nostra nonna e basta. Lei non voleva nemmeno dirci i loro nomi..." Cerco di spiegare.

"Non sapete perché sono scappati?! Non ci credo... mi dispiace tanto..."

"Perché le dispiace?" Chiedo curiosa.

"Perché c'è un motivo perché vi hanno abbandonato. Anzi, loro vi hanno lasciato lì per poi venire di nuovo a riprendervi." -sig. Kim

"C-cosa?!" Chiediamo scioccati tutti e tre. Già anche Leo lo era.

"I vostri genitori erano poliziotti. Si sono conosciuti sul lavoro. Stavano lavorando insieme su un grande caso: il caso 'seoul in red'." -sig. Kim.

"Un serial killer che uccideva solo signore incinte. Ma le uccideva appena raggiungevano l'ottavo mese di gravidanza." -Leo.

"C-come fai a saperlo?" Chiedo sorpresa.

"Se avessi vissuto in Corea lo conosceresti anche te: lui è morto l'anno scorso in cella. Tutti i telegiornali ne parlavano." Spiega HyunKi.

"Grazie al lavoro di vostra madre in ufficio e vostro padre l'avevano catturato e portato in carcere. Da dove è uscito soltanto rinchiuso in una bara.
I vostri genitori avevano comunque paura di una sua vendetta e siccome era incinta vi ha lasciato da vostra nonna e loro si sono riffugiati non so dove, isolati. Dopo il parto sarebbero ritornati e avreste vissuto tutti insieme ma... ma qualcosa durante il parto andò storto e vostra madre perse la vita. Lei... morì con Wonshik in mano..." la signora Kim si commuove ai ricordi.

Le porgo un fazzoletto e le accarezzo la spalla.

"Vostro padre amava troppo vostra madre, non poteva affrontare una vita senza l'amore della sua vita. Lui si sentiva in colpa." spiega tra una lacrima e l'altra. Anch'io ormai avevo iniziato a piangere.

"In colpa?" -HyunKi.

"Lei gli ha salvato la vita durante il primo anno di polizia. Durante una rapina un pazzo criminale ha sparato e se vostra madre non fosse andata di mezzo lui sarebbe morto ma lei l'ha spinto e così si è solo ferito di striscio al braccio. Lui si sentì in colpa perché lei gli aveva salvato la vita... ma lui non... non ci è riuscito.
Vostra madre, la grande poliziotta Choi RaeAh, era una mia amica ed è per questo che conosco la vostra, no la nostra storia.
Inoltre dovete sapere che io e mio marito non riuscivamo ad avere figli e siccome il piccolo non aveva famiglia ne casa allora lo abbiamo addotato. Lui... è il mio bambino..." -sign. Kim.
Le sue lacrime descrivono più di mille parole l'affetto che prova per suo figlio, per nostro fratello. Non doveva essere facile sentirsi definire 'mamma' da lui sapendo che un giorno o l'altro avrebbe dovuto raccontargli tutto.

"Ma lei sapeva di noi? Sapeva che quel bambino aveva una sorella e un fratello da cui ritornare?" -HyunKi. Noto come alza lo sguardo per non far scendere le lacrime. Aveva usato un tono abbastanza duro.

"Lo sapevo e vi ho cercato per un anno ma poi... avevo paura..." sussurra.

"Paura di cosa?" Chiedo.

"Paura che potessero portarmi via il mio Wonshikie! Avevo paura che mi portassero via mio figlio." Tutta la disperazione degli anni passati stavano divorndo la signora Kim. Sembra tanto vecchia, sciuppata dal tempo adesso.
Mi alzo e vado ad abbracciarla.

"Va bene così. Va tutto bene." Le sussurro e lei si lascia andare al suo pianto.

"Ho ancora una domanda... e l'altra Sua figlia?" -HyunKi.

"Lei... è stata trovata davanti ad una chiesta. La chiesa in cui io e RaeAh ci siamo incontrate da piccole. Mi sembrava un segno del destino..." piange a dirotto. Mi stacco da lei e raggiungo HyunKi.

"Loro... loro dovevano venirci a prendere... loro ci volevano!" Sorrido tra una lacrima e l'altra. HyunKi mi guarda con un sorriso malinconico in faccia ma poi mi abbraccia.

"Ki... mamma e papà ci volevano." Piango. Sentivo che anche lui voleva dirmi qualcosa perciò volevo staccarmi per guardarlo in faccia ma lui non mi voleva lasciare. Lentamente sento dei singhiozzi ma stavolta non era la signora Kim e nemmeno io: era Ki.

"Oppa..." sussurro e gli accarezzo i capelli mentre lui continua a piangere sulla mia spalla. Era da quando eravamo bambini che non lo vedevo piangere.

"Sempre forte per gli altri, mai per se stesso..." sussurro dolcemenre mentre lo accarezzo.

"Datemi ancora un giorno! Un giorno da passare con il mio Ravi e poi sarà vostro..." supplica la signora Kim. Mi stacco da Ki per osservarla meglio.

"Ma..." inizio e vengo subito interrotta.

"No vi prego lasciatemi ancora per oggi il mio Ravi!" Urla e orre fuori dalla stanza.

"Ma non cambierà nulla. Ravi le vorra sempre bene." Farfuglio anche se lei ormai era già sparita fuori dalla stanza.

La stanza rimase in silenzio per un bel po'. Tutti e tre eravamo sconvolti e tutti e tre stavamo guardando un punto invisibile nella stanza.

"Eccoci qua!" Urla un'infermiera entrando nella stanza. Prende due vassoio, uno lo da a Leo e uno a HyunKi.

"Buon appetito!" Urla tutta allegra ma nessuno dei due risponde. Gli guardo e poi gli colpisco in testa.

"Yah! B-buon appetito e grazie mille." -HyunKi.

"Grazie..." -Leo.

"Ma cosa vi prende? Avete litigato?" Chiede preoccupata l'infermiera.

"No, no, io e Woonie... cioè io e Taekwoon siamo amici ormai." Sorride Ki verso l'infermiera che a quelle parole si tranquillizza e se ne va.
Leo osserva Ki e per la seconda volta quel giorno un sorriso si fa spazio sul su volto.

"Buon pranzo." Dico a tutti e due.

"Ma tu? Non vuoi mangiare qualcosa?" -Leo.
Giusto. Devo mangiare anch'io... dovrei andare in caffeteria...

"Vado un attimo in caffeteria a prendermi qualcosa. Non scappate." A quelle parole Leo mi guarda male e poi guarda la sua gamba malconcia. Esco.

Devo dire che sono solevata nel sentire che i miei genitori non hanno voluto abbandonarci anche se mi dispiace per la tragedia e gli ostacoli che hanno dovuto affrontare. Alla fine volevano 'solo' giustizia e una famiglia.
Camminando in direzione caffetteria sento una voce cristallina canticchiare da qualche parte. Incuriosita da quella bella voce giro tra le stanze.
Entro in una stanza e lì trovo la proprietaria di quella voce. Appena finisce, applaudo.

"Le potrei dare qualche numero di agenzie. Lei sa di avere talento?" Dico. Credo davvero che abbia talento.

Lei sorpresa si gira.

"C-come? Davvero?!" Chiede sorpresa. Quella veramente sorpresa però sono io!

"Che ci fai qui YoungJi?!"

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