Capitolo 1

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Dorothy

Lei era la mia migliore amica, l'unica che avessi mai avuto. Lei, con quel sorriso raggiante e quegli occhi luminosi, era capace di risplendere anche in una giornata buia.
Lei era capace di leggermi dentro, abbatteva ogni mia difesa, ogni muro che riuscivo a costruirmi con le mie insicurezze. Le bastava guardarmi dritta negli occhi per scovare tutto ciò che nascondevo nel profondo del mio animo.
Lei era importante. Lei era tutto per me e io ho distrutto la nostra amicizia. Io l'ho tradita.
Quando ripenso a tutto quello che è accaduto quella notte mi ritrovo con lo stomaco attorcigliato e un conato vomito pronto a risalire.
Ci sono stati giorni in cui ho addirittura pensato che non avesse più senso rimanere su questa terra. Sono consapevole che sia la disperazione a farmi pensare queste cose, non sarei mai capace di agire davvero, di farmi del male. Infatti, quando la lucidità torna prepotente, mi rendo conto che in realtà ho un motivo per rimanere su questa terra: riconquistare la sua fiducia.
Mi vergogno per quello che ho fatto, per aver tradito la sua fiducia e per non essermi schierata, se fosse possibile tornare indietro nel tempo mi comporterei in maniera diversa; ma questo non è più possibile e io rimarrò sempre una traditrice.

Scaccio via una lacrima che mi solca il viso ed entro in palestra. Sono mesi che passo i miei pomeriggi qui a dare calci e pugni a una sacca da box, per lasciare andare tutta la rabbia che covo dentro contro me stessa. Quando ho trovato l'annuncio della palestra appiccicato alla bacheca della mia scuola, qualche mese fa, ho subito pensato potesse essere un ottimo modo per sfogarmi.

Passo dallo spogliatoio, dove un gruppo di ragazze sta chiacchierando mentre si asciugano i capelli e un pezzo del mio cuore si stacca, riportandomi alla memoria lei, ancora una volta. La mia vita ormai è una routine continua: scuola, casa, palestra, casa, nel mezzo cattivi pensieri, tristezza, solitudine e tanta rabbia. Un loop continuo che non verrà mai spezz... E lui chi è?

Resto imbambolata all'ingresso della saletta dove Tony mi allena. Resto interdetta quando mi accorgo che i macchinari sono tutti stati spostati e quasi mi sembra diversa. Avrò mica sbagliato sala?

Mi guardo attorno e poi ritorno con lo sguardo su di lui. Pelle olivastra, spalle larghe e braccia muscolose che sbucano da una canotta nera. Anche le gambe sono proporzionate e fasciate in un paio di pantaloncini da basket. Quando alzo lo sguardo e incrocio i suoi occhi scuri avvampo.

«Sei Dorothy?» Rabbrividisco al suono della sua profonda e intensa voce. «Sei Dorothy?» Ripete avvicinandosi.
Tossisco annaspando e poi annuisco. Deve esserci un errore, vorrei dire, ma continuo a fissarlo imbambolata. Sembra che non abbia mai visto un bel ragazzo.

«Oh, bene, sai parlare?»

Ma che? Merda! «Ehm, s-sì, scusa, è che...»

«Ti aspettavi di incontrare il gran vecchio Tony?»

«Già, lui... Ehm, tu...»

«Damon, piacere.» Mi porge la mano. Sbatto qualche volta di troppo le palpebre. Sembro un'idiota!

«Come quello di The Vampire Diaries?» No! Non ci credo! L'ho detto davvero?! Ora penserà che sono una ragazzina stupida e infantile.

Lui non riesce a trattenere una risatina. Mi sta forse prendendo in giro? Ma nonostante mi irriti ciò, quel suono, alle mie orecchie risulta quasi paradisiaco. «Già, ma non ti succhierò via il sangue dal collo, tranquilla.»

Questa volta mi sento andare a fuoco, avverto il calore divampare sempre di più sulle mie guance e immagino siano diventate ancora più rose. Dannazione!

«Scusa, io... Ehm, piacere di conoscerti Damon, io sono Dorothy, ma già lo sai, giusto, sì.»

«Calma, Dorothy, respira.» Mi fa un mezzo sorrisetto e mi stringe la mano. «Tony ha avuto un piccolo incidente domestico e ora ha la gamba ingessata, lo sostituirò io.»

Come il cielo sopra di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora