Capitolo 24

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Damon

Me la sto facendo addosso? No, figurati, sto morendo di ansia. Tra poco conoscerò la madre di Dorothy, entrerò in un certo senso nella sua vita, come lei è entrata nella mia. Guido rimanendo concentrato sulla strada, ma nella mia testa mille pensieri si fanno largo, finché non parcheggio davanti a casa sua.

«Tua madre sa che sono più grande di te?», le domando di punto in bianco, perché in fondo è questa la mia più grande paura. Dieci anni non sono tantissimi, ma non sono nemmeno pochi: ci dividono esperienze di vita, insegnamenti e idee, e temo che sua madre possa rendersene conto più di quanto non abbia fatto Dory.

«Ancora con la storia dell'età? Non sono una bambina, Dam», borbotta.
«Non sto dicendo questo, ho solo paura che lei possa... Non so, non accettarlo.»
«Lo sa, non preoccuparti, a lei sta bene se sono felice.»

Prendo un lungo e profondo respiro e poi annuisco. «Va bene, scusa.» Le accarezzo il viso e le do un bacio sulla punta del naso. «Non volevo farti arrabbiare.»

«Non voglio che tiri sempre in ballo la storia dell'età.»
«Lo so, ma è un dato di fatto, non possiamo cambiare questa cosa.»
«Uff, Dam, ma... Ma l'età è solo un numero.»

Mi scappa da ridere. «Sei dolcissima.» Le sfioro appena le labbra per non rovinarle il leggero trucco che porta sul viso.

«Andiamo, mamma ha preparato una cena buonissima.»

La casa è impeccabile, elegante, ordinata. Ma la cosa che mi lascia più perplesso è quanto questo posto risulti spoglio, nonostante non manchi nessun elemento d'arrendo, sembra spento, privo di luce e di vita. Quasi asettico.

«Che bello avervi tutti e due qui.» La donna che si avvicina a noi è esattamente come la ricordo da quella serata di gala, ma sembra meno malinconica e più sorridente.

«Mamma, lui è Damon», annuncia fiera Dorothy.

«Che piacere rivederti, finalmente. È da tanto, troppo tempo che sento la mia bambina parlare di te e averti qui a casa nostra mi rende davvero felice.» Mi afferra una mano e la stringe. «Benvenuto.»

«Grazie, Signora Sanders.»

«Chiamami Ariel, te l'ho già detto, e dammi del tu.» Le sorrido e annuisco. «Sarete affamati, dopo l'allenamento.»

«Oh, sì, il mio allenatore è un tale dispotico che mi ha distrutta», ridacchia Dory.
«Ehi, non è vero! Sono solo preciso e minuzioso.»
«Dispotico.»

La padrona di casa scoppia a ridere e ci indica la tavola per accomodarci. «Pestifera», ribadisco alla mia ragazza che mi fa una buffa linguaccia in risposta. Dio, che bella che è e sono così felice di averla accanto. Allungo un braccio sotto al tavolo e appoggio la mano sul suo ginocchio.

La cena procede tranquilla. Ariel mi fa qualche domanda, ma nulla di estremamente personale, si vede che è una donna molto discreta. Mi sorride e mi ringrazia per essere lì con loro. L'atmosfera si fa sempre più tranquilla e calma, io mi sento finalmente a mio agio e quando ci accomodiamo sul divano per guardare un film e bere il caffè, mi lascio andare a un sospiro di sollievo. «Casa vostra è davvero molto bella.»

«Ti ringrazio, anche se sono anni che credo manchi qualcosa, forse dei fiori...»
«Sì, dei fiori ci starebbero bene, è vero.» Dorothy sorride. «Perché non rimetti mano alla serra?»
«Non lo so, è passato così tanto tempo...»

«Eri bravissima e sono sicura che non hai perso il tuo pollice verde.» Si volta verso di me e appoggia la mano sulla mia. «Mamma era una fantastica giardiniera, poi mio padre ha voluto che le facesse da segretaria e pian piano ha abbandonato il giardinaggio.»

Come il cielo sopra di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora