Capitolo 21

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Dorothy

Quando il mattino seguente riapro gli occhi lui non è più accanto a me, eppure il mio corpo è ancora caldo dalla sua presenza al mio fianco per tutta la notte. Non volevo dormire da sola, avevo bisogno di lui accanto e del suo profumo e dei suoi occhi. Non ho mai dormito con un uomo prima di stanotte, ma la verità è che Damon non è solo un ragazzo, lui si è impossessato del mio cuore, della mia anima, dei miei pensieri. Desidero averlo nella mia vita.

Quando sono scappata da casa ho camminato così a lungo da perdermi e poi... Poi stavo per fare una stronzata, l'errore più grande della mia vita e presa dal panico, l'unica persona che volevo accanto e che avrebbe potuto evitare che facessi ulteriori errori era Damon. D'istinto l'ho chiamato perché se solo ci avessi pensato anche solo un paio di minuti non lo avrei più fatto. Quando smetto di usare il cervello e accendo il cuore, è sempre lui che cerco, che voglio, che abbraccio. Alla fine, so di amare Damon e spero con tutta me stessa che anche lui mi ami.

Ho paura di tornare a casa, devo ammetterlo, temo di ricadere nell'oscurità della mia vita, che mio padre possa dire qualcos'altro che faccia scattare in me quel senso di inadeguatezza e di colpevolezza che mi spinge ad allontanare tutto e tutti, persino le persone che amo. Ho una paura non fisica, ma mentale.

Mi metto a sedere, pian piano sguscio via dal letto e mi infilo la felpa di Damon. Ne ispiro il profumo e una sensazione di pace e benessere invade ogni fibra del mio corpo, così tanto che finisco per sorridere.

Con una certa fatica mi trascino fuori dalla camera e raggiungo la cucina, non faccio in tempo a compiere un passo all'interno della stanza che una donna dai ricci capelli scuri e un paio d'occhi profondi e familiari mi accoglie con un enorme sorriso. «Buongiorno, cara.»

Oh, cavolo! «Salve, signora.»

«Oh, chiamami pure Susan.» Il suo sorriso si allarga ancora di più e i suoi occhi si illuminano di luce propria. Damon è identico a sua madre. «Entra, non essere timida. Vuoi un caffè?»

Annuisco imbarazzata e lei mi porge una tazza bollente. «Tu devi essere Dorothy, la fidanzata di mio figlio.»

La fidanzata di suo figlio? Non so che dire e faccio solo un segno di sì con la testa. Mi invita a sedermi e lo faccio senza opporre resistenza. «Sembri davvero una brava ragazza e mio figlio non fa altro che parlare di te dalla mattina alla sera. Lo rendi felice.»

Sento il cuore aumentare il numero di battiti al secondo e un sorriso mi si allarga sul viso. «Damon è un ragazzo fantastico.»

«Sì, lo è, e merita un po' di serenità dopo tutto quello...»

Qualcuno tossisce e interrompe il discorso di Susan. «State spettegolando voi due?» Damon fa il suo ingresso in cucina in grande stile, ha ancora i capelli bagnati, ma indossa una tuta pulita e sorride dolcemente. Prima bacia la guancia di sua madre e poi la mia. «Spero non ti abbia importunata», ridacchia.

«Beh, ragazzaccio, non parlare così della tua mamma.»

Ridiamo tutti e tre e, nonostante l'imbarazzo iniziale, mi sento a mio agio in loro compagnia. «Pensavo stessi ancora dormendo, come ti senti?», mi chiede.

«Meglio, grazie, e il caffè era quello che ci voleva.»

«Ottimo, sì, il caffè è sempre la soluzione a tutto.» Mi bacia di nuovo questa volta sulla testa e poi prende una tazza anche lui. «Spero non le stessi raccontando cose brutte di me.»

«Ma figurati, non ci sono aneddoti brutti, forse qualcuno imbarazzante, come... Ah, sì, quando da piccolino è andato in giro per giorni con il pannolino in testa.»

Scoppio a ridere immaginandomi la scena, mentre Dam mette il broncio come un bimbetto offeso ed è dannatamente dolce e bello. «Mamma, dai!», piagnucola.

«Non fare il bambino, sei un uomo adesso. Ah! Ah! Super pannolone

Rido così tanto che mi manca l'aria nei polmoni. Anche se all'inizio Damon sembra offeso, alla fine si lascia andare alle risate anche lui. Vorrei anche io una famiglia così... Mamma, cavolo, sono scappata via da casa e non l'ho nemmeno avvisata che rimanevo qui, sarà spaventata.

Quando torniamo in camera recupero il cellulare e trovo un sacco di suoi messaggi e chiamate perse, la ricontatto subito.

«Dorothy Sanders, dove sei?»

«Mamma, scusami, sto bene, non volevo farti preoccupare.»

«Eppure, ci sei riuscita benissimo, ho chiamato tutti gli ospedali nelle vicinanze. Credevo ti fosse successo qualcosa!», grida, ma capisco le mie colpe, non avrei dovuto comportarmi così, non con lei.

«Mi dispiace. Sono da Damon.»
La sento rilassarsi e tornare a respirare normalmente. «Stai bene?»
«Sì, tranquilla», mento, non voglio che si preoccupi ulteriormente.
«Mi dispiace, piccola mia...»
«Non devi, non è colpa tua.»
«Mi passi Damon?»
«Cosa? Pe-Perché?»
«Ho bisogno di parlargli. Per favore.»

Sospiro e obbedisco, infondo glielo devo. Quando passo il telefono al ragazzo accanto a me lui non sembra tentennare, è sicuro e fiero e questo suo atteggiamento mi tranquillizza molto. «Salve, signora... Ok, Ariel... Non si preoccupi... Va bene, non c'è problema... Certo, a presto... Buona giornata.»
«Cos'ha detto?»
«Era solo preoccupata.»
«E?»
«Mi ha chiesto di prendermi cura di te, ma avevo già intenzione di farlo.» Mi sorride e mi accarezza una guancia.
«Grazie.»

«Shh, ora va' a farti una doccia, rilassati che poi andremo a fare una passeggiata, che dici? Ci sarà anche mia madre, spero non sia un problema.»
«No, no, va benissimo.»
«Sei una ragazza fantastica, Dorothy Sanders.»
«Tu sei fantastico, Dam.» Lo abbraccio e lo stringo così forte che potrei strozzarlo.

Il posto in cui madre e figlio mi portano è una collinetta poco lontana da casa loro. L'aria oggi è più fresca, ma per fortuna Damon mi ha prestato una sua felpa pulita che è pregna del suo profumo e la cosa mi permette di rimanere tranquilla e rilassata.

Camminiamo a lungo in silenzio, godendoci l'aria pulita e la natura che ci circonda. Tutto questo verde sprigiona tranquillità e mette in pace anche l'anima più tormentata. Ci sediamo sul prato e restiamo a scorgere il cielo sopra di noi. L'azzurro viene ascurato da qualche nuova grizia. Lo guardo e mi rendo conto di essere un po' come lui: dietro tutte le macchie e le colpe che mi porto dentro c'è un'anima piena di luce, speranza, vita che vorrebbe tanto uscire allo scoperto e che spesso si è fatto avanti negli ultimi tempi grazie alla presenza di persone speciali che hanno riempito le mie giornate. Sono stati come soffi di vento che spazzano via le nuvole grigie per permettere al sole di fare capolino sul nostro viso. Ecco come mi sento: come il cielo sopra di noi: volubile, incerto; un momento prima c'è il sole e quello dopo potrebbe venire e piovere. Ma la verità è che il cielo subisce tutti i cambiamenti senza poter realmente agire e spazzarli via, ha sempre bisogno di una mano esterna...

Il ricordo del modo in cui ho trattato Lily ieri sera mi stringe la gola e le lacrime tornano a farsi largo sul mio viso. «Ehi, tesorino, che succede?» Susan appoggia una mano sulla mia e il calore di quel tocco mi riporta alla realtà.

«I-Io... Niente...» Ingoio il groppo in gola a fatica.
«Stai piangendo, non può non essere niente.»
A quelle parole Damon si volta a guardarmi. «Dory, ehi...»
«Sto be-ne, tranquilli...»
«Non è vero, e non devi mentire a noi, siamo qui per te.»
Mi mordo il labbro. Loro sono qui per me.
«Non devi nascondere le lacrime, non devi vergognarti della tua sensibilità», aggiunge la madre e a quelle parole non mi trattengo più, mi lancio tra le braccia di Damon che mi stringe forte e mi accarezza la schiena.

«Andrà tutto bene, sistemeremo tutto, te lo prometto.» Ripete queste parole più e più volte come una ninna nanna e io pian piano mi rilasso immersa nel tepore del suo corpo. Lui: come il focolare di casa.

Come il cielo sopra di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora