Dorothy
Prima di aprire la porta di casa mi asciugo il viso con la manica della felpa. Non so come mi sia saltato in mente di provare a baciarlo. Mi sento una tale cretina. Lui mi vede come una ragazzina, la sua allieva, non ha mai visto in me una bella ragazza con il quale provarci. E mentre penso a tutto questo, rivivo i momenti insieme a lui e mi chiedo se sia davvero così. Se non lo fosse, allora perché mi continua ad allontanare? A rifiutare?
«Dove sei stata?» La voce profonda di mio padre mi fa sobbalzare. Chiudo la porta d'ingresso e mi volto piano, ho una strana sensazione in mezzo al petto che mi fa contorcere anche lo stomaco. Lo vedo seduto sul divano con solo la luce dell'abatjour, che fino a qualche secondo fa era spenta, a illumina il suo viso contratto dalla rabbia.
«Avevo da fare», rispondo, rimanendo vaga.
«Ti avevo detto che voglio che torni per cena.»
«E io ti ho detto che avevo da fare oggi.»
«Non me ne frega un cazzo, Dorothy, sei mia figlia e fai quello che ti dico.»Mi scappa una risata nervosa.
Odio quest'uomo e la sua autorità.
Quando lui avanza deciso per assestarmi uno schiaffo sulla guancia destra talmente intenso che la vista si annebbia per qualche istante, ciò che provo per lui diventa sempre più brutto. Mi tremano le mani, la voce si blocca a metà in gola e le lacrime leniscono il bruciore che provo sul viso.
«Sei mia figlia e da domani, eccetto per andare a scuola, non uscirai di casa.»
«C-Com-me?»
«Hai sentito bene e ora fila di sopra, subito!»Vorrei dirgli che delle sue regole non me ne faccio niente, ma resto in silenzio, umiliata e frustrata, corro di sopra, mi chiudo in camera e scoppio in lacrime. Sembra che ultimamente l'unica cosa che riesca a fare sia piangere e lamentarmi.
«Ti odio, ti odio», grido con il viso schiacciato sul cuscino e i pugni che battano contro il materasso. «Ti odio!»
Mi dispero e mi lascio andare come non ho mai fatto. Fa male, tanto male, ma questa è la vita che mi merito? Devo aver fatto arrabbiare qualcuno lassù per essere finita così.
Non so che fare, non so più che fare.
Quando finalmente i singhiozzi terminano e il mio respiro diventa regolare, la sveglia mi avvisa che sono le due e mezzo passate. Recupero il computer e me lo piazzo sulle gambe.
Apro la casella mail e ne scrivo una, almeno ci provo.
Cara Maddy,
non so se hai ancora la mia mail nei contatti e non so nemmeno se questa mail è ancora attiva, ma ci provo lo stesso, ne ho bisogno e spero che faccia piacere anche a te leggere le mie parole.
Mi dispiace.
Mi dispiace davvero tanto per quello che ho fatto, per non essere stata l'amica che meritavi, per non esserti stata accanto, per non aver detto la verità.
Io so che non hai mentito, io ho visto tutto e sono stata in silenzio, sono colpevole tanto quanto lui e questo fa di me una persona orribile, un mostro.
Mi dispiace.
Perdonami, ti prego, perdonami e torna da me, io ho bisogno di te.
Lo so che non merito il tuo perdono, ma se tu potessi farlo io ne sarei davvero felice, ma capirò nel caso decidessi di mandarmi al diavolo.
Ti giuro che non volevo che succedesse tutto questo, sei la mia migliore amica, sei mia sorella e lo sarai per sempre, anche se avessi deciso di cancellarmi per sempre dalla tua vita.
Ti voglio bene, Maddy.
Non invio la mail, chiudo lo schermo del laptop e lo stringo al petto, mentre resto sdraiata supina sul letto. «Ti voglio bene, Maddy.»
La mattinata scolastica più lunga della mia vita. Sembra andare a rallentatore. Finalmente è l'ultima ora e i miei pensieri volano già alla lezione di box di oggi. Non so che fare. Mettermi contro mio padre e andare in palestra, o tornare a casa e tenerlo buono? Io voglio andare ad allenarmi, ne ho bisogno per non impazzire, anche se dall'altro lato temo l'incontro con Damon dopo quello che è successo ieri sera o, meglio, quello che non è successo.
Sospiro e socchiudo gli occhi. Perché deve essere tutto così difficile? Perché la vita è fatta di scelte?
«Allora, ragazzi, avete già ricevuto qualche risposta dalle università a cui avete fatto domanda? Se foste ancora in alto mare, non demordete, siete tutti ragazzi validi e pieni di talento, le università dovranno fare a gare per avervi, ma se doveste avere bisogno di parlare o di qualche consiglio, chiedete pure a me. Ora andate, buona giornata.»
Già, le risposte dall'università. Mi è proprio passato di mente.
Io e Maddy desideravamo andare insieme al college, avevamo programmato ogni cosa: dove avremmo alloggiato, come avremmo arredato la nostra casa, le lezioni che avremmo seguito e le esperienze che avremmo fatto. Avevamo pensato a tutto e ora, senza di lei, non so più cosa voglio davvero, non ho più nemmeno un sogno.
Sospiro ed esco da scuola per dirigermi al solito parco per pranzare.
Termino il mio tramezzino con una certa velocità, mentre resto immersa nei miei pensieri e non mi rendo nemmeno conto quando arrivano Lily e il suo dolcissimo labrador. «Sam!», urla la ragazza nell'esatto momento in cui lui mi lecca una guancia, proprio quella che fino a stamattina era arrossata a causa di quello schiaffo. Il modo in cui questo cane riesce a prendere la mia tristezza e mandarla all'aria mi fa sorridere. «Ehi, cagnone.» Ecco un'altra leccata che mi fa scoppiare a ridere.
«Scusalo, ma è davvero innamorato di te.»
«Che onore, Sam.» Ridacchio e gli accarezzo il morbido pelo.Lily si siede accanto a me e mi sorride, sembra immersa nei suoi pensieri. «Va tutto bene?», le domande.
Lei ci riflette, poi si volta e si mordicchia nervosamente il labbro. «Ho conosciuto un ragazzo.»
«Uh, un ragazzo.» Sorrido e drizzo la schiena. «E?»
«Mi piace davvero tanto.»
«Wow!»Scoppiamo a ridere e Sam abbaia scodinzolando. «Già, è davvero carino e sembra un tipo a posto, ma...»
«Ma?»
Sospira e abbassa lo sguardo. «Ti sto tediando con i miei inutili problemi.»
«Ma che dici, anzi, mi fa piacere che me ne parli.»«Davvero?» Mi guarda con i suoi enormi occhi verdi e annuisco. «Ecco, lui si chiama Josh, l'ho conosciuto una sera in un bar in città, abbiamo solo chiacchierato, ma sono stata davvero bene con lui, mi ha fatta sentire a mio agio. Non so come spiegartelo, ma è come se fossi connessa a lui, capisci? Come se il destino lo avesse messo sul mio cammino per qualche motivo.»
Oh, non sai quanto. «Sì, e dopo quella serata?»
«Non l'ho più visto né sentito, è sparito, non so che fare, vado ogni sera in quel bar nella speranza di ritrovarlo, ma lui non c'è. Temo non ci verrà più per non incontrarmi.»
«Ma che dici?»
«Credimi, lui è più grande e maturo, figurati se guarda una ragazzina come me.»Scuoto la testa e le afferro le spalle. «Non dirlo nemmeno per scherzo. Tu sei una ragazza bellissima, solare e piena di vita, non lasciare che un ragazzo ti metta all'angolo. E comunque sarà sempre lui a perderci.»
«Sei dolcissima, Dory.» Mi abbraccia di slancio. Non me lo aspettavo, resto immobile, glaciale, mi sento incapace di dire o fare qualsiasi cosa. No, no, no, devo andare via, non posso cascarci di nuovo, non con lei, con nessun altro. «Ehi, stai bene? Scusa, non volevo... Ehm, scusa.»
«I-Io d-devo a-andare.» Mi alzo di scatto, recupero lo zaino e corro verso la scuola, con i polmoni in fiamme e il cuore in gola, corro lontana dai miei demoni, quando in realtà dovrei correre lontana da me stessa.
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Come il cielo sopra di noi
RomantizmDamon è un ragazzo che sembra aver perso ogni speranza nel futuro, fa l'allenatore di pugilato, ma un tempo i suoi sogni erano altri. Quando si ritrova ad allenare Dorothy, una ragazza che sembra essere stata spezzata da qualcosa o da qualcuno, tutt...