Dorothy
Sono passati diversi giorni da quando Damon mi ha confessato la verità sulla malattia della madre e sul fatto che potrebbe in futuro ammalarsi anche lui.
Sono passati diversi giorni da quando gli ho detto che lo amo e che voglio passare con lui il resto della mia vita.
Sono passati diversi giorni da quando ho iniziato a studiare l'Alzheimer. Non posso dire di conoscere ogni cosa, ma almeno ho un quadro completo della situazione. Devo ammettere che un po' mi spaventa, ma sono anche certa che io e Damon insieme la affronteremo alla grande.
Sorrido e vado di sotto dove trovo mio padre intento a fare colazione. Ormai è tornato da un qualche di giorni e devo riabituarmi alla sua presenza in casa. Spero riparta presto.
«Buongiorno, figliola.» Mi sorride, ma in quello sguardo non riesco a vederci amore, com'era un tempo.
«Buongiorno», mormoro prima di versare del caffè nella tazza.
«Allora, raccontami, hai mandato la lettera di presentazione alle università?»
Stringo i pugni e non rispondo, non lo merita.
«Cos'è? Nessuno ti hanno risposto o ti sei dimenticata di mandare?»
«Non sono affari tuoi», dico tra i denti.Lui si alza di scatto, facendo cadere la sedia per terra e si avvicina minaccioso. Mia madre, che deve aver sentito il rumore, corre in cucina, ma non fa in tempo a entrare che mio padre, o colui che dovrebbe essere tale, mi assesta uno schiaffo in faccia. Sento la pelle friggere e le lacrime lenire il dolore. «Non parlarmi così, hai capito!»
«Jonathan, fermati!», si intromette mia madre, ma lui non le lascia spazio.
«Sei solo una ragazzina viziata, ma è ora che tu metta la testa a posto una volta per tutte e penserò io al modo. Stanne certa!»
«Ti odio!»
Lui scoppia a ridere e io rabbrividisco. «Ora va' a scuola e salutami la tua amichetta, davvero graziosa.»Sento lo stomaco contorcersi e faccio appena in tempo a correre fuori che vomito anche l'anima. Dio, lo odio, lo odio con tutta me stessa. È l'essere più meschino e schifoso che io conosca e il fatto che sia mio padre rende il tutto ancora più disgustoso. Salgo in auto e mi dirigo a scuola, ma la testa è altrove. Ripenso a Lily, alle parole orribili di mio padre e a quelle che ho urlato diverse settimane fa alla mia amica... O meglio, ex amica. Sono certa che mi odi.
Alle immagini sue, si sovrappongono quelle di Maddy e sono costretta ad accostare perché le lacrime mi impediscono di continuare a guidare.
Odio me stessa per quello che le ho fatto, ma le parole di Damon mi rimbombano nella testa. Forse ha ragione, forse dovrei affrontare la questione con lei, ma ho paura. Piango, soffoco qualche grido disperato e mi mordo il labbro fino a farlo sanguinare, ma alla fine una mezza decisione la prendo.
"Dam, ho deciso. Voglio parlare con Maddy."
"Piccola, tutto bene? È successo qualcosa?"
"Mio padre, solito."
"Ti raggiungo, dove sei?"
Mezz'ora dopo aver marinato la scuola, siamo seduti sulla nostra panchina sul ponte che affaccia sul fiume.
«Sai che ti starò accanto, qualsiasi cosa tu decida di fare.»
«Voglio fare la cosa giusta, non solo per me e per la mia coscienza, ma per tutti: mia madre, Maddy e chiunque possa imbattersi in mio padre. Lui... Lui deve pagare, no?» Non mi risponde, ma so che la pensa come me. «Prima però voglio parlare con lei, voglio chiederle scusa per non aver detto subito la verità.»
Damon mi accarezza i capelli e annuisce. «Sai dove abita?»
«So che si sono trasferiti in una cittadina a poco più di trenta chilometri da qui, ma non so l'indirizzo.»
Lui recupera il cellulare e insieme, incrociando le informazioni e qualche immagine sui social di Maddy, riusciamo a recuperare almeno il quartiere dove dovrebbe essere. Sento il cuore battermi all'impazzata e le mani tremare. «Vuoi che andiamo subito?»
«Non lo so, sì... No... Sì...»
Lui mi sorride amorevole. «Spetta a te decidere, piccola.»
Annuisco e prendo un profondo respiro. «Sì, hai ragione. Ok, sì, alla fine cosa cambierebbe andare oggi o domani?»
Questi trenta chilometri sembrano diventare migliaia. In auto, nonostante Damon abbia acceso la radio, io sento solo il palpitare del mio cuore nelle orecchie. Non posso credere di star andando da lei, non posso credere che tra poco la rivedrò e la paura ricomincia a farsi largo in ogni fibra del mio corpo. Sono consapevole che potrebbe cacciarmi, che potrebbe odiarmi, che potrebbe urlarmi le parole peggiori, ma so anche che non posso continuare a piangermi addosso, devo agire. Devo prendere una decisione ed è quello che sto facendo. Devo e voglio smetterla di lasciare che mio padre abbia il pieno controllo della mia vita, delle mie amicizie, delle mie emozioni.
«Piccola, andrà tutto bene, te lo prometto.» La mano di Damon accarezza il mio ginocchio e gli sorrido. «Sarò accanto a te, se avrai bisogno.»
«Mi terrai la mano?»
«Tutto il tempo che vorrai.»
«Mi aiuterai a mettere insieme i cocci se dovessi rompermi ancora?»
«Farò di più. Ti stringerò in modo che tu non possa nemmeno creparti.»
Cerco di rilassarmi. «Grazie, amore.»
«Questo e altro per te.»Il quartiere dove ci troviamo è davvero ben curato, le case sono tutte colorate, ognuna con il cortile privato e una veranda. Tremo mentre ci avviciniamo alla porta della prima casa del quartiere.
Una donna sulla sessantina ci accoglie con un sorriso. «Salve, ragazzi. Cosa posso fare per voi?»
«E-Ecco n-no...» Balbetto e stringo la mano di Damon che prende subito la parola al posto mio.
«Stiamo cercando la casa dei Fillman, si sono trasferiti qui da qualche mese, ma non conosciamo l'indirizzo esatto, solo il quartiere.»
«Oh, quella famiglia, certo, la ragazza è davvero dolcissima. Un amore! Abitano al civico 21.»
«La ringraziamo, signora. Buona giornata.»
«Anche a voi ragazzi.»
Damon mi riporta in auto. «Tutto bene, Dory?»
«No, sì, no. Non riesco a pensare lucidamente, non posso credere che stia succedendo per davvero.»
«Andiamo, respira e vedrai che tutto andrà bene.»Annuisco con poca convinzione. Le orecchie fischiano e il battito del mio cuore diventa un tamburo costante che mi fa tremare le gambe e le mani. Sono così immersa nei miei pensieri e nelle mie paure che non mi accorgo nemmeno che ci siamo fermati davanti a casa di Maddy.
Quando torno con la mente alla realtà prendo un profondo respiro. «Credo tu debba andare da sola, ma io resto qui, basterà un fischio e sarò da te.»
Deglutisco e annuisco debolmente. «Ti amo, Dam.» Gli stampo un bacio sulle labbra che mi riempie del coraggio che mi manca. Lui mi stringe il viso e mi guarda dritto negli occhi.
«Andrà tutto bene.»
Ogni passo sembra durare un'eternità, ogni passo è un battito del mio cuore, ogni passo è una confessione, ogni passo è una pugnalata. Ogni passo è una richiesta di perdono.
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Come il cielo sopra di noi
RomanceDamon è un ragazzo che sembra aver perso ogni speranza nel futuro, fa l'allenatore di pugilato, ma un tempo i suoi sogni erano altri. Quando si ritrova ad allenare Dorothy, una ragazza che sembra essere stata spezzata da qualcosa o da qualcuno, tutt...