Damon
Gli allenamenti di Dory proseguono ormai con un ritmo sempre maggiore. Quello di oggi è stato strabiliante, abbiamo simulato un match e mi ha messo in gran difficoltà, nonostante abbia poi vinto io, lei ha saputo difendersi e a dirla tutta non sono stato molto clemente. Sembra davvero essere portata per questo sport, anche se per arrivare a grandi livelli avrà bisogno di tempo e tanti allenamenti.
Ridacchio mentre mi metto a cavalcioni su di lei. «Cosa c'è, piccola, non ti piace perdere?»
Lei mi fa una linguaccia. «Non hai vinto, hai barato.»
«Ah, certo, questo è quello che ti fa comodo credere.» Le blocco i polsi sopra la testa e lei si morde il labbro. Ancora mi domando come ho fatto anche solo a pensare di poter fare a meno di lei. È la mia boccata d'aria fresca, la mia luce nelle giornate buie e, anche se non so quanto e se durerà quello che c'è tra di noi, sono certo che vorrei che in futuro, quando i ricordi giocheranno un ruolo importante nella mia vita, quelli che ho collezionato con lei siano in prima fila.
«Perché mi guardi così?», mi chiede con un filo di voce. Non le rispondo perché mi fiondo sulle sue labbra, accarezzandole con le mie, per poi lasciare che le nostre lingue si intreccino e si parlino, esprimendo tutto quello che a parole almeno io non riesco a dire. Perché quel "ti amo" che lei già da tempo mi ha confessato, io non riesco a pronunciarlo, anche se in cuor mio so per certo che quello che provo per lei è un sentimento smisurato e fuori dal normale.
«Po-trebbe entrare qualcuno», mormora tra un sospiro e l'altro.
«Mmm, meglio.»
Allaccia le gambe attorno al mio busto e mi attira su di sé. «Sei così bello.»
«Tu sei meravigliosa, piccola.» Sposto le labbra sul suo collo e ispiro il suo profumo. La sento mugolare sotto di me e il mio corpo reagisce d'istinto. Mi struscio contro di lei e la sento sussultare quando si rende conto di quanto sono eccitato.
«D-Dam...»
«Scusa», bofonchio tirando indietro il bacino. Non è il momento.
«No, va bene, è solo che non è il posto giusto.» Mi lascia intendere che lo vuole anche lei, che mi desidera tanto quanto la desidero io.
«Sì, hai ragione.» Le lascio i polsi e mi metto a sedere, cercando in tutti i modi di calmare i battiti del mio cuore e le reazioni del mio corpo.
«Allora, come ti senti per il torneo?», cambio discorso.
Lei storce il naso. «Non lo so, sono agitata.»
«Andrai alla grande, ne sono sicura.»
Si mordicchia nervosamente il labbro. «Dici? Ho sempre solo fatto box qui, tra queste quattro mura, non so se sia il caso di andare oltre... E se non fossi abbastanza pronta?»
Le afferro il viso e la guardo dritto negli occhi. «Non dire assurdità. Sei in gamba e se ho insistito per il torneo è perché credo tu possa farcela. Prendila come un modo per spronare te stessa a fare sempre meglio.» Annuisce. «Sei grandiosa.» La bacio dolcemente. «Non dubitarne mai.»
Mezz'ora dopo siamo in auto diretti verso casa mia. Nell'ultima settimana sta rimanendo spesso a dormire da me per evitare di incontrare suo padre. Non l'ho ancora incontrato, non ci siamo presentati e penso dipenda dal fatto che Dory non si senta a suo agio in sua presenza e non voglio nemmeno insistere; da quando mi ha raccontato cosa ha fatto, temo che vederlo potrebbe far nascere in me istinti per nulla pacifici.
«Hai sentito Josh?», mi domanda di punto in bianco, facendomi tornare con la testa alla realtà.
«Sì, stamattina mentre eri a scuola.»
«Lily come sta?»
«Meglio, ma...» Mi mordo il labbro per zittirmi. Voglio che sia lei a decidere cosa fare e come comportarsi.
«Ma?»
«Nulla, lascia perdere.»
«Credi che debba parlarle?»
«Già. Ma non voglio che tu lo faccia perché te lo dico io, prendi con calma le tue decisioni.»
La sento sospirare. «Il fatto è che... Non lo so, non so se farlo, se dirle tutto e ricostruire il nostro rapporto... Mi manca tanto...»
Accosto per poterla guardare negli occhi che trovo subito umidi. «Ehi, piccola...» Le accarezzo dolcemente una guancia e lei socchiude le palpebre rilassandosi. «Ascolta, devi fare ciò che ti senti quando te lo senti. Non c'è una scelta giusta o sbagliata, ma c'è la tua scelta e quella nessuno potrà giudicarla.»
«La verità è che credevo che Maddy avrebbe accettato la mia idea, che avrei denunciato mio padre e avrei rimesso tutto al proprio posto, così da poter vivere anche la mia amicizia con Lily senza l'ombra del passato...»
«Ma Maddy non vuole.»
«Esatto e io non voglio fare l'egoista e riaprire tutto contro la sua volontà, ma non voglio nemmeno vivere nel terrore che quello che è successo a lei possa accadere anche a Lily.»
«Lo capisco, ma se le dicessi tutto lei saprebbe da cosa difendersi e non dovrà farlo di certo da te, tesorino.»
«Ma lui è mio padre, comunque è una parte di me e... Dio, questo mi fa sentire sporca.»
La afferro saldamente e la attiro a me per stringerla forte. «Non dirlo nemmeno per scherzo, tu non sei... Sporca. Tu sei luce, Dorothy Sanders. La stella più luminosa del firmamento.» Avverto il suo corpo tremare e poi iniziare a piangere. Non dico altro, mi limito ad accarezzarle la schiena e a stringerla a me affinché capisca che io ci sarò per lei, qualsiasi decisione prenda.
Nelle ultime settimane ho iniziato a fare una cosa importante per me, per le mie paure, per il mio futuro. Scrivo delle lettere al Damon che vivrà tra quarant'anni, a quello che inizierà a perdere i ricordi, a quello che farà fatica a ricordare tutti i momenti belli vissuti. Per i miei giorni neri, per quelli privi di luce.
Caro Damon,
sono io a scriverti, un io di ventotto anni. Sono giorni che ho iniziato a raccontarti di noi, di quello che eravamo quarant'anni fa, quando tutto era ancora bello e la probabilità di ammalarsi era ancora molto bassa. Nelle lettere precedenti sono stato molto vago, ti ho parlato di quando ho scoperto che nostra madre soffre di Alzheimer e di come abbiamo affrontato la probabilità di poterci ammalare, ma non ti ho raccontato ancora nulla della persona che ha mescolato le carte in tavola e ci ha ridato speranza.
Ero convinto che per vivere bene il futuro e la malattia dovessi privarmi della felicità, che dovessi vivere cercando di accumulare meno ricordi possibili, ma poi mi sono reso conto che così facendo stavo soltanto sopravvivendo, aspettando il momento in cui la mia vita sarebbe finita. Ma poi è arrivata lei. Una luce nel buio pesto, un raggio di sole in mezzo alla tempesta. Lei è vita, è gioia. Lei mi sta regalando ricordi che porterò con me nei giorni belli tanto quanto in quelli brutti.
Scrivo queste lettere così che possa leggerle quando non ricorderò. L'idea me l'ha data proprio lei, qualche settimana fa, senza nemmeno saperlo.
Ti avviso, Damon del futuro, tu quella donna la ami, la ami con tutto te stesso, la desideri e vuoi solo il suo bene, la sua felicità. Per questo per un po' hai cercato di tenerla alla larga, credendo che fosse la cosa migliore per entrambi, ma poi nonostante lei sia la più piccola è anche stata la più matura e saggia. Non so cosa abbia fatto di buono nella mia vita per meritarla, ma quello di cui sono certo e che da oggi non voglio farne a meno.
Questa lettera è per ricordarti ogni santissimo giorno che Dorothy Sanders è la donna della tua vita.
Con affetto,
Damon di oggi.
Chiudo il quaderno sul quale sto scrivendo ogni sera qualcosa e lo appoggio sul comodino, prima di voltarmi a guardare la donna che dorme al mio fianco. È così dolce e tranquilla, quasi non riesco a immaginare sia la stessa persona che sul ring mi potrebbe mettere ko. Sono sicuro che al torneo se la caverà alla grande, deve solo crederci un po' di più.
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Come il cielo sopra di noi
RomanceDamon è un ragazzo che sembra aver perso ogni speranza nel futuro, fa l'allenatore di pugilato, ma un tempo i suoi sogni erano altri. Quando si ritrova ad allenare Dorothy, una ragazza che sembra essere stata spezzata da qualcosa o da qualcuno, tutt...