Capitolo 25

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Dorothy

Parlare con Maddy. Rivederla e raccontarle cosa ho visto quella notte, chiederle scusa, farmi perdonare per non essere stata l'amica che meritava, non è mai stata un'opzione, ma da quando Damon ha istillato in me il pensiero di questa possibilità, non mi sembra più così folle, così irrealizzabile. Nonostante ciò, però, ho paura, tanta paura che lei possa odiarmi come penso, non credo che reggerei il peso di questa verità.

«Mmm, che profumino.» Mia madre entra in cucina mentre sono intenta a sfornare la torta al cioccolato che ho preparato per la madre di Damon.

«Spero le possa piacere.»

«Sicuramente sarà felice per quest'attenzione che hai avuto per lei.»

Le sorrido. «Spero sia anche buona.»

«Oh, se hai seguito la ricetta, allora sì.»

«Passo, passo, quindi deve essere deliziosa.» Ridacchio e poi mi impegno a non rovesciarla per terra mentre l'adagio in un porta-torte. «Farò una sorpresa anche a Damon. Gli ho fatto credere che non ci andrò.»

«Ah! Ah! Sei tremenda. Sono sicura che sarà felice anche lui di vederti.» Mia madre si posiziona davanti a me e mi accarezza gli zigomi. «Finalmente rivedo la luce nei tuoi occhi. Damon è un bravo ragazzo, spero davvero che le cose tra voi possano funzionare.»

«Grazie, mamma, grazie davvero.» Poi la osservo meglio e noto l'abbigliamento da giardinaggio e il mio sorriso si allarga ancora di più. «Hai deciso di riaprire la serra?»

«Sì, le tue parole l'altra sera mi hanno aiutata a capire...»

«Oh, sono così felice mammina!» La stringo forte e una lacrima di gioia attraversa il mio viso. «Tutto si sistemerà se saremo insieme.»

«Noi saremo sempre insieme, figlia mia.»

Nonostante tutto quello che ha passato in questi mesi, lei rimane e rimarrà per me la donna più forte che io conosca. Il mio esempio di vita presente e futura.

«Ora corro a prepararmi e poi vado da Dam.» Saltello per casa e mi sento così leggera, nonostante tutto, perché sapere di rivederlo tra poco mi fa provare una sensazione piacevole.

Infilo al volo un pantalone e una camicia rosa, delle scarpe di pelle bianche e la giacca di jeans. Nonostante sia primavera le temperature sono ancora miti. Recupero la torta in cucina e dopo aver salutato mia madre guido fino a casa di Damon. Non ricordo molto bene la strada e infatti mi ritrovo a rifare la stessa via più volte, finché non arrivo al vialetto di casa loro. Sorrido, sono felice, sono spensierata, sto bene. Recupero la torta e raggiungo l'ingresso. Busso e ad aprirmi arriva una donna che non è sicuramente Susan.

«Salve, lei è?», mi chiede scrutandomi a fondo.

«Buongiorno, sono Dorothy, sto cercando Susan e Damon.»

«Scusi, io sono l'infermiera che si occupa di lei, non sapevo aspettasse visite.» Mi fa un cenno con la testa.

«Infatti, è una sorpresa per entrambi.»

«Oh, ecco, infatti Damon è uscito a fare la spesa, tornerà tra poco, ma accomodati.» Abbozza un sorriso e annuisco.

«Ho portato un dolce per Susan, so che è stata poco bene in questi giorni. Maledetta influenza.»

«Influenza?» L'altra donna sembra confusa.

Mi volto a guardarla e deglutisco. «Non... Susan non sta bene?»

Lei si morde il labbro in evidente difficoltà. «Non credo che stia a me spiegarti... Damon sta per arrivare. Accomodati.» Mi fa cenno di entrare in cucina e io appoggio la torta sul ripiano prima di sedermi su uno sgabello.

«Non po-posso vedere Susan?» Una strana sensazione si fa largo nel mio petto.

«Non credo sia il caso. È meglio che prima arrivi Damon.»

Annuisco e nella mia testa iniziano a farsi largo un miliardo di scenari possibili, che potrebbero far a gara con le migliori tragedie.

Mi torturo le unghie delle mani con i denti, l'attesa mi sta divorando lo stomaco e mi sembra che il tempo passi così lentamente da distruggermi secondo dopo secondo.

«Odio andare al supermercato, c'è sempre una marea di gen... Dory?» La sua voce mi fa sobbalzare e quando incrocio i suoi occhi mi alzo di scatto. «Cosa ci fai qui?»

«I-Io volevo portarti la torta.»

«Avevi detto che non saresti venuta», mormora con un tono di voce così freddo e gelido che il mio stomaco è stretto in una morsa.

«Ho pensato di far-vi una sorpresa.»

«Non gradisco le sorprese, Dorothy!», sbotta e io indietreggio.

«S-Scusa, i-io...»

«Tu, tu, tu, sempre tu!»

Gli occhi mi si riempiono di lacrime e mi sembra che la luce che prima avvolgeva me e la stanza stia sparendo lasciandomi divorare dall'oscurità.

«Pe-Perché fai così?», balbetto con il cuore in gola. «N-Non vo-volevi vedermi?»

«Ti ho detto che mia madre ha l'influenza e che sarebbe stato meglio che stessi lontano, ma a quanto pare fai sempre di testa tua, cazzo!»

Sento il respiro morirmi in gola, insieme alla luce. «Scusa», sussurro e poi scappo via. Corro velocemente fino alla mia auto e salgo a bordo. Senza pensarci due volte inizio a guidare, con gli occhi appannati dalle lacrime e le sue parole che rimbombano nella mia testa, i suoi occhi scuri inespressivi e il suo tono duro e freddo mi hanno appena spezzato il cuore. Mi vedo costretta ad accostare non appena le lacrime iniziano a bagnare il mio viso. Piango a lungo, piango tutta la mia disperazione, la mia solitudine, le mie paure, i miei demoni. Mi sono fidata di lui, gli ho raccontato tutto quello che mi porto dentro, tutto il peso che mi trascino dietro giorno dopo giorno. Gli ho affidato la mia anima a pezzi sperando che insieme l'avremmo rimessa a posto, ma ora me la ritrovo tra le mani, più distrutta di prima, ormai dissolta, persa.

Resto in quella posizione così a lungo che, quando riapro gli occhi arrossati il sole sta tramontando. Sospiro e mi pulisco il viso. Lo schermo del mio cellulare segnala che sono le 17 e che mia madre mi ha cercato diverse volte. Solo nel momento in cui riaccendo il motore della mia auto, mi rendo conto di non sapere dove sia finita. Ma la cosa peggiore è che non mi sento solo persa fisicamente, ma anche vuota, inutile, inadatta per questa vita che continua a mettermi alla prova e si diverte a farmi soccombere.

Mi lascio andare a un grido di disperazione.

Basta! Basta! Basta!

Come il cielo sopra di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora