Capitolo 15

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Damon

Ricorderò questa serata non come un punto di arrivo, ma come un punto di partenza: il nostro abbraccio non è stato altro che il fischio acuto che dà il via alla gara.

Resto a fissare il soffitto della mia camera mentre penso e ripenso a ciò che è successo, a quello che ci siamo detti. Mi sento diverso, mi sembra di volare e non credo di aver mai provato tutto questo. Lei è la mia luce in fondo al tunnel, spero solo di non spegnerla. Lo spero davvero.


La settimana procede in maniera completamente inaspettata, tutto ha un colore diverso. Quando ci alleniamo sembra tutto così divertente e spensierato, il tempo vola. Quando sbaglia qualche movimento e la correggo, finiamo per passare attimi infiniti a fissarci così intensamente che la mia pelle sembra andare a fuoco, mentre quando supera i suoi limiti e batte i record personali, ridiamo e festeggiamo come due bambini.

Dorothy mi sta dando speranza in un futuro meno buio, ma è giusto trascinarla con me in questa vita? Non c'è giorno in cui non combatta con me stesso, mi sento in colpa nei confronti di questa meravigliosa ragazzina dal cuore dolce, ma alla fine la lotta la vince il mio cuore, perché batte troppo forte quando sono accanto a lei.

Ride mentre le faccio il solletico alla fine dell'allenamento del venerdì e quel suono mi fa tremare il cuore. «Ripeti se hai il coraggio.»

«Ho detto che sono più brava di te.»

«Sei terribile.» Mi lascio andare di schiena e la trascino su di me. «Stasera vieni a cena con me?» Chiedo di getto.

Lei rimane imbambolata. «Mi stai chiedendo di uscire?»

«Già. Se ti va.»

«Mh-mh, certo che mi va.» Il suo sorriso è polvere fatata e ora sto volando come Peter Pan verso l'isola che non c'è. Quell'isola felice dove non esiste il peso del passato e del futuro, dove esiste solo un presente in cui lei è con me: nel mio cuore, nella mia testa, nei miei ricordi.

«Davvero?»

«Sì, sì, sì.» Poi mi punta un dito sulla faccia. «È un appuntamento, giusto?»

«Direi di sì.»
«Più sicurezza, Dam.»
«Sì, ragazzina, è un appuntamento.»

Ecco che mi abbraccia, nascondendo il viso nell'incavo del mio collo e sono in paradiso. «Ho parlato di te a mia mamma.»

Sento il cuore in gola a questa confessione. «C-Cosa?»
«Sì, lei aveva già capito qualcosa dalla sera della festa di beneficenza.»
«Davvero?»
«Mh, ha detto che ci guardavamo in un modo... particolare. Beh, però ha ragione.»
«Sì, ha ragione... E cosa pensa, sai, insomma, del fatto che sia più grande.»

Alza la testa e torna a guardarmi. «Ha detto che devo fare tutto ciò che mi rende felice e... tu mi rendi felice. Questa settimana, finalmente, senza incomprensioni e confusione, è stato tutto più bello, non credi?»

«Ti rendo felice, Dorothy?»
«Sì.» Avvampa e mi fa sorridere, è così bella, così genuina, così pura.
«Sei luce, Dory, una bellissima luce. Grazie.»
«Grazie a te, Dam.»
«Allora, mandami l'indirizzo che ti passo a prendere verso le otto, che dici?»
Annuisce appena. «Dove andiamo?»
«Sorpresa!» Le faccio un occhiolino.
«E come devo vestirmi?»
«Come vuoi, sarai perfetta comunque.»
«Sei tremendo! Va bene.» Si tira su e drizza la schiena. «Allora a stasera. Ciao, Dam.»
«Ciao, ragazzina


«Oh, facciamo passi da gigante», mi prende in giro Josh dall'altro capo del telefono, dopo che gli ho confessato di aver chiesto a Dorothy di uscire. «Ti ci è voluta una settimana per chiederglielo.»

«Ho i miei tempi», borbotto alzando gli occhi al cielo, tanto non può vedermi.

«Bene, mi fa piacere che tu abbia deciso di dare una possibilità al vostro rapporto, sembra una brava ragazza, anche se...»

«Non ricominciare con la storia delle voci che girano su di lei e sulla sua famiglia. Ho capito che c'è qualcosa che non va, me lo ha fatto intendere lei stessa, ma voglio che me lo racconti lei quando si sentirà pronta.»

«Che uomo perbene che sei.» Ridacchia e lo mando mentalmente al diavolo.
«E tu con Lily?»
«Sono fottuto, Dam. Completamente andato, out

Scoppio in una grassa ridata. «Non ci posso credere, finalmente esiste la ragazza capace di prenderti per le palle.»

«Dio, Dam, tu non hai idea, non riesco a smettere di pensare a lei e ogni momento è buono per vederla e parlarle e... Sì, insomma, fare i zozzoni.»

«Ah! Ah! Idiota, vedi di non lasciartela scappare. Dorothy dice che è una ragazza apposto e sembra che siano molto amiche. Non vorrei trovarmi in una spiacevole situazione.»

«Non lo farò, Dam, puoi contarci. Lei è mia
«Possessivo.»
«Non lo sono.»
«Oh, sì.»
«Antipatico.»
«Gne, gne.»

Ridiamo come due ragazzini prima di riagganciare. Quando mi volto, mi rendo conto che mia madre è sulla soglia della porta e mi sorride.

È un giorno buono e questo mi rende felice.

«Ti sei innamorato, piccolo mio?» Già, che domanda.
«Io... Non lo so, non so dare un nome a quello che provo, ma sto bene.»

Mi si avvicina e mi accarezza una guancia. «Lo vedo, i tuoi occhi sono così luminosi, non ti vedevo così da tanto, troppo tempo. Questa ragazza deve essere speciale.»

«Ti prometto che te la farò conoscere.»

«Sarò contenta di poterlo fare, bambino mio. Non lasciare che le tue paure ti frenino e non ti lascino vivere la vita che meriti. Sei speciale e devi vivere a pieno. Devi innamorarti, arrabbiarti, gioire, rattristarti. Nel bene e nel male, vivi. Nonostante i miei giorni bui, quello che mi tiene ancora in vita sono i ricordi che riesco a trattenere a me nei giorni di luce.»

Una lacrima mi solca il viso. «Mamma...» Le sue parole sono così vere e il suo sguardo così pieno di vita che il mio cuore si spezza alla consapevolezza di ciò che sta vivendo.

«Ti voglio bene, figlio mio, e questo non cambierà mai.»
«Anche io, tantissimo.»

Ci stringiamo in un abbraccio che vale più di mille parole. Credo che inciderò nella mia memoria questa sua frase, mi servirà per non vivere nell'oscurità anche i giorni di luce che verranno.

Sto tremando, mi sento un ragazzino alla sua prima esperienza, ma non posso farci niente se sono agitato. Accosto davanti casa di Dorothy e sistemo il colletto della camicia. Mi sento un pinguino, ma voglio far colpo su di lei, non mi ha mai visto così in tiro. Con le mani che tremano, poco collaborative, le scrivo un messaggio per avvisarla che la sto aspettando fuori e qualche minuto dopo la luce nel vialetto si accende e lei mi raggiunge. Indossa un abito azzurrino che le cade morbido sulle cosce e dei sandali bianchi, i capelli sciolti le contornano il viso dandole le sembianze di un angelo e quando entra in auto riesco a vedere come il trucco metta in risalto i suoi occhi chiari.

«Ehi...» Non riesco a dire molto, le parole mi muoiono in gola. «Sei... Bellissima...» E io sono un idiota.

«Anche tu stai molto bene. Sei elegante.»

«Grazie, ci ho provato.»

Lei ridacchia imbarazzata. «Dove mi porti?»

«In un ristorante che ha una vista spettacolare.» E al quale sono molto legato. Mi immetto in strada, mentre lei inizia a smanettare con la radio, finché non trova la stazione di suo gradimento dove trasmettono Maps dei Maroon 5.

Come il cielo sopra di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora