Capitolo 41

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13 MAGGIO 1957 - LUNEDI'

«Per quanto io abbia assistito alla sentenza di colpevolezza di Vicky, stento ancora a credere che sia stata veramente lei.» dice Mia uscendo dal tribunale insieme a sua nonna, a sua madre e Elijah, il quale la tiene per mano, le dita che si intrecciano.

«Mi hai sempre detto che quella ragazza è stata poco amichevole nei tuoi confronti. Inoltre, il suo sguardo è proprio da omicida psicopatica.» dice la madre provando brividi lungo la schiena per il disagio che ha provocato la signorina Brown.

«Mi ha scioccata! Non avrei mai detto che lei addirittura desiderasse vedermi morta.» il quartetto entra in macchina, Elijah al posto di guida, Mia sul lato passeggeri posteriore e le due donne dietro, sentendo un gran chiasso fuori perché i giornalisti fotografo aggressivamente la colpevole, Mia e tutti gli altri. 

Vicky non guarda e non parla con nessuno, seguita dal suo avvocato che cerca di allontanare i giornalisti. Ma una volta percorsi tutti i gradini delle scale, lei alza il capo e si volta verso Mia. Non è arrabbiata, non è infastidita. Solo triste. 

«Sai, mi aspettavo che ti mangiasse con gli occhi. Invece mi ha fatto solo pena.» commenta Elijah facendo partire la macchina e si allontana dall'edificio.

«Quello che pensate non conta, perché finalmente la nostra piccina è al sicuro e potrete finalmente sposarvi senza dover pensare che ci saranno altri guai dietro l'angolo!» esclama la nonna sbrigativa. Dopotutto, oggi è un giorno importante. Finalmente il colpevole passerà la vita dietro le sbarre e non potrà mai più far del male alla sua piccina.

«E' vero. Finalmente possiamo dormire sonni tranquilli, anche se la pena di morte sarebbe stata più adeguata.» dice Sandra.

«Mamma, ma cosa dici? L'ergastolo è la punizione migliore, e peggiore anche, che possa esistere per un essere umano! Lo sai che quello che hai detto è orribile, vero?» dice sua figlia contrariata.

«Lo so Mia, ma prova a metterti nei miei panni. Farei qualunque cosa pur di tenerti al sicuro. Anche a costo di uccidere. E non obbiettare perché ho ragione!»

«Va bene, va bene.» dice la giovane alzando gli occhi al cielo quasi divertita.

18 GIUGNO 1957 - MERCOLEDI'

E' passato un mese da quando Vicky è in prigione. Per quanto Mia abbia ripreso a vivere la sua vita, sente che c'è qualcosa che non va. 

E' sicuro che Vicky è la colpevole, è colei che ha tentato di ucciderla. Ma come può aver fatto tutto da sola? Solo un genio del male come Joker ne possiede le capacità.

«Si può sapere cosa hai al posto del cervello? Cosa vuoi da me?»

«Anche per me è un piacere vederti, Vicky.» dice Mia seduta nella sala visite. 

Vicky indossa una tuta blu, con una serie di numeri all'altezza del cuore e il suo sguardo è ancora più scontroso del solito. I suoi capelli rossi, una volta soffici e lucenti, sono diventati secchi e spenti. I suoi occhi verdi sono circondati da profonde occhiaie violacee, il colore della sua pelle è diventato pallido e il suo fisico è quasi come quello di un chiodo.

«Il tuo amore lo sa che sei qui?» chiede sarcastica sedendosi di fronte a lei con la cornetta del telefono nella  mano sinistra e il braccio destro appoggiato sullo schienale della sedia, sistemandosi in una posizione tutt'altro che corretta per la schiena.

«Nessuno lo sa. Nemmeno la mia famiglia.» dice Mia accavallando le gambe e cercando di frenare la voglia di scappare. 

«Ah, bene. Ma tremi come una fogliolina. Che cosa succede se provassi a toccarti?» domanda Vicky avvicinandosi all'improvviso al vetro divisorio. Mia si ritrae subito spaventata, pensando di volersene andare ma non intende farsi influenzare dalla paura.

«Per quanto ancora vuoi prenderti gioco di me? Io sono venuta qui per farti una domanda importante!» esclama Mia infastidita.

«Va bene. Allora, dimmi, cosa vuoi sapere?»

Fai ancora la sarcastica? Non sei divertente.

«Hai confessato di essere stata tu a mettere l'esplosivo nella mia macchina.»

«Si, è così.»

«E hai cercato di avvelenarmi.»

«Si, è così!» risponde esasperata Vicky. Questa gallinella cosa vuole da me???

«Perché hai tentato di uccidermi? Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo...orrore?! Per colpa tua ho passato notti insonne perché rivivo sempre il momento in cui ho quasi perso la mia vita a causa dell'esplosione. Per colpa tua sono costretta a sentire l'eco dell'esplosione rimbombare nella mia testa e mi tormenta ogni santo giorno! Come se non bastasse, ho rischiato di diventare più trasparente di un lenzuolo perché ho avuto paura di mangiare qualsiasi cosa mi venisse servito! Dammi una buona ragione per tutto questo! Dimmi perché mi volevi morta!» esclama Mia, guardando negli occhi l'assassina che non ha il coraggio di ricambiare lo sguardo. Anzi, più Mia parla più Vicky abbassa il capo, come un bullo messo alle strette dalla sua stessa vittima.

«Rispondimi Vicky! Parlami!» la sprona Mia ma all'improvviso tutta la sua spavalderia sparisce, sembra che si sia chiusa come un riccio.

«Davvero tu mi vuoi morta perché ti sto antipatica? Così hai detto quando hai confessato alla polizia. Sul serio Vicky? E' così?»

«Si, è così! Ti voglio morta perché sei una ragazza così dannatamente dolce che ci fai venire la nausea!» esclama Vicky irritata.

Ci? Avrebbe dovuto dire "mi fai venire la nausea"! Allora vuol dire che c'è qualcun altro!

 «Vicky chi è l'altra persona che mi vuole morta?» domanda Mia.

 «Non ho mai detto che c'è un'altra persona!» dice interdetta la prigioniera.

 «Si invece! Se ti faccio venire la nausea perché hai parlato al plurale? Chi nascondi?»

Mia se lo sentiva che Vicky non è la sola a compiere quegli attacchi. Adesso ha avuto la conferma che c'è un'altra persona ma perché Vicky non rivela la sua identità? Che ha da perdere?

«Ti sbagli. Hai sentito male. Guardia!» esclama Vicky alzandosi dalla sedia mentre attende la guardia che viene a prenderla.

 «Vicky rivela la sua identità! Di' il suo nome!» esclama Mia mentre Vicky si allontana, uscendo dalla mensa.  «La pena potrebbe essere ridotta se confessi il suo nome!»

Le porte si sono chiuse e non c'è più ombra di Vicky Brown.

Devo assolutamente parlare con il detective.

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SPAZIO AUTRICE!

Salve amici miei! Ecco a voi il nuovo capitolo!

Vicky si è lasciata sfuggire un grande particolare e chissà, forse il caso non è effettivamente risolto.

Vi sta piacendo? Fatemelo sapere con un commentino!

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