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-Non sapevo di essere agli arresti domiciliari- lo seguo fuori. Mi deve spiegare che diamine gli prende adesso.

-Mi devi avvisare, lo sai- rimane voltato di spalle. Mi piazzo davanti a lui e lo guardo.

-Stavi dormendo, non volevo svegliarti- una cosa che farebbero tutti no?! Ma lui non mi risponde, rimane impassibile. Si toglie maglia e pantaloni e si butta in piscina.

-Ma sei scemo, fa freddo. Rischi di ammalarti- urlo.

-Anche i virus non mi sopportano. Solo tu sai come- dice uscendo dalla piscina, prende la sua roba e torna in casa, gocciolando ovunque. Al pavimento bagnato ci penserò dopo. Lo seguo fino in camera, entra in bagno e si butta sotto la doccia.

-Mi dici che diavolo ti è preso?- lo guardo mentre si insapona da capo a piedi, dalle porte opache si intravede il suo corpo, il mio sguardo cade sul suo sedere, per poi salire fino alle sue spalle.

-Lo sai- dice mentre chiude l'acqua e apre le ante della doccia.

-E' così grave?- chiedo. Lui non mi degna di uno sguardo e questa cosa mi fa imbestialire. Come il fatto di cambiare stanza mentre stiamo parlando. E lui lo sa perfettamente. Lo sta facendo apposta.

-Se ti succedesse qualcosa io non potrei proteggerti, non saprei nemmeno cosa ti sia capitato- risponde e continuo a non capire. Non lo conoscevo questo suo lato melodrammatico.

-Che vuoi che mi succeda?- chiedo esausta di questa situazione che per me è al quanto ridicola.

-Qualsiasi cosa- mi ignora e giuro che non lo sopporto più. Prendo le mie cose che erano dentro il borsone, cerco di farle entrare in borsa e vado dritta verso la porta. Questo suo atteggiamento non lo reggo e deve capire che non può fare ciò che vuole senza conseguenze, non mi può manipolare a suo piacimento.

-Dove credi di andare?- continua a non guardarmi, si sta rivestendo ma è voltato di spalle. Stavolta sono io che non gli rispondo. Scendo le scale, apro la porta ed esco. Nemmeno il tempo di fare due passi fuori che subito mi sento prendere di peso e riportarmi dentro. Mi dimeno ma invano, lui è più forte lo so. Mi fa sedere sul bancone della cucina e mi blocca con il suo corpo.

-Tu non te ne vai da nessuna parte- mi prende il viso tra le mani e mi bacia, con dolcezza però. Cerco di allontanarmi la lui mi tiene vicino e il mio corpo non riesce molto a collaborare, sotto il suo tocco.

-Non puoi risolvere così le cose- dico quando si allontana di poco.

-Mi dispiace- sussurra. Mi guarda negli occhi, sembra sincero.

-Promettimi che questa sarà l'ultima volta che ti comporterai così. Sai che a me irrita quando ti parlo e tu cambi stanza, quando mi rispondi e mi ignori. Perché se vuoi che le cose funzionino deve esserci collaborazione da entrambe le parti, non è a senso unico il rapporto- ci guardiamo ancora per pochi istanti e poi come due calamite attratte dall'opposto, lui ritorna a baciarmi e io mi lascio andare. Finiamo per fare l'amore sul bancone della cucina.

-Oggi farò tutto quello che vuoi. Mi potrai chiedere qualsiasi cosa- ansima.

-Dopo- riesco solo a dire e mi lascio travolgere dalle sue parole e dal piacere che mi provoca.

-Ero serio prima- dice mentre mi aiuta a scendere dal bancone.

-Ci penserò-

-L'offerta è valida solo per oggi- ridacchia prendendomi in spalla tipo sacco di patate. Gli batto sulla schiena inutilmente. Lui non sente dolore e anche se lo sentisse, non lo percepirebbe lo stesso dato che non ho forza.

-Perché ti sei arrabbiato prima?-

-Te l'ho detto: se ti fosse successo qualcosa eri da sola e non avrei potuto aiutarti- mi risponde tranquillo stavolta.

-Ma sono andata solo a prendere due brioches, volevo farti la sorpresa. Che mai mi poteva succedere?- chiedo.

-Qualsiasi cosa. So che sei responsabile ma non mi fido delle persone, soprattutto di chi non conosco. E qui è un posto nuovo anche per me. Ti chiedo solo di avvisarmi la prossima volta per favore- ha un tono quasi dolce, sembrava davvero preoccupato.

-Ti lascio un post-it la prossima volta. Che ne dici?- gli chiedo.

-Oppure posso riattivare il Gps- dice serio.

-Non ti azzardare. Ne abbiamo discusso e dopo quella litigata non ne voglio più sapere. Se vengo a scoprire che lo hai riattivato e che mi spii di nuovo, non ti perdonerò- non è giusto che lui senza dirmelo mi segua, sappia cosa faccio.

-Io lo faccio perché non mi fido del resto del mondo. Se tu avessi bisogno e non potessi chiamarmi, io potrei sapere sempre dove sei in modo da poterti venire ad aiutare-

-Ho detto di no, ne saresti ossessionato, da qui nascerebbe poi l'impulso di controllarmi e non va bene. Se di me ti fidi, lascia perdere questa cosa. Se avrò bisogno sarai il primo che chiamerò- cerco di rassicurarlo ma lo vedo che fa fatica.

-Pensaci ti prego. Voglio che tu sia al sicuro- nel modo in cui lo dice fa tornare quel fastidioso campanello dentro la mia testa. Che le cose siano collegate?





No Pain 2 - Into The Storm - [COMPLETA ✔]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora