Caleb

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Capitolo 32

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Capitolo 32

Tutti gli uomini muoiono un po' al giorno;
Chi a piccoli pezzi, chi tutto intero.

TRATTO DALLE IDEE MALSANE DI KAPPA_07

Dean mi aveva denunciato. Il mio migliore amico barra fratello per scelta, aveva deciso di mandarmi in prigione perché non sopportava l’idea che avrei continuato a torturare Lilla.

Dean aveva scelto. E la sua scelta era stata sbagliata. Come quando gli promisi che sarebbe andata di merda con lui e la ragazza dell’estate scorsa ma non mi ascoltò.

Ecco, in effetti, più ci pensavo, e più mi accorgevo che il mio amico, voleva giocare con il fuoco. E in quel momento il fuoco era tanto.

Feci finta di ascoltare l’avvocato Allen mentre era lui a mettere sotto torchio i poliziotti quando solo un’ora fa erano stati loro a cercare di darmi delle colpe che non avevo.
Perché cazzo: quella ragazza, amava tutto ciò che le avevo fatto e di questo non ci voleva un genio per capire.

Ci misi altre due ore, a mettere le cose apposto con la polizia, il mio avocato fece un buon lavoro facendo scomparire ogni dichiarazione e il mandato d’arresto per me. La mia fedina penale divenne di nuovo pulita. D’altronde me lo doveva, era stato suo figlio a mandarmi in prigione dopotutto.

Con la rabbia in circolo, me ne uscii da quelle porte senza voltarmi indietro, diretto a scuola per ammazzare Dean a suon di pugni, e dopo aver salutato l’avvocato che decise di fermarsi per non lasciare nulla al caso, mi avviai deciso all’uscita.

Una volta uscito fuori, mi fermai sul primo gradino quando vidi Amelia e il suo bodyguard attendermi fuori dal Suv totalmente nero di sotto.

Amelia mi stava scrutando con insistenza, nei suoi occhi grigi chiaro ci vidi del dispiacere, le labbra leggermente arricciate, si toccava i capelli biondi in continuazione. Mi venne di fronte.

«Caleb. Stai bene?» domandò appena fu vicina. Senza attendere mi strinse in un abbraccio forte. La strinsi a mia volta. Era l’unica persona che ammiravo e volevo davvero bene dopotutto.

«Se teniamo conto che Dean mi voleva dietro le sbarre, sì direi che sto bene.» Gli risposi con la mascella serrata.

«Vieni, parliamo in macchina, oppure di fronte a una tazza di thè» disse.

La seguì ed entrammo in macchina. Il suo bodyguard si mise al volante dopo averci dato un’occhiata. Strinsi gli occhi. Io quello lì lo conoscevo. Lo avevo già visto da qualche parte.

Chiusi gli occhi poggiando la testa sulla testiera e presi un lungo respiro. Amelia mi prese la mano fra le sue in un gesto di gentilezza.

«Mio papà mi ha detto che Dean ha fatto di nuovo una delle sue. Non so che sangue scorre fra voi due in questo momento, ma ricordati che noi ti vogliamo bene» disse dolcemente.

𝙳𝙰𝙻𝙸𝙰 𝙽𝙴𝚁𝙰Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora