Lilla

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Capitolo 33

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Capitolo 33

"Ho sognato nella mia vita, sogni che mi hanno portato a galleggiare nel tempo e osservare gli errori mentre attraversavo la scia del desiderio restando a guardare senza la possibilità di poter cambiare rotta.
Oppure ero proprio io che non volevo farlo. Perché in onor del vero. Commetterli mi faceva sentire... viva"

Tratto dal Diario Delirante di: Kappa_07

Lo stesso giorno del rilascio di Caleb

Mia zia restava sulla difensiva, mentre mi scortata finio a scuola. Io dal canto mio ero terribilmente instabile. Un po' perché Caleb mi aveva trattata in quel modo sempre da stronzo egocentrico che non farebbe mai sbriciolare la sua maschera da demente nemmeno se fosse sul punto di morte, e un po' perché ero l'ultima a venire a sapere le cose al mondo.

Mia zia non mi aveva mai parlato di una presunta relazione con Rob, ma quest'ultimo se ne usciva che la amava senza peli sulla lingua. Che bel tempismo che avevano. Strinsi forte le braccia con lo sguardo rivolto verso il finestrino. Ero arrabbiata, e ferita, e umiliata.

«Lili, amore...», mi chiamò mia zia ma non le risposi. «Lili ti prego, dobbiamo parlare.» mi disse flebile.

«Comincia a parlare allora. Ti ascolto!» Risposi a denti stretti facendo trasparire tutta la rabbia che avevo dentro.

Mia zia sbuffò: «Non ti avevo detto nulla perché non sapevo nemmeno io cosa fare. Ti prego guardami». La sua voce era dolce anche se stringeva fin troppo forte il volante.

Chiusi gli occhi. Mi dispiaceva litigare con lei. «Da quanto tempo vi frequentate?» le chiesi.

Shannon strinse le labbra osservando dritto davanti a sé la strada. «Intendi da quanto ci conosciamo, oppure da quanto tempo ci stiamo frequentando?»

La osservai con la collera negli occhi. «Zia, so che lo conosci da anni! Voglio sapere da quanto è che sei innamorata di lui».

Shannon deglutì. I suoi occhi mi inchiodarono al mio posto e quando vidi le pupille leggermente dilatate, le guance arrossate mi sentii mortificata a morte. Non dovevo trattarla in quel modo. Non stava facendo nulla di male alla fine dei conti. Sapevo di essere egoista per un semplice motivo che alla fine non mi apparteneva. Ero gelosa di Rob.

«Lilla... Io...»

Chiusi gli occhi, non volevo farla stare in colpa. «Mi dispiace. Non volevo aggredire né te né lui.» mi strinsi nelle spalle abbassando la testa per la vergogna. «È che sono un po' gelosa. Non voglio condividerti con nessuno» le sussurrai.

«Oh, amore mio. Ma tu non mi devi condividere con nessuno. Non esiste nessuno al mondo che io amo più di te», disse amorbidendo la voce. «Sei la mia vita Ludmilla Baker. Ti potrà aver pure partorita mia sorella, ma io ti ho cresciuta.» disse sorridendo. «Chi credi ti abbia cambiato i pannolini quando tua madre era al lavoro?» scherzò ridendo. Il suo petto fu scosso da una risata leggera. Chissà cosa stava ricordando. «Tu sei mia figlia tanto quanto la sua. E non esiste nessun Rob o altra persona al mondo che viene prima di te. Mi hai capita?»

𝙳𝙰𝙻𝙸𝙰 𝙽𝙴𝚁𝙰Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora