Caleb

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Capitolo 35

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Capitolo 35

"Nell’incubo senti che hai smarrito il codice della vita,
che hai demolito il nucleo della sicurezza,
che stai precipitando nel vuoto.
E chiedi soltanto una cosa: di essere risparmiato".

Fabrizio Caramagna

Dio, avevo il cuore che mi scoppiava nel petto e la rabbia grondare nelle vene. Come cazzo gli era venuto in mente di fargli quello scherzo a Eliot e Lenny? E perché cazzo non avevano fermato il caos e gli aggressori di Lilla?

Gli avrei presi a calci, quella era una promessa, ma non potevo fermarmi, dovevo portarla in ospedale, era messa piuttosto male. La tenevo stretta fra le braccia a peso morto. L’avevano massacrata di botte.

«Figli di puttana!» esclamai a denti stretti camminando verso la mia moto. Cazzo ero in moto!

Una sensazione di malessere mi si diffuse nel petto, mentre la osservavo inerme. Aveva un sopracciglio spaccato, li sanguinava ancora, chiusi gli occhi impossibilitato a trattenere il disgusto per quelle persone e verso me stesso.

Me l’avrebbero fatta pagare. Lei stava sanguinando, per un loro capriccio, e per il mio...

Le labbra erano leggermente schiuse e anche lì all’angolo c’era del sangue che copriva una ferita, l’avevano picchiata. Merda.

Sentivo l’ira ribollire dentro e scalciare come un animale rinchiuso in gabbia per uscire in superficie e fare una strage. Volevo solo tornare indietro e ucciderli tutti, compreso i miei due migliori amici che non avevano mosso un dito prima per fermare il caos.

«Ho la macchina! Sali!», urlò Shon dentro un Audi poco più distante. Non ci pensai due volte, il cuore mi scoppiava. L’amico della piccola rossa, uscì ad aprire le portiere posteriori. Mi fiondai dentro insieme a Lilla.

«Va, direzione ospedale» gli dissi, ma non aveva bisogno di avere conferma. Partì con una sgommata. Lo vidi osservarmi dallo specchietto retrovisore in silenzio, aveva le mani che le tremavano sul volante, per poi distogliere gli occhi e fissarli sulla strada. «Starà bene vero?» balbettò rivolgendomi un'altra occhiata.
Lo fissai serrando forte la mascella. Non riuscivo a rispondergli, ma in cuor mio, sapevo che non c'era posto per un'idea negativa. Non mi sarei mai capacitato immaginarla stare male. Peggio di quello che già era.

«Starà benissimo. Ho un debito con lei. Deve strapparmi il cuore dal petto prima.» risposi sussurrando, carezzandole la guancia.

Osservai di nuovo Lilla. La sua testa era poggiata sulle mie cosce. Il corpo rannicchiato. Respirava con affanno. Dio che cosa le avevo fatto? Ero sconvolto e pieno di collera, vederla così mi aveva bruciato ogni stronzata che le avevo fatto fino a quel momento. Vederla soffrire per colpa mia, mi aveva annientato in meno di un secondo.
Sentivo il bisogno di picchiare altra gente. Dove cazzo era Dean quando serviva?

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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