Capitolo 2

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Rimasi in silenzio ad osservare i suoi movimenti, il suo sguardo perso nel mare. Il sole si divertiva a colorare il suo viso di arancione e rosso e il vento leggero scompigliava i suoi capelli un po' disordinati.
Lentamente si voltò anche lui nella mia direzione.
Mi guardò e poi sorrise alzandosi per venire da me.

«Anche tu sveglia presto, eh?» annuii.
«Vieni spesso qui?» chiesi e annuì.
«Qui riesco a trovare pace con me stesso.» sospirò e portò lo sguardo ai piedi. Chissà cosa aveva passato nella sua vita, cosa gli era accaduto. Mi incuriosiva.
«Anche io. Vengo sempre qui quando ne ho bisogno.»
Rimanemmo in silenzio a guardare il mare, il sole era già sorto ormai.
«Starei qui per sempre, se solo potessi restare.» sussurrò.
Lo guardai e sorrisi.
«Purtroppo alcune cose della tua vita devi lasciarle andare, anche se non vuoi.» continuò Harry facendo incontrare i nostri sguardi.
Aveva degli occhi profondi, quasi riuscivo a capire ogni sua emozione all'interno di essi. La cosa che mi spaventava era che io non avevo mai avuto confidenza con gli sconosciuti, ma guardandolo mi sembrava conoscerlo già da una vita. E cose come queste non si potevano spiegare, accadevano e basta.
Guardava il mare come se fosse stata l'ultima volta. Sembrava non voler staccare gli occhi da lì. Immagazzinava ogni particolare, ogni suono, ogni respiro per tenerlo stretto nella memoria.
Il tempo è un ladro. Si porta via tutto: i ricordi, le persone, le cose.
E Harry guardava il mare come se fosse cosciente che il tempo glielo avrebbe rubato in pochi minuti.
«C'è qualcosa che non va?» gli chiesi.
Lui accennò un triste sorriso.
«Devo lasciare questo Paese, per sempre.» in quel momento sentii un peso dentro. Non conoscevo nulla su Harry, eppure mi sentivo legata a lui.
«Ho incontrato una persona speciale, diversa dalle altre. L'ho osservata a lungo e ho capito che ce ne sono poche di persone speciali come lei, come noi.» mi guardò così intensamente che c'era il rischio che potessi cadere da seduta.
Si stava riferendo a me?
«Mi dispiace che tu debba andare via...» abbassai lo sguardo.
«Lo so.» mise due dita sotto il mio mento e riallacciò i nostri sguardi.
«Io ti scriverò.» disse queste tre parole che mi fecero tremare, che mi segnarono dentro. Ci alzammo insieme e ci pulimmo la sabbia di dosso.
Mi accarezzò una guancia, la baciò delicatamente. Mi guardò un'ultima volta, sorridendo. Quell'ultimo sorriso amaro mi si incastrò dentro, in qualche strano modo, tra i polmoni e il cuore, e una volta arrivato lì nessuno avrebbe potuto più rimuoverlo. Poi si voltò per andare via, per sempre.
La sua auto era già piena di valigie.
Mise in moto, premette l'acceleratore e si fece più piccolo man mano che si allontanava.
E a me sembrava che in quel momento non mi era restato nulla se non il vuoto.

Tre settimane dopo.

Pulivo i tavoli del bar mentre canticchiavo una canzone trasmessa alla radio. Natale e capodanno erano ormai passati e il bar cominciava ad essere frequentato dalle solite persone, sempre gli stessi operai che chiedono il 'solito', uomini d'affari che bevono i loro caffè, nonne che comprano caramelle ai nipoti, ma di lui nessuna traccia.
Io ti scriverò.
Quelle parole mi risuonavano nella testa costantemente, ero sempre in pensiero. Come avrebbe potuto contattarmi poi?
Guardavo sempre la porta principale quando si apriva e il campanellino ci avvertiva di un nuovo cliente, sperando fosse lui. Era andato via, ma non sapevo dove.
Pensai di rintracciare Lola, ma non ebbi più notizie di lei e quando entrò nel bar quel giorno, fu la prima e l'ultima volta che la vidi.
Dopo un'estenuante giornata di lavoro, alle otto di sera ritornai a casa dove mio fratello mi aspettava.
«Come stai? Ti vedo un po' spenta. È successo qualcosa?» corse Niall verso di me, abbracciandomi.
Lui aveva sempre saputo tutto su di me, ma non sapevo se era il caso dirglielo. In fondo non poteva capirmi.
«Sono solo stanca, grazie.» sorrisi e cenammo in silenzio.
Dopo cena, Niall andò a suonare e chiuse la porta della stanza. Quello era il suo rifugio: la musica. Suonare, comporre, cantare, quella era la sua via d'uscita dal mondo.
Io avevo il mare e lui aveva la musica.
Chissà cosa stava facendo Harry in quel momento.
Harry.
Non avevo controllato la posta appena tornata da lavoro!
Mi precipitai fuori e la aprii con violenza.
Eccola lì, la lettera.
La presi con attenzione, come se fosse un vaso di cristallo.
Mi sedetti e la scartai lentamente.
Iniziai a leggere la sua disordinata calligrafia con un sorriso da ebete stampato in faccia.

3 gennaio 2015, Londra.

Cara Shirley,

perdonami se non mi sono fatto vivo prima, ma appena arrivato qui in Inghilterra ho avuto tante cose da fare.
Incontrai Louis per strada e gli chiesi il tuo indirizzo, rimasi stupito quando mi accorsi che era lo stesso che mi aveva dato Lola per Abby, ecco il motivo per cui non era mai venuta al bar quel pomeriggio.
Beh, eccomi qui a scriverti questa lettera disordinata.
Non so dirti di preciso cosa sia successo quella mattina, ma sento che tu sei speciale Shirley. Non avevo mai trovato qualcuno con la passione per il mare forte quanto la mia, ma poi ti ho incontrata.
Ti ho osservata a lungo, per tanto tempo, anche se tu non lo sapevi.
Ricordo quella sera in cui tu sei salita sul tuo solito scoglio e guardavi il mare, la luna illuminava il tuo viso bianco latte e i tuoi capelli scuri lo incorniciavano perfettamente.
Ti rincontravo ogni volta, sempre alla stessa ora, allo stesso posto. E ogni volta amavo guardare te e il mare. Mi sarebbe piaciuto dirti queste parole di persona, ma non posso.
Adesso mi manca tutto, e sono passate solamente tre settimane.
Mi manca tornare sul mio scoglio e guardare l'alba, sentire il profumo del mare, sentire il suono delle onde che si infrangono contro le rocce. Quello per me era il paradiso.
E, come ogni cosa, è finito anche quello.
Mi manca stare lì seduto a cercare conchiglie bianche con il buco, le mie preferite.
Al bar ho visto che indossavi una collana con una di quelle conchiglie. Fatta da te, suppongo.
Mi sento come un vuoto dentro, come quando assapori la felicità per un secondo e poi sei costretto a lasciarla andare.
Sono stato stupido a non parlarti prima.
E se te lo stai chiedendo, sì. Ero innamorato dei tuoi gesti, ma credevo di non essere all'altezza di stare con una speciale come te.
Quell'ultima giornata non la dimenticherò mai. Grazie per avermi donato gli ultimi minuti del mio paradiso, del nostro.
Credo che questa lettera impieghi tre giorni per arrivare.
PS. Probabilmente starai pensando a quanto sia stupido, ma spero che comprenderai.
Scrivimi presto,
Harry.
Xx

Note:
D'ora in poi la storia sarà diversa rispetto allo scorso capitolo. Siccome molti capitoli saranno costituiti solamente da lettere, è possibile che io aggiorni ogni giorno oppure aggiorno una volta a settimana ma postando più capitoli.
Ditemi voi come preferite!!
Votate&Commentate pls.

Love you,
Xx.

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