Capitolo 34

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Harry.

Erano le tre meno un quarto del pomeriggio. Di quel pomeriggio.
Quel pomeriggio che avrebbe segnato la mia vita per sempre, in modo negativo o positivo.
Speravo che il destino, almeno per una volta, mi desse la possibilità di far finire in modo positivo questa faccenda.
Finivo il mio piatto di pasta insieme a Louis, che era nervoso quanto me.
«Hai detto che ci vuole un’ora per arrivare lì, giusto?» domandò bevendo l’acqua dal suo bicchiere semivuoto.
«Un po’ di meno, ma non possiamo essere in ritardo.»
Il meteo non era dalla nostra parte invece; pioveva da due giorni ormai senza un attimo di tregua.
Ogni tanto qualche tuono risuonava per tutta la città, facendoci rabbrividire.

Stava tutto quanto nelle nostre mani e in quelle di Mr. Payne.
Tutto quanto sarebbe dipeso da noi. Avevamo noi in mano il loro destino e il nostro.
Una mossa sbagliata e avremmo mandato tutto all’aria, tutti i nostri piani, tutti i sogni che avevo fatto su un lieto fine, tutte le piccole e deboli speranze che avevo nel riuscire a riprenderla e riportarla a me.

Alle tre meno cinque Mr. Payne mi inviò un messaggio, informandomi che si trovava fuori casa mia in macchina.
«Sei pronto, Louis?» lui mi guardò con quei suoi occhi azzurri che permettevano di leggere in essi la pura paura di perdere la sorella e l’amica.
Paura di sbagliare a causa di una mossa falsa e segnare le nostre vite per sempre.
«No,» rispose mettendosi la giacca.
«Ho paura.» continuò con la voce tremante.
Sospirai e lo attirai a me, circondandolo con le braccia e stringendo più forte che mai per potergli infondere sicurezza che a me stesso mancava.
«Anch’io ho paura, ma ce la faremo Louis.»
Si infilò il cappello rosso di lana e afferrai l’ombrello per poi correre con Louis sotto la pioggia e fiondarci nell’auto calda di Mr. Payne.
«Mr. Payne, lui è Louis.» dissi una volta dentro.
«Piacere,» disse sorridendo caldamente l'uomo accanto a me.
«Il piacere è tutto mio.» rispose lui cordialmente.
Il viaggio era silenzioso e il mio cuore iniziò a battere sempre più veloce.
La pioggia non voleva saperne nulla sul diminuire, così come la mia ansia.
Ero talmente teso che non riuscivo nemmeno a fare due più due.
«Prendiamo l'autostrada per guadagnare un po’ di tempo.» disse il mio capo e io annuii insicuro.
Mr. Payne imboccò l'autostrada per arrivare al luogo dove si trovavano le ragazze, ma quella fu una delle azioni più sbagliate che potesse commettere.
La strada era piena zeppa di macchine in una fottuta coda che parve interminabile ai nostri occhi.
Clacson di uomini nervosi ovunque.
La pioggia sempre più forte.
La nebbia sempre più fitta.
Rumore su rumore.
Panico.

Shirley. 9:00 a.m.

Come ogni mattina, Dylan venne a svegliarmi per portarmi la solita colazione composta da due biscotti rotondi senza glutine.
Entrò nella stanza, scuotendomi delicatamente.
Mi stiracchiai sbadigliando e mi alzai con malavoglia.
«'Giorno.» disse sospirando.
«'Giorno.» risposi.
«Sei pronta per oggi?» disse tristemente, pulendo il vassoio.
«No, per niente.» dissi sincera.
Quello sarebbe stato il giorno in cui il mio destino sarebbe stato segnato fino alla fine dei miei giorni.

Uscimmo dalla stanza 378 e mi portò verso il settore D per lavarmi.
Avrei calpestato questo corridoio per un’ultima volta.
Avrei usato questa doccia per un’ultima volta.
L’acqua tiepida scivolava veloce lungo il mio corpo, mischiandosi a silenziose lacrime che lasciavano i miei occhi.
Avrei mai rivisto Harry?
Avrei mai rivisto la mia famiglia e Louis?

«Ehi,» sussurrò Dylan toccandomi con mano asciutta la mia spalla bagnata. Mi vergognavo a farmi vedere nuda da lui, ma non potevo farci nulla.
«Andrà tutto bene.» sussurrò notando che i miei singhiozzi si facevano più rumorosi. Cercavo di affogarli, ma non ci riuscivo.

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