Capitolo 25

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Oh, how I wish that was me.

-I wish; One Direction.

Louis.

Harry era vestito formalmente ed elegantemente, seduto su quella poltroncina rossa ad aspettare il suo turno così come altri laureandi.
Si muoveva spesso a disagio e si torturava le unghie con una mano.
Amavo vederlo così; sarei andato da lui per dirgli che ce l’avrebbe fatta, se solo avessi potuto.
Amavo osservarlo, guardarlo.
Era stupendo.
Stupendo il modo in cui si passava una mano fra i lunghi ricci che tutti criticavano, il modo in cui si torturava il labbro inferiore mentre era nervoso, erano stupende le sue fossette che tanto avrei amato toccare.
Sarei voluto andare lì e abbracciarlo.
Avrei voluto sussurrargli rassicurazioni all'orecchio, che avrebbe spaccato.
Avrei voluto baciarlo dolcemente.
Avrei voluto vederlo sorridere grazie a me.
Avrei voluto essere suo per un secondo.
Dopo mezz'ora circa, venne il suo turno.
Si alzò deciso e iniziò a spiegare la sua tesi ai professori dinanzi a lui che lo avrebbero giudicato. Non pareva affatto nervoso, era sciolto mentre parlava e sembrava a suo agio lì.
Io sarei morto istantaneamente.
C'erano anche Ed, Niall e sua sorella Gemma che veniva dall’America, accompagnata dai figli e il marito, oltre a me e Shirley.
Era bello vederli tutti qui per lui.
Ero davvero fiero di Harry. Dopo tutto quello studio, stava andando alla grande.
Dopo di lui, ci furono altre ragazze molto eleganti.
In seguito, i professori si riunirono per decidere il voto.
Harry meritava 110 con tanto di lode per tutto lo sforzo che aveva fatto e per come aveva esposto l'argomento.

Nominarono ragazzo per ragazzo dicendo il voto e stringendo la mano per congratularsi.
«Harry Styles.» annunciarono e lui si alzò in tutta la sua magnificenza.
«109, complimenti davvero!» dissero. Lui sorrise soddisfatto e strinse la mano ai sette professori.
Mi veniva voglia di gridare. Cazzo, lui meritava di più! Anche se non ci si poteva lamentare, era un voto stupendo.
Shirley batteva le mani velocemente e si asciugava gli occhi lucidi.
Ed e Niall esultavano e così anche io.

Facemmo una piccola cerimonia fra di noi.
«Mamma sarebbe orgogliosa di te.» disse Gemma abbracciandolo.
Poi venne il turno di congratulazioni da parte di Niall, poi di Ed, seguito subito da Shirley che gli lasciò un baciò a fior di labbra.
La strinse fra le sue braccia e il mio cuore andò in frantumi. Era come sprofondare dentro. Io potevo amarlo più di questo.
«Lou» sussurrò la sua profonda voce e corsi abbracciandolo.
Non mi importava di quanto poco virile sarebbe potuto risultare quel gesto, ma lui era la cura alla mia malattia. Anzi, era entrambe le cose. Poteva farmi stare male così tanto anche con un solo gesto e poteva ricompormi con un solo abbraccio.
Ricambiò il gesto, non curandosi degli occhi curiosi su di noi.
«Congratulazioni Hazza, ce l'hai fatta! Hai spaccato alla grande!»
Ero davvero felice per lui.
«Grazie Lou!» sorrise dandomi una pacca sulla spalla.
Andammo a pranzare in un ristorante, pagato da Harry.
Durante il pranzo non faceva altro che rispondere a centinaia di chiamate dai suoi amici e parenti.
Sorrideva in continuazione e amavo ammirarlo.
Il suo sorriso era così luminoso.
«Dovresti venire a New York ogni tanto» disse Gemma mentre iniziammo il pranzo.
«Sarebbe bello, ma non come cosa definitiva.»
«Sei sempre il solito con la testa dura,» scherzò.
«Potresti almeno prenderla in considerazione.»
«Mi piacerebbe visitare New York, ma non viverci. È una città stupenda ma troppo caotica. Non che Londra non lo sia, ovvio, però non credo che mi potrei mai sentire a casa lì. Non è il mio posto.»
«Okay, come vuoi tu, però se hai bisogno di un appoggio o aiuto sai che sono lì.»
Harry annuì e poi si girò verso di me, che ero alla sua destra.
«Allora, come stai oggi Louis?»
«Sto benissimo a dire il vero.» dissi sinceramente e sorridendo.
«E sono davvero contento per te» ammisi.
«Grazie.»
«Uhm, allora che hai deciso di fare?»
«Parto per Londra finalmente, anche se mi dispiace lasciarvi..»
Una delle mie paure più grandi si era appena fatta realtà.
«Non tornerai più?» lui scosse la testa e storse la bocca.
Portai lo sguardo sulla carne arrosto nel mio piatto.
«Potremo sentirci per telefono anche tutti i giorni se vorrai.»
«Hai ragione in fondo, è la tua vita, devi tornare nel tuo paese. Anche Shirley se ne andrà e non mi rimarrà più nulla.»
«Non ti abbandoneremo.»
«Spesso si ha più bisogno di un abbraccio che di futili parole.» Harry annuì.
«Hai la tua famiglia, non dimenticarlo. Potrai sempre appoggiarti a tua madre.»
«Non sarà la stessa cosa.» lui non capiva che io avevo fottutamente bisogno della sua presenza. Io lo amavo. In fondo, non poteva capire.
Avrei dovuto dirglielo? Probabilmente non mi avrebbe più parlato a causa dell'imbarazzo.
«Alla fine è vero che se ne vanno tutti,» il resto della tavola chiacchierava e rideva allegramente e non sembrava accorgersi di noi e del nostro dialogo.
«Ma questo non importa, oggi è una giornata felice per te e devi viverla come tale» continuai e mi mascherai un sorriso forzato.
Mangiammo la torta e dello champagne aperto dal ragazzo appena laureato, facendo volare il tappo non appena aprì la bottiglia, che fu seguito da applausi e gridolini da parte nostra.
Brindammo in suo onore e la festicciola finì nel tardo pomeriggio.
Ognuno salutò Harry e se ne andarono a casa.
Niall, Shirley e Harry andavano insieme, Ed e io da soli e la famiglia di Gemma a casa con lo zio Michael.
«Grazie per tutto Harry» quelle semplici parole da me pronunciate avevano un significato ben più profondo di quanto potessero sembrare in realtà.
Lo abbracciai nuovamente, stringendolo forte, quasi come se non riuscissi a lasciarlo andare.
«C’è qualcosa che non va Lou?»
«No, va tutto bene. Sono stato felice oggi.» il modo in cui mi guardava negli occhi mentre parlavo mi metteva una tranquillità assoluta.
Strofinava la sua mano destra sulla mia schiena.
Il riccio entrò in macchina.
Si avvicinò a me Shirley, indossava un rosso vestito corto con degli accessori neri ai polsi, al collo e alle orecchie. Era stupenda come sempre e le feci dei complimenti.
Arrossì e mi baciò le guance.
«Quindi parti anche tu?» le domandai.
«Penso di sì, ma non subito.» Mi assicurò.
«Louis, tu hai intenzione di dirglielo?» disse guardando verso il ragazzo stupendo.
«Non lo so... Questo potrebbe danneggiare il nostro rapporto di amicizia.»
«Non penso che accadrà.., sarà solo molto imbarazzante credo, ma non ne sono certa.»
«Tu glielo diresti?»
«Mh, dipende dalla situazione.»
«Nella mia che faresti?»
«Non lo so..»
«Faresti cosa?» spuntò Harry da dietro facendomi sobbalzare.
«No, nulla.» risposi.
«È meglio che io ritorni a casa ora» continuai facendomi spazio tra i due innamorati.
Sorrisi stringendo le labbra ed entrai in macchina per tornare a casa.

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