Zayn guidò silenziosamente verso l'appartamento di Louis.
L'atmosfera era diventata insopportabile, se solo non avessi origliato probabilmente adesso staremmo parlando.
«Zayn, mi dispiace per prima.» lui si voltò e aggrottò le sopracciglia.
«Per cosa?»
«Sai, per la telefonata. In realtà io non ho davvero sentito nulla.» dissi guardando la strada davanti a me.
«Stai tranquilla, non è nulla. Davvero.» sorrise e mi posò una mano sulla coscia.
Ricambiai il sorriso, imbarazzata.«Grazie.» disse non appena accostò accanto al palazzo.
«Allora a domani.» disse.
«Sì, a domani.» chiusi la portiera dietro di me, uscendo dall'auto.
Suonai il citofono del suo appartamento e aspettai una risposta.
«Sono io!» esclamai non appena alzò la cornetta.
Louis aprì il portone, che emise un suono poco piacevole e lo aprii correndo su per le scale.
Arrivata al primo piano, lo trovai sulla soglia della porta, sorridente, con tutti i capelli sparati in aria. Tipico di Louis.
«Ciao,» lo abbracciai e ricambiò il gesto. Si muoveva su due piedi a disagio, come se non sapesse come comportarsi, come se fosse in compagnia di una sconosciuta.
«Ciao.» ricambiò il saluto.
Entrammo dentro e mi offrì un caffè, che accettai volentieri.
Sorseggiavamo silenziosamente.
«Lou, c'è qualcosa che non va?» chiesi preoccupata.
«No, no, nulla che non va. Tutto okay.» sorrise.
«Hai litigato con Harry?» appena pronunciai il suo nome si mosse a disagio e si alzò dalla sedia, portando le due tazzine in cucina, riponendole ordinatamente nel lavello, pronte ad essere lavate.
«No. Tutto bene con Harry.»
«Lo senti spesso?»
«Abbastanza.» sorrise per poi accendere il televisore e il lettore DVD.
Iniziammo a guardare un film tratto da una storia vera, intitolato 'Quasi amici', davvero molto bello. Era uno dei miei film preferiti in assoluto.
«Passi con Zayn molto tempo?» domandò dopo due ore, appena il film finì.
«Sì.» dissi sicura.Il sole illuminava ormai poco la città, e di conseguenza Louis accese la luce.
Sospirò.
«Va tutto bene Louis? Sai che di me ti puoi fidare.»
«Sì, lo so.» si passò una mano tra i capelli castani.
«C'è qualcosa che non va.»
«Ho detto di n-»
«Non è una domanda. Ho detto, c'è qualcosa che non va.» disi scandendo bene le parole. Lui alzò gli occhi al cielo.
«Non mi va di parlare ora come ora. Più tardi, okay?»
«Più tardi quando? Ora devo tornare a casa. Sono le otto.»
«Ti riaccompagno.» disse prendendo le chiavi.
«Lou.»
Lo strattonai alzandomi dal divano.
Mi guardò e nel suo sguardo potei intravedere... del pentimento?
«Lou, sei triste.» affermai, sussurrando. Lo accarezzai solo come io facevo, all'altezza dell'orecchio sinistro, come piaceva a lui.
«Non sono triste. Non ne ho motivo. Mi sento in colpa per una cosa.»
«Ti va di dirmela?»
«Non oggi, scusami.»
Annuii.
«Almeno un sorriso me lo fai?» chiesi dolcemente.
Lui rise. Sorrisi di rimando e uscimmo.
Guidò silenziosamente, le canzoni dei The Fray suonavano in radio a tenerci compagnia e ad alleviare la tensione.
«Lou, ho paura che ti stai allontanando da me.»
«Cosa? No, no. Ognuno ha delle giornate così, Shirley. La vita non è sempre una festa in allegria. Ognuno ha i suoi momenti 'no'. Non credi?»
«Sì, certo. S-scusami. È solo che ho paura di perderti.»
«Io per te ci sarò sempre e lo sai.»
Accostò di fronte casa mia.
«Grazie Louis. Buonanotte.»
Lui sorrise debolmente.
«Per te questo e altro.» detto ciò se ne andò sfrecciando con la sua auto rossa.
Per te questo e altro.
Quelle parole mi segnarono, in un qualche modo contorto.
Iniziai a ripetermele nella mente, come se fossero indizi per scoprire il colpevole di qualcosa. Come se fossero delle parole chiavi.
Ero tanto immersa nei miei pensieri che non mi accorsi della voce di Niall che mi chiamava ripetutamente dalla cucina.
«Ehi Niall, sono a casa!» esclamai poggiando la borsa sul divano con poca delicatezza.
«Che hai cucinato stasera?» dissi baciandolo alla guancia sinistra.
«Carne e insalata.»
Sembravamo una coppia.
Esultai e mangiammo.
«Allora, sei pronto per la tua prima serata da manager?» dissi alzando le sopracciglia due volte. Lui rise e finì di masticare il cibo prima di rispondermi.
«Prontissimo!» sorrise.
Mi piaceva vederlo così. Ero così contenta.
«Hai sentito Harry ultimamente?» domandò.
«Uh, sì.»
«Come sta?»
«È un po' stanco.»
«Perché?»
In fin dei conti, decisi di raccontargli la storia di Alice e di come era tornata improvvisamente.
«Woah! Quindi chissà se noi a Roma l'abbiamo mai vista...»
«Mmh, ne dubito.»
«E adesso?»
«Non lo so... Ad essere sincera, ho paura.»
«Che te lo porti via?»
«Sì, be', insomma, Alice è stata il suo primo amore e la sua prima volta e roba varia.»
«Non significa niente, Shir. Se davvero lui ti ama, è andato avanti. Non si può fare avanti e indietro tra passato e presente.» gli sorrisi e lo ringraziai per le sue parole di conforto.
Pulii i piatti e andai a dormire, cullandomi con la musica soave che proveniva dalla stanza di mio fratello, creata dalle sue dita che sfrecciavano lungo gli ottanta tasti del pianoforte.
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Letters.
FanfictionShirley stava ritornando a casa in quella fredda serata di metà dicembre attraverso le strade di Barcellona, illuminate dalle allegre luci che annunciavano l'arrivo del tanto atteso natale. Aprì la cassetta della posta per controllare se una cartoli...