Capitolo 22

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How many nights have you wished someone would stay? Lied awake only hoping they're okay?

-Infinity; One Direction.

Shirley.

Dal capitolo precedente.

"Devo parlarti di alcune cose. Ma non qui. Andiamo al mare, ti prego." disse Harry.

"Sì, certo. Va bene." annuii e mi passai la lingua fra le labbra.
Ero ancora molto stanca, non avevo dormito abbastanza.
"Possiamo andare con la macchina? Sono un po' stanca." ammisi e lui sorrise annuendo.
Il tragitto fu molto silenzioso e carico di tensione.
Non avevo la minima idea di quello che avrebbe dovuto dirmi.
Parcheggiò con abilità e, dopo essere scesi, mi prese la mano facendo intrecciare le nostre dita.
Mi tolsi le scarpe per camminare con più facilità sulla sabbia morbida.
Ci sedemmo sul suo scoglio e iniziai a giocherellare con le conchiglie, scavando con i piedi ogni tanto.
"Quanto mi era mancato questo posto. Non saprò come fare una volta trasferito definitivamente." commentò guardando il mare sorprendentemente calmo.
Mi voltai verso di lui.
Cosa?
"C-che vuoi dire?" rimasi confusa.
"Shirley io non posso fare avanti e indietro fra un Paese e l'altro, capisci? Per te lo farei anche mille volte al giorno, ma non ho tutti quei soldi."
"Sì, certo, capisco."
"Quindi, o Spagna o Inghilterra." continuò.
"Il mio Paese è quello. Il mio posto è lì. Ho un lavoro lì. " annuii sospirando.
"Ho capito quello che vuoi dire." lui mi accarezzò una guancia.
Doveva lasciarmi, non poteva vivere così e aveva completamente ragione.
"Hai completamente ragione," diedi voce ai miei pensieri.
"Io ho una vita qui e tu lì, è bene che vada così. " continuai.
Impedii alle lacrime di sgorgare dai miei occhi castani.
Mi concentrai sul mare. Il rumore dolce delle onde si ripeteva costantemente come se non gliene importasse nulla di tutto quello che accadeva nel mondo attorno.
Le onde si distruggevano sullo scoglio, per poi tornare indietro, prendere forza e riprovare di nuovo; modellando e consumando lo scoglio col passare del tempo.
Sospettavo che forse Alice gli avesse detto qualcosa. Gli aveva ordinato di fare qualcosa, ma se lei davvero lo amava allora lo avrebbe lasciato libero di amare chi volesse.
Ingoiai quel groppo in gola, pesante come un mattone, che sembrava non voler andare via dalla mia gola e impedendomi di respirare.
Mi alzai e mi avvicinai alla riva, bagnandomi i piedi di acqua oramai sempre più fredda a causa del cambio di stagione che sarebbe venuto di lì a poco.
Chiusi gli occhi e inspirai profondamente.
Harry mi aveva chiaramente detto che voleva rompere tutto e ancora non realizzavo.
Aveva ragione in fondo.
Le relazioni a distanza erano difficili da mantenere, nelle nostre condizioni poi, ancor di più.
Non avevo mai creduto nelle relazioni a distanza sinceramente.
Ad eccezione se i due si conoscevano già e si erano già visti varie volte, ma erano costretti a separarsi.
Ma altrimenti, non si può mai sapere chi c'è dietro lo schermo di un telefono, non si può mai sapere se quella persona sta mentendo o no.
Sentii Harry avvicinarsi.
Improvvisamente il mio subconscio si fece spazio. E se Harry stamattina voleva entrarmi nei pantaloni e poi andare via?
Non era quel tipo di ragazzo ma, che potevo aspettarmi? Non lo sapevo. Le persone non smettono mai di stupirti.
"Shirley io..." tirai su col naso.
"Ti prego non piangere. È già difficile la situazione, non peggiorare le cose."
"Peggiorare? Cosa c'è peggio di questo, Harry?"confusione si dipinse sul suo volto.
"Non capisco che vuoi dire." fece spallucce.
"Quindi per te è come se fosse una così? Senza valore?"
"Io davvero non so di cosa stai parlando!" gridò.
"Mi stai lasciando, o sbaglio?" lasciai le lacrime scivolare veloci lungo le mie guance.
Lui spalancò gli occhi.
"Cosa?! No, Shirley! Non ti sto lasciando affatto." si avvicinò e mi prese il volto fra le grandi mani, asciugando con i pollici le lacrime.
"Volevo solo dirti che mi trasferirò a Londra definitivamente."
"Solo? È per sempre Harry. Non ti rivedrò più."
"So che è egoista da parte mia dire questo ma," esitò.
"Non avevi detto che saresti voluta venire con me?"
"Sì ma io non ho nemmeno una laurea e vorrei laurearmi." dissi esasperata.
"Perché non studi a Londra?"
"Magari, Harry, magari."
"Possiamo farlo."
"Non ho abbastanza soldi."
"Ti aiuterò io!" disse ovvio.
"No. Non devi preoccuparti per me."
"E poi c'è mio fratello qui..." continuai.
"Vedi che sei tu che cerchi scuse per non venire?!"
"Vivrai con me, sarai sempre vicina a me, nessuna distanza. Nessun Zayn. Nessuna Alice. Io e te. Ti offrirò tutto quello che ho e se non sarà abbastanza, ti offrirò tutto me stesso."
"C'è tipo una battaglia in te. Una parte vuole venire e l'altra è ancorata qui e sta cercando tutte le scuse possibili e immaginabili." continuò.
"Lo so. Hai ragione."
"Ma Niall? Louis? Non posso lasciarli."
"Pensa alla tua vita per una dannata volta! Smettila di mettere sempre gli altri al primo posto. Se continui a fare così non vivrai la tua vita a pieno."
Mi stava rimproverando e aveva ragione su tutto.
"Niall starà più che bene qui."
Sospirò, calmandosi.
"Scusami per aver urlato." ridacchiò.
"No, invece hai ragione. Su tutto."
"Hai ancora un po' di tempo per pensarci, principessa."
Sorrisi e mi buttai nelle sue braccia.
Mi strinse così forte da rompermi le costole.
Il vento scompigliava i nostri capelli, mandandoceli in pieno viso.
Alzai la testa e gli sorrisi.
Allungai una mano sulla sua fronte e gli aggiustai il ciuffo che ricadeva su di essa.
Un accenno di barba spuntava sul suo mento.
Spostai poi la mano dietro il suo collo e lo attirai a me, baciandolo in modo poco casto.
Mi sentivo il battito accelerare ogni volta, come se fosse la prima, le farfalle nello stomaco, la pelle d'oca ogni volta che mi sfiorava.
Provavo sempre mille emozioni baciandolo o toccandolo semplicemente.
Ampliavamo il bacio sempre di più, non ne avremmo avuto mai abbastanza.
Riprendemmo aria e mi guardò con i suoi smeraldi verdi meravigliosi.
"Hai degli occhi bellissimi, lo sai?" lui sorrise e arrossì un po'.
Era bellissimo il fatto che lui non si vergognasse di essere timido.
Passeggiammo mano nella mano lungo la costa, con il mare a bagnarci i piedi giocosamente.
"Non provarci nemmeno!" dissi ridendo.
"Oh sì invece." ghignò prendendomi in braccio.
"No! Se mi butti te la farò pagare e non verrò a Londra." misi il broncio e Harry scoppiò a ridere. Lo seguii.
"E va bene... Però ti schizzo." roteai gli occhi.
Iniziò a correre, schizzandomi con i piedi.
Ricambiai il gesto, rendendoci tutti i pantaloni bagnati.
Tutto ciò che si poteva udire in quella fredda e sola spiaggia erano le nostre risate.
"Ora sono le cinque e abbiamo un'ora per tornare a casa, cambiarci e poi andare all'ospedale." dissi.
"Dio, l'avevo quasi dimenticato..." si passò una mano fra i capelli lunghi. La sua espressione mutò completamente.
"Andrà tutto bene, Harry." lui accennò un sorriso e ci avviammo verso l'auto, riprendendo le nostre scarpe e guidò fino a a casa.
Niall era a lezione di pianoforte, come aveva detto.
"Vuoi mangiare qualcosa prima di andare?" domandò.
"No, sto bene. Solo un po' stanca."
"Dovresti mangiare la barretta Kinder dentro il frigo. Ti darà un po' di forze, non credi? Hai dormito poche ore."
Annuii e aprii il frigo, facendo come aveva detto.
D'altronde, non avrei mai rinunciato ad una barretta Kinder.
Dopo aver cambiato i pantaloni, ci recammo all'ospedale arrivando cinque minuti prima delle sei.
Harry intrecciò le sue dita alle mie.
"Entriamo." mi tirò un po' ed entrò nell'ascensore.
"Piano? Il quarto?"
"Secondo." annuì e premette il pulsante.
Respiravo affannosamente.
"Sei nervosa?"
"Anche."
"Anche?"
"Ecco io... Ho paura degli ascensori."
Lui scoppiò a ridere e mi sbattei una mano sulla fronte.
"Non ridere."
Rise ancora.
"Non prendermi in giro!"
"Non ti sto prendendo in giro. Solo... Sono stupito."
"Ognuno a le sue paure."
"Si ma tu hai anche la fissa dei ragni." un brivido mi percorse la schiena.
"Non nominarli nemmeno." lui rise ancora e finalmente uscimmo da quell'ambiente così piccolo e soffocante.
La stanza di Louis era la 35. La raggiungemmo presto.
Entrati, lui era sveglio, gli occhi fissi sulla finestra, perso in chissà quali pensieri.
"Louis!" esclamammo insieme.
Si voltò di scatto e gli corsi incontro.
Lo strinsi in un caldo abbraccio, e così Harry.
Louis sorrise.
"Louis ti prego, non farlo più." gli disse Harry guardandolo negli occhi. Lui distolse lo sguardo e annuì.
"Stavo cercando di tornare a casa." la sua voce era così debole.
Prendemmo una sedia a testa e ci sedemmo accanto al letto.
"Allora, come stai?" gli chiesi accarezzandogli la mano.
"Stanco."
"Mi sei mancato, Harry."
Amavo vedere il modo in cui Louis guardava Harry. Così pieno di amore. E forse lui nemmeno ci faceva caso.
Gli occhi di Louis avrebbero scritto poesie su Harry.
"Anche tu Lou." sorrise imbarazzato.
Louis sorrise e abbassò lo sguardo.
Io sorrisi a quella scena.
"Cosa c'è che ti fa essere triste Louis?" dissi e lui sospirò.
"Riguarda la mia famiglia." era un tasto dolente per Louis.
Aveva delle sorelline stupende, una madre alla mano e gentile, ma suo padre... suo padre non meritava di essere chiamato come tale.
Lui sospirò profondamente e iniziò a parlare.

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