Capitolo 3

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La lettera di Harry mi aveva lasciato letteralmente senza parole.
Anche lui provava davvero tutte quelle cose?
Anche lui sentiva che in qualche modo eravamo legati?
Harry mi osservava da tanto tempo, era un po' inquietante, però se mi avesse parlato prima l'avrei preferito di certo.
Decisi di dirlo a Niall, il quale si trovava ancora nella stanza dove c'era il suo bellissimo pianoforte nero.
Bussai e improvvisamente la musica si fermò.
«C'è qualcosa che non va, Shirley? Entra.» disse dolcemente.
«No, è tutto apposto. Volevo solo dirti una cosa.» mi sedetti accanto a lui.
«Dimmi, sono qui.» mi guardò con quei suoi grandi occhi blu, come il mare, che tanto invidiavo.
Iniziai a raccontargli tutto, senza escludere un dettaglio e infine gli feci leggere la lettera.
«Provi anche tu le stesse cose? Lui è uno straniero per te, non lo conosci.»
«Lo so, ma è strano. Non mi era mai accaduto prima. Tu lo sai che io non dò confidenza agli sconosciuti. Ma con lui è come se lo conoscessi già da anni. Non lo riesco a spiegare. Mi sento legata a lui attraverso la nostra passione per il mare, è qualcosa di speciale. Come tu hai la musica, io ho il mare.» lui annuì.
«Va bene, puoi scrivergli. Solo stai attenta, okay?» ridacchiai annuendo e gli lasciai un bacio leggero sulla guancia mentre lui riprendeva a suonare e le sue dita lunghe danzavano dolcemente alternandosi fra i tasti neri e bianchi.

7 gennaio 2015, Barcellona.

Caro Harry,
non ti ritengo affatto stupido, anzi, ero meravigliata dal fatto che io pensavo esattamente le stesse cose dalla prima volta che ti vidi sullo scoglio, mentre guardavi il mare.
È strana questa faccenda, a te posso dirlo, è come se ti conoscessi già da tempo. Non ha senso, lo so, ma io mi sento così. Sento che abbiamo qualcosa che ci lega, forse sarà la nostra passione per il mare.
Il mare per me è un universo a pochi conosciuto, considerato. Il mare può essere simbolo di tutto. Può essere similitudine di ogni cosa, ogni persona.
Basta solo aprire gli occhi.
Basta solo osservare.
Basta solo capire.
Ma non tutti hanno questa qualità, se si può chiamare tale.
In te ho riconosciuto qualcosa, come se in quel momento avessi avuto un radar per persone come noi, un po' diverse. Speciali, se possiamo dire.
Io non ti avevo mai visto prima, non mi ero mai accorta della tua presenza, forse perché il tuo scoglio è molto più in alto del mio.
Il mare per me è casa, è rifugio, è un posto dove posso sempre trovare conforto in qualche modo.
Oltre al mare c'è un'altra cosa che amo particolarmente: il tramonto.
Non so se ti è mai capitato di affacciarti dalla finestra e pensare a quanto fantastico possa essere.
Osservare il sole che si diverte a dipingere il cielo di tutte le sfumature, le rondini che volano strappando questa distesa colorata, è semplicemente magico.
Il tramonto è un grande regalo che non viene nemmeno visto dagli altri. Al termine di una giornata, uscire fuori dal balcone e ammirare il tramonto è sicuramente una cosa che migliora il proprio umore.
Inoltre mi rispecchio nelle rondini come mi rispecchio nel mare.
Le rondini volano libere, senza pensieri, allegre e ogni volta che le guardo desidero di essere come loro, desidero di poter volare. Ma non appena il tramonto lascia spazio alla sera e le rondini vanno via, va via anche quella piccola speranza di diventare così un giorno.
Ovviamente non mi sto riferendo al fatto che diventerò un uccello, spero l'hai capito.
Ed è strano il modo in cui io mi stia aprendo così con te, Harry.
Raccontami di te adesso. Raccontami della tua vita, sia presente che passata.
Sempre se te la senti, ovviamente. Io ti racconterò chi sono.
Com'è Londra? È il mio sogno andarci, è una città stupenda da come raccontano. Tu sei originario di , vero?
Io non sono spagnola, ma adesso non mi metto a raccontare altrimenti mi verrà fuori una lettera troppo lunga.
Scrivimi presto,

Shirley. X

La mattina seguente dopo aver scritto questa lettera, mi recai in spiaggia e raggiunsi il suo scoglio.
C'era una miriade di conchiglie bianche con e senza buco, come piacevano a lui. Ne presi un po' e le inserii nella busta della lettera, imbucandola subito.

Harry.

Camminavo lungo le fredde strade di Londra, cercando di affrettare il passo per arrivare in tempo a lavoro.
Mi trovavo a Barcellona per studiare, ma mia madre si ammalò e dovetti partire per forza.
Amavo mia madre più di qualunque altra cosa, l'amavo come il mare.
Attendevo la lettera da Shirley da quasi una settimana.
Speravo solo che le fosse arrivata, che l'avesse letta.
Probabilmente pensava a quanto patetico fossi io, a quanto stupido e banale ero.
Shirley era una ragazza speciale, non come le altre.
Non come Lola, non come Abby.
Shirley era sempre nella mia mente da ormai tre mesi, da molto prima che ci parlassimo.
Mi piaceva osservarla, ma se avessi potuto sapere prima che avrei dovuto lasciare la Spagna, le avrei parlato prima.
Non riuscivo a non pensare a quei pochi minuti trascorsi insieme durante quell'alba del ventitré dicembre. Sentivo ancora il suo profumo.
Mi stavo comportando come uno stupido adolescente innamorato mentre probabilmente lei stava ridendo della mia lettera. Anche se innamorato non lo ero, forse.
Mi ero aperto troppo?
Nessuno mi aveva mai capito quando parlavo del mio piccolo mondo.
Il telefono che squillava mi fece tornare alla realtà.
«Signor Payne, sto arrivando.»
«Perfetto Harry. Cerca solo di non venire più in ritardo.» disse dolcemente.

«Sì, signor Payne.» terminò la chiamata.
Mr. Payne era il mio datore di lavoro, proprietario di uno dei ristoranti più lussuosi di Londra, di cui non faccio il nome.
Mi aveva assunto grazie ad Ashton, mio cugino che ha sempre lavorato lì.
Arrivai poco dopo al ristorante, indossai la divisa da cameriere e iniziai a lavorare, mentre i miei pensieri andavano sempre alla lettera e a quella ragazza.

Note:
Spero di aggiornare il più presto possibile.
Fatemi sapere che ne pensate, ditemi se vi annoia.
Commentate e votatee!

Love you,
Xx.

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