Capitolo 13

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Zayn.

Dopo aver riaccompagnato Flor a casa, decisi di farmi una passeggiata per prendere un po' d'aria fresca e per pensare.
Shirley era ancora più bella nella sua semplicità.
Ce ne stavano a migliaia di donne più belle e sexy di lei, ma Shirley era speciale. Mi attirava il modo in cui mi guarda, il modo in cui cammina, come si sposta i capelli dietro le orecchie, come arrossisce e sorride portando lo sguardo in basso.
Decisi di farmi una passeggiata in spiaggia e mandai un messaggio a Waliyha, informandole che sarei rimasto ancora un po' fuori.
Mentre camminavo svogliatamente mi fermai a guardare il mare.
Decisi di sedermi su uno scoglio, ma mi tenni a distanza non appena vidi due corpi allungati uno sopra l'altro.
Come si poteva scopare in spiaggia con la consapevolezza che qualcuno avrebbe potuto vederli?
Coglioni.
Mi avvicinai per capire chi fossero, sempre tenendomi nascosto.
Riconobbi il ciuffo riccio e i capelli castani della ragazza.
La voce era chiaramente quella roca e profonda di Harry.
Ne ebbi la conferma quando due minuti dopo, il ragazzo pronunciò il nome Shirley.
Si fermarono velocemente ed ebbi paura di essere stato scoperto, ma invece vidi che si sedettero una sopra l'altro e rimasero fermi.
Ormai lei era andata avanti e aveva cambiato vita, ma questo non significava che io non avrei potuto benissimo riavvicinarla a me.
Non appena li vidi sentii una specie di fitta allo stomaco, non sapevo come definirla. Gelosia? No...
Era passato tanto tempo ormai e non provavo nulla se non pura attrazione fisica.
Silenziosamente, me ne andai a casa. Harry sarebbe partito per l'Inghilterra di lì a poco ed era un vantaggio per me.

Harry.

Allacciare le cinture di sicurezza, stiamo per decollare.

La voce dell'hostess nell'altoparlante mi riportò alla realtà.
Sognavo ancora quella splendida notte passata al mare, solo io e lei.
Una vicino all'altro, corpo su corpo.
Per lei era troppo presto e in fondo aveva ragione erano quasi sei mesi che stavamo insieme.
Avrei aspettato fino a quando lei si sarebbe sentita pronta.
Mi mancava già.
Solo al pensiero che a settembre l'avrei rivista, mi faceva male lo stomaco.
Il futuro mi spaventava molto. Avevamo due strade completamente differenti, lei lavorava in un bar e io mi stavo per laureare in lettere e avrei lavorato in una casa editrice.
Non potevo pretendere che lei si trasferisse qui a Londra, era da puri egoisti. In più lei aveva suo fratello a Barcellona...
Decisi di smettere di pensare e di preoccuparmi, così mi addormentai un po'.

Dopo due ore l'aereo atterrò e con un taxi ritornai a casa.
Infilai la chiave nella serratura ed entrai nel freddo ambiente di casa mia.
Così tanti ricordi.
Così tanti mesi fa Shirley era qui con me a visitare la città, a dormire con me dopo un incubo.
Ora invece ero da solo, senza mia madre.
La pensavo spesso.
Chissà dove si trovava, cosa faceva, se mi vedeva.
Il mio cellulare mi riportò alla realtà avvisandomi dell'arrivo di un messaggio.

*Ti aspetto domani mattina, inizia il tuo turno. :)*

Mr. Payne era sempre gentile, quando si arrabbiava con noi cercava sempre di non essere troppo duro e ci aiutava sempre quando avevamo bisogno di aiuto.
Andai in cucina per prepararmi un panino per pranzo e poi mi guardai un film, cercando di liberare la testa dai pensieri.

Shirley.

Come avevo promesso, dopo la partenza di Harry sarei tornata a lavoro.
Ad essere sincera mi mancava questo ambiente.
Mi mancava parlare con le signore anziane che bevevano il caffè e compravano caramelle ai propri nipoti, servire 'il solito' agli uomini d'affari o agli operai.
In più mi mancava lo spirito di squadra che c'era tra me, Louis e Flor, ma era stato 'rovinato' dalla presenza di Waliyha. Lo so, era un ragionamento da bambini.
Mi avvicinai al nuovo dipendente per farci amicizia.
Aveva i capelli rosso carota, che mi ricordavano tanto l'Irlanda, gli occhi azzurri e una leggera barba rossa gli copriva il mento.
Era robusto, di media statura e aveva un sacco di tatuaggi colorati sulle braccia.
Si chiamava Ed, diminutivo di Edward, mi si strinse il cuore a sentire quel nome.
Suonava la chitarra molto bene e quando poteva, si esibiva insieme ad alcuni suoi amici nei pub.
Era molto simpatico e mi piaceva lavorare con lui.
Louis intratteneva sempre i clienti e i bambini, giocando, dicendo barzellette squallide e indovinelli. Molta gente tornava proprio grazie a lui, era il jolly del bar.
«Allora Harry è partito?» mi chiese sedendosi su una sedia, esausto.
«Sì, questa mattina.» dissi sciacquando le tazzine da caffè.
«Oh..» disse abbassando lo sguardo.
«Quando tornerà?» chiese poi.
«A settembre.» lui spalancò gli occhi e sospirò.
«Louis, te l'ho mai detto che hai degli occhi bellissimi?» dissi per farlo sorridere, e raggiunsi il mio obiettivo.
Arrossì.
«No.» sussurrò.
«Be', hai degli occhi stupendi.» lui sorrise.
«Stai cercando di flirtare con me?» disse assumendo un atteggiamento teatrale.
«Forse.» dissi scherzando e ci rimettemmo a lavorare.

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