Shirley.
«Mi dispiace che Harry non sia potuto venire» disse Zayn dopo essersi fermato ad un semaforo.
«È successo qualcosa fra di voi? Non voglio farmi i fatti vostri ma non vi ho visti molto in pace e amore. Che ha combinato Harry stavolta?» ridacchiò.
«No, in realtà è colpa mia. Forse ho esagerato...»
«Non so cosa sia successo ma si vede che ci è rimasto male.»
«Lo so ma secondo me è troppo possessivo. Cioè si preoccupa troppo per me.»
«Ma è una cosa positiva, no?» svoltò in una traversa a destra lungo una strada periferica. Non conoscevo il posto, ma sembrava carino il locale da fuori.
«È positivo se non esagera.»
«Ha davvero fatto qualcosa di brutto?»
«No, però nemmeno piacevole.» parcheggiò e scendemmo.
«Va bene.» ne ero grata che avesse terminato il discorso e non ero di certo qui per parlarne.
Il locale, come aveva detto Zayn, era pieno zeppo di clienti.
Il moro disse in fretta il suo cognome ad un cameriere che ci portò al nostro tavolo in fondo alla sala, accanto alla finestra.
«È davvero carino qui,» dissi guardandomi intorno.
Lui sorrise e annuì.
Diedi un'occhiata al menù del pranzo e chiamammo il cameriere di prima per ordinare.
«Bene, che cosa porto ai due fidanzatini? » disse facendomi arrossire.
«No, n-noi non-»
«Due hamburger con patatine per favore.» mi interruppe Zayn.
«Ricevuto» disse strizzando un occhio.
«Be' allora cos'hai intenzione di fare?» rimasi confusa dalla sua domanda.
«Intendo, hai intenzione di studiare o qualcosa del genere?» chiarì.
«Ah, mh, vorrei iniziare a studiare all'università psicologia.»
«Davvero? Sembra interessante...» sorrise.
«Dove?» continuò. Sospirai.
«Non lo so... Avevo preso in considerazione di trasferirmi a Londra perché così poi sarei potuta stare vicino ad Harry senza fargli fare avanti e dietro ogni volta.»
Sgranò gli occhi.
«A Londra? Shirley sei sicura? Non conosci Harry nemmeno da un anno»
«Lo so ma non possiamo continuare la relazione a distanza»
«Sì, è alquanto difficile, soprattutto nelle vostre circostanze.»
«Che intendi?»
«No, nulla.» disse in fretta.
«È un gesto abbastanza decisivo e importante nella tua vita, e tu sei sicura di andare con lui?»
«Sì, credo.»
«Un giorno potreste rompere e rimarresti a Londra da sola. Tutti i tuoi amici qui. Flor, Louis, io, Ed. Tuo fratello Niall. Hai tutto qui e a Londra hai solo Harry. Ne vale davvero la pena?» rimasi in silenzio. Aveva ragione in fondo. Il suo telefono prese a squillare.
«Torno subito. Pensa a quello che ti ho detto.» nel frattempo, il cameriere portò gli ordini.
Vidi attraverso la finestra che muoveva freneticamente le mani, leggermente alterato.
Mi sforzai per leggere il labiale ma non capii molto. Solo 'questo è troppo grande per me'.
Chiuse la chiamata e rientrò nel locale con un'aria piuttosto infuriata.
«C'è qualcosa che non va?»
«No, tutto bene.» disse duramente.
«Zayn, puoi parlare con me» addolcì il suo sguardo e sospirò.
«Nulla va bene. Solo che ho fatto un patto con una mia amica però si sta rivelando più pericoloso del previsto.»
«E lei non può fermare tutto?»
«Non è che non può, non vuole proprio. Vuole ottenere ciò che desidera e non credo che potrò fermarla.» disse addentando il suo hamburger.
«Oh, mi dispiace. Spero solo che questo non porti alla galera o roba varia.» rise e mi unii a lui.
«Spero di no.»
«Posso fare qualcosa per te?» chiesi.
«Stammi vicino.»Louis.
Harry e io camminavamo lungo il corridoio dell'ospedale.
Gli infermieri mi avevano detto di restare solamente un altro giorno ancora e domani mi avrebbero "liberato".
Stavo bene e non avevo bisogno di restare, ma parlare con loro era come parlare con i muri.
Il fatto che Harry stesse accanto a me, mi rassicurava moltissimo. I medici avevano liberato una stanza per poter permettere ai poliziotti di farmi l'interrogatorio.
Un passo di Harry equivaleva a due miei a causa delle sue lunghe gambe e infatti, appena arrivammo, avevo il fiatone.
Entrai senza bussare e mi ritrovai i noiosi poliziotti davanti.
«Salve signor Tomlinson, mi scuso in anticipo per questo secondo interrogatorio,» iniziò a parlare quello seduto sulla sedia dietro la scrivania.
«ma abbiamo bisogno di altri indizi e solo lei è in grado di aiutarci quindi la prego di sforzare il più possibile la memoria. Lo faccia per sua sorella.» annuii e iniziai a sentirmi male al suono della parola sorella.
Era una sensazione orribile, come se ti stessero uccidendo dentro.
«Lei chi è?» disse rivolgendosi ad Harry, che era rimasto affianco a me tutto il tempo.
«Uhm, io sono Harry Styles. Sono-»
«È il mio migliore amico e ho bisogno di lui per affrontare questo momento.» lo interruppi. Il poliziotto esitò prima di parlare.
«Non si potrebbe fare, in realtà. Ma per questo caso saltiamo.» ammiccò un sorriso.
Ci sedemmo dalla parte opposta della scrivania rispetto al poliziotto, in modo da averlo di fronte.
Accanto a lui c'erano altri due che erano pronti per prendere appunti sui loro taccuini.
«Allora Tomlinson, abbiamo contattato e avvertito tutte le pattuglie. Dobbiamo chiederle i dettagli precisi di quella serata.»
«Di nuovo?»
«Sì. Abbiamo paura che lei ci stia nascondendo qualcosa.»
«Che?! Ma secondo voi io nasconderei qualcosa? Farei di tutto pur di rivedere mia sorella!»
«A che ora è andato a prenderla?»
«All'una di notte.»
«I suoi amici erano tutti riuniti in un gruppo o c'era qualcuno che mancava?»
Mi sforzai per ricordarmi bene i dettagli di quella serata. Era difficile per me, non volevo tornare indietro nel tempo per rivivere quella paura, quel panico che ti gela il sangue nelle vene.
Il fiato corto, il cuore ti batte all'impazzata.
Non ci capisci più un cazzo di quello che sta succedendo.
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Letters.
FanfictionShirley stava ritornando a casa in quella fredda serata di metà dicembre attraverso le strade di Barcellona, illuminate dalle allegre luci che annunciavano l'arrivo del tanto atteso natale. Aprì la cassetta della posta per controllare se una cartoli...