Mr. Liam Payne.
Mi avviavo verso la casa del mio migliore amico, nonché direttore della nuova casa editrice, per la "grande cena". Ci conoscevamo da anni ormai e mi ero sempre trovato bene in sua compagnia e quella dei figli.
Mi dispiaceva davvero molto per quello che succedeva ad Harry, davvero non si meritava nulla. Nessuno si meritava cose del genere. Una dopo l'altra, per di più.
Non mi andava per niente di vedere visi di alcune persone a cui interessava solo il denaro e il potere.
Suonai il campanello dopo che Sophia mi raggiunse, aggiustando la mia giacca nera.
Qualche secondo dopo, la porta si aprì rivelando Jack.
«Che bello riaverti qui!» esclamò e lo salutammo con dei baci alle guance.
«Prego, entrate. Stai benissimo questa sera, Sophia.» mia moglie sorrise e ringraziò al complimento dell'uomo.
Al centro della grande sala beige c'era un lungo e largo tavolo pieno di posti a sedere, tutto perfettamente abbinato alla carta da parati. Gli altri invitati facevano conversazione allegramente e li salutai tutti.
Per aiutare Harry, mi sedetti davanti ad uno dei più ricchi lì presenti, il vice direttore del The Sun, che era a conoscenza di molte cose qui a Londra grazie al suo lavoro nel campo del giornalismo.
La cena iniziò subito dopo il brindisi e cercai di ascoltare la loro conversazione, ma era ben lontana da quello che cercavo io.
«Avete sentito parlare dei rapimenti di alcune ragazze, recentemente?» mi intromisi.
«Sì,» rispose con fare ovvio l'uomo davanti a me, Joseph, pulendosi la bocca con un fazzoletto.
«Mi sono interessato subito, dato che sta succedendo frequentemente.»
«Secondo te cosa c'è sotto?»
«Non saprei dirlo con certezza, Payne, dato che non ci sono testimoni. Le cose che hanno in comune le ragazze sono: hanno tutte età più giovane a partire dai venti anni in giù, sono vergini e la maggioranza sono state rapite ad una festa.» annuii.
«Solo ragazze di Londra sono state rapite?» chiesi nonostante conoscessi già la risposta.
«Sì, da quello che so.» fece spallucce.
«No, non solo di Londra.» disse improvvisamente l'uomo accanto, Chris, il poliziotto, che era rimasto muto per tutta la cena.
Con lui ci avevo scambiato sì e no tre parole nella mia vita. Non mi piaceva per niente come persona e non potevo fidarmi di uno come lui.
«Anche altre due ragazze.»
«Da dove provengono?» domandai.
«Spagna, ma non si conosce l'identità delle due. Non ancora. Ci sto lavorando, comunque. Voglio scoprirlo. C'è qualcosa che non quadra assolutamente.» rispose. Ero un po' titubante sul fatto di dirgli che ero a conoscenza delle due ragazze.
«L'altra volta in ufficio ho ricevuto una chiamata persa dalla pattuglia di poliziotti spagnoli. Quando ho provato a richiamare la linea era occupata.» aggiunse.
«Potresti farmi sapere quando vieni a conoscenza di qualcosa? È davvero importante.» Chris mi guardò negli occhi prima di annuire, come per accertarsi se stessi mentendo o no.
Pian piano, tutto il tavolo finì per parlare solamente di questa serie di rapimenti ma nessuno - tranne me, Chris, e Joseph - ne sapeva qualcosa.Dopo che la cena finì, mi assicurai di ricordare a Chris di informarmi, una seconda volta.
Chi mai poteva essere? Come mai avevano rapito Shirley? Avevo fatto bene a non dire niente sulle due ragazze spagnole? Mi sarei confrontato presto con Harry e, in caso avessi sbagliato, non avrei esitato di certo a chiamare il poliziotto.Ragazze dai venti anni in giù.
Rapite durante le feste.
Vergini.
Cosa mai poteva essere? Per quale motivo poi?Harry.
Il giorno dopo.
«Louis, Niall, la colpevole deve essere Alice. Per forza. Non c'è altra spiegazione.» sbraitavo al telefono mentre tornavo a casa alle undici di sera, dopo aver finito il turno.
«Secondo me quelle scritte sono rivolte a due persone differenti. Una delle due sei sicuramente tu.» disse il biondo.
«Quindi c'è lei sotto tutto questo?»
«Probabilmente. Ma questo non spiega il motivo della sparizione di mia sorella.» aggiunse Louis, fortunatamente grazie a Skype potevo chiamarli entrambi allo stesso tempo.
«È tutto così fottutamente complicato.» mi tirai forte i capelli. Era un sollievo immenso sentire la voce di un amico, soprattutto di Louis.
«Non ci hai detto come è andata a finire la cena di Mr. Payne. Ci hai parlato?»
«Sì, stamattina.»
«Che ha detto?» chiesero impazienti.
«Ha detto che solo il vice direttore del The Sun e un poliziotto sanno qualcosa. E Mr. Payne ovviamente. Il giornalista ha detto che tutte hanno in comune la verginità, età dai venti in giù e sono sparite durante delle feste.»
«Verginità hai detto?» chiese Louis.
«Sì, verginità.»
«Harry ma Shirley... »
«Cosa, Shirley cosa?»
«Shirley non è vergine e nemmeno Lottie.»
«D-davvero?» il pensiero che Shirley non fosse vergine non mi aveva mai attraversato la mente prima d'ora.
«Sì.» ci fu un silenzio imbarazzante.
«Io non lo sapevo.» disse Niall innocentemente.
«Uhm, be', ecco io...»
«Louis, per favore, parla e basta.» dissi sbuffando.
«Io e Shirley l'abbiamo fatto un paio di volte.» disse velocemente. Potei scommettere che stesse arrossendo.
«Dimmi la verità.» non sapeva mentirmi.
Sbuffò prima di parlare.
«Okay, okay. L'abbiamo fatto... molte volte.» quasi mi veniva da ridere per l'ironia della cosa.
«Ma era molto tempo prima di voi due.» si affrettò ad aggiungere.
«Ci mancherebbe.» non ero geloso, ma mi sarebbe piaciuto essere stato il primo di Shirley. Sempre se l'avrei ritrovata, aggiunse il mio stupido subconscio.
«Be', uhm, allora se è come dici tu lei non c'entra nulla con le altre ragazze, o sbaglio?»
«Harry, a questa domanda si può rispondere solamente se conosci la fonte del problema.»
«Cazzo. Ritorniamo alla lettera di Alice.»
«Secondo me la prima frase è riferita a Zayn, potresti rileggermela per favore?»
«Certo, Niall.» estrassi il foglio dalla tasca dei jeans che avevo posato e ripiegato precedentemente sul letto e lessi.
«Mi hai detto che avrei potuto fidarmi di te, e l'ho fatto. Ma mentivi. Eri dalla mia parte, ma poi hai cambiato idea. Ora pagherai le conseguenze.»
«Sì, è sicuro riferita a Zayn.» affermò.
«Noi non abbiamo nessuna certezza che Zayn conosce Alice»
«Ma altrimenti non c'è spiegazione, capisci?»
«Sì, lo so.. Dobbiamo avere delle prove concrete.»
«Ragazzi, io adesso devo andare.» annunciò Niall e riattaccò dopo aver salutato.
«Uhm, come stai comunque?» disse Louis timidamente.
«Male Louis. Senza Shirley mi sento così solo.» sospirai.
«Mi sento così inutile. Lei è scomparsa e io non posso fare niente per aiutarti.»
«Non sei inutile, Louis. Mi stai aiutando moltissimo invece e ti ringrazio. Ti ringrazio anche perché per me è un sollievo sentire la tua voce.»
«D-davvero? Uhm, be', lo è anche per me. Tantissimo.»
«Mi manchi.» ammise.
«Anche tu Lou, tutti e due mi mancate. Anche Niall.»
«Vedrai che riuscirai a trovarla. Buonanotte Harry, ti voglio bene.»
«Buonanotte Lou.»Dopo aver riattaccato il silenzio invase la stanza e mi resi conto di quanto ero solo in realtà.
Non avevo più una famiglia. Solo Shirley, ma al momento non c'era.
Mi allungai sul letto dopo essermi svestito del tutto.
Provai una sensazione strana, estranea.
Mi veniva da piangere, ma non ci riuscivo.
Le lacrime sembravano come essere evaporate completamente dal mio corpo.
Mi sentivo vuoto, non riuscivo a tirare fuori le mie emozioni.
Sembrava come se si stesse aprendo una voragine in me.
Avevo perso il mio faro.
Ero nel bel mezzo della tempesta.
La mia nave non era più in grado di andare avanti.*
Correvo fra un tavolo e l'altro mentre prendevo le ordinazioni dei ricchi clienti dall'aria snob.
Ero sudatissimo, avevo molta sete, ma non potevo fermarmi.
Non avevo parlato più con Luke dopo quel giorno.
Ero ancora scosso dalla visita di Mark e mio padre. Mi si attorcigliava l'intestino solamente al pensiero di quel verme.
Io a Chicago con lui? Mai in un milione di anni.
Non potevo lasciare tutto per lui. Se avessi accettato, sarei stato un grande egoista; avrei abbandonato Louis e Shirley e li avrei dimenticati senza curarmi di ritrovarla.
Era la via più facile, ma non potevo non prendere in considerazione l'idea di stare con un uomo che non conoscevo e che non mi conosceva.
Avevo bisogno di un suo abbraccio, di un suo consiglio. Di lei.*
«Harry, aspetta.» disse Mr. Payne, chiudendo le porte del ristorante per venirmi in contro.
«Stamattina mi ha chiamato il poliziotto, Chris. Ha parlato con gli spagnoli, i quali gli hanno riferito che Shirley è qui al cento per cento. Stanno scomparendo anche ragazzi.»
«Ha scoperto più o meno dove si trova?»
«Lui no, ma ho ricevuto un'altra chiamata ancora.» sbattei le palpebre velocemente.
«Da chi?»
«Da uno di quei signorotti che si trovavano alla cena. Il suo nome è William. Mi disse che mi aveva sentito parlare di questo argomento e così ho scoperto tutto, o quasi.»
Il mio respiro divenne irregolare.Note:
Il prossimo capitolo si aprirà nel passato, più o meno dal giorno in cui Harry ha fatto la festa d'addio.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e se è così lasciate una stellina!!
Aggiorno ad almeno 12 voti e 17 commenti.Love you, xx.
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Letters.
FanfictionShirley stava ritornando a casa in quella fredda serata di metà dicembre attraverso le strade di Barcellona, illuminate dalle allegre luci che annunciavano l'arrivo del tanto atteso natale. Aprì la cassetta della posta per controllare se una cartoli...