Capitolo 28

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Schiacciato il pulsante play, il video misterioso partì.
Il sangue mi si ghiacciò nelle vene non appena vidi il contenuto.
Eravamo io e Luke al London Eye.
Si potevano percepire alcuni frammenti della nostra conversazione.
Poi il video finì.
Cosa cazzo significava?
Chiamai immediatamente Luke e gli riferii tutto.
«Oh merda.» imprecò.
«Ma la cosa peggiore è che me lo sono ritrovato davanti casa! Sanno dove abito!»
«È sicuramente lei. Perché non ci parli?»
«Prima voglio parlare con Mr. Payne.»
«Va bene, cazzo, ma fallo al più presto!»
«Domani inizio il turno.»
«Perfetto, a domani allora
Dopo aver salutato, informai Niall e Louis dell'accaduto.

«Non posso crederci ripeteva Niall.
«Era sicuramente un modo per farti capire che ti osservano» aggiunse Louis.
«Sì, lo so... Secondo me Alice c'entra qualcosa.»
«Non lo so... Potrebbe davvero arrivare a tanto? Se si parla di più di un rapimento allora non può essere lei.
Voglio dire, ci sono stati più di due rapimenti a Londra e quindi non vedo il motivo per cui lei sia colpevole.
Per Shirley okay, ma le altre? Mia sorella? Che voleva da lei? Nemmeno sapeva della sua esistenza
«Non lo so, Louis. Non ci sto capendo niente. Il mio capo è un pezzo forte, dovrei chiederlo a lui se sa qualcosa.»
«Lui è a contatto con i ricchi
«Sì, Niall. È la mia unica speranza per adesso.»
«Parla con Alicedissero in coro.
«Okay, ci proverò. So dove abita. Domani mi rimetto a lavoro e spero di poter parlare col capo.»

La mattina seguente venni svegliato a causa di un incubo. La sveglia sarebbe suonata tra qualche minuto, quindi mi alzai e la spensi direttamente.
Ero sudato, quindi mi feci una doccia tiepida e lunga, molto lunga.
Dopo essermi asciugato e vestito, mi feci un caffè per iniziare la giornata.
Dio, quanto mi mancava Shirley.
Se nulla fosse successo, lei mi avrebbe raggiunto qui il giorno seguente e sarei andato alla casa editrice a chiedere lavoro.
Mi diressi al ristorante per riniziare la mia vecchia routine.
Stranamente c'ero solo io, a parte Ashton ovviamente, a qualunque ora fossi andato lui sarebbe stato già lì. Era un dato di fatto che non mi sapevo spiegare. A volte io e Luke ci chiedevamo addirittura se dormisse qui.
Dopo avergli fatto un cenno col capo per salutarlo, mi recai nell'ufficio di Mr. Payne. Bussai delicatamente per poi sentire la sua profonda voce dirmi di entrare.
Aprii timidamente la porta, affacciando solo la testa. Era concentrato su dei fogli che coprivano interamente la scrivania, con degli occhiali neri che metteva solo quando era occupato a lavoro, ogni tanto mordicchiava il tappo della penna BIC nera e si massaggiava le tempie.
Alzò la testa per vedere chi avesse disturbato il suo lavoro e mi accolse con un caldo sorriso.
«Ciao Harry, buongiorno. Come stai?»
Lo salutai cordialmente e presi posto sulla sedia di pelle nera morbida davanti la scrivania grande. Cercai in qualche modo di spiegargli il guaio in cui mi ero cacciato.
«Lei ne sa qualcosa?» domandai infine.
Si tolse gli occhiali e mi guardò, poggiando i gomiti sulla scrivania in mogano e intrecciando le dita, per poi portare le mani sotto il mento.
«Spesso ho sentito di sparizioni e robe varie, soprattutto in queste settimane.»
«Mr. Payne io volevo chiederle un favore.»
«Dimmi,» sorrise caldamente.
«Ecco, dato che lei è un uomo di una certa importanza qui, vorrei chiederle di potermi aiutare a scoprire qualcosa, magari anche attraverso persone del suo livello.»
Lui ridacchiò per la mia scelta di parole.
«Io non sono in nessun livello, Harry. Sono tanto importante quanto te.»
«Ma intendo economicamente.» specificai e lui ampliò il suo sorriso, scuotendo la testa.
«Comunque, sì certo, sono più che felice di aiutarti.» tornò serio.
«È piuttosto strana questa situazione e c'è qualcosa che non va affatto. Domenica sera, ovvero domani, ho una cena con persone che tu definisci "del mio livello".» rise facendo le virgolette alle ultime tre parole e mi sentii in imbarazzo.
«Cercherò di informarmi se loro sono a conoscenza di qualcosa. Ti riferirò il più possibile.»
«Grazie mille Mr. Payne, davvero!» esclamai alzandomi e stringendogli una mano.
Una scintilla di speranza si era accesa in me. Non dovevo illudermi però, o quella scintilla mi avrebbe bruciato.
«Dovresti scrivere un libro sulla tua vita Harry, te ne succedono di tutti i colori.» ironizzò mentre aprivo la porta per uscire.
«Ah, a proposito di libro, hai cercato quella casa editrice?» quanto poteva essere buono il mio capo? Non solo sapeva che mi sarei licenziato, mi aiutava anche con il prossimo lavoro!
«Non ancora, sono tornato solo ieri. Avevo pianificato di farlo domani se solo Shirley non fosse scomparsa.» mi tremò la voce e mi voltai, cercando di ingoiare le lacrime fin troppo trattenute. Sentii improvvisamente due calde mani posarsi sulle mie spalle.
«La troveremo, vedrai.»
Annuii insicuro e lo abbracciai.
Anche quando ero solo, non riuscivo nemmeno a piangere.
«Nei tuoi occhi non c'è più l'allegria di una volta. Sembra che questi fatti ti stiano prosciugando dentro, sembra che stiano assorbendo le tue emozioni; ma non permettere che accada, mai, perché poi è difficile tornare indietro.» disse guardandomi dritto negli occhi. Annuii di nuovo.
Mi lasciò andare dopo avermi dato due pacche sulla spalla.

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