Il tramonto senza sole

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- Jason Dwight

Il corvo mi aveva insegnato a coltivare delle strane piante esotiche. Io avevo obbedito, prendendo l'acqua nel pozzo di pietra e continuando ad annaffiare i germogli che crescevano in fretta. Troppo in fretta.
Quando aspettai che i germogli crescessero dopo averli annacquati, il corvo mi spiegó come accendere la lampada ad olio.
"Dentro il mantello, vicino al braccio, hai un bastone. Non si sente quando si cammina o si corre, si percepisce la presenza solo quando lo si pensa. Se lo tiri fuori, si accenderá una lampada ad olio; usala saggiamente."
Appena pensai ad un bastone con una lampada ad olio lo percepii, esattamente sotto il braccio. Lo tirai fuori dal mantello e la lampada all'estremità si accese, creando una luce fioca. Riposi di nuovo sotto il braccio il bastone, e la luce si spende insieme alla sua presenza.
Appena raccolsi le bacche rosse sulla punta della pianta, come le altre scomparí in una folata di coriandoli secchi, e apparvero delle monete nella tasca grigia destra del mantello. Piantai i semi, raddoppiati cosí tanto da occupare tutto l'orto, e poi sentii dei violini suonare. Scordati, suonavano note stonate e in modo molto violento e veloce. Sembrava una melodia da film horror.
"Lo senti anche tu questo suono? Dovresti correre.. e nasconderti.." disse il corvo, tremando un po'. "Vai." concluse volando verso la foresta, al di fuori della recinzione chiara che confinava il prato con gli orti al bosco di latifoglie. Il suo sostegno di rami cadde, come se fino a quel momento la presenza del volatile fosse stata di vitale importanza per il suo equilibrio.
Feci ció che mi aveva detto il corvo: corsi verso la casetta e chiusi la porta alle mie spalle. La canzone dei violini era sempre piú vicina; non è che l'animale parlante mi stava prendendo in giro?
Sta succedendo tutto troppo in fretta.
All'improvviso i violini smisero di suonare, s ci fu solo silenzio. Una trave emise uno scricchiolio. Una candela del candelabro si spense, la cera sciolta che colava verso il braccio. Passarono dieci secondi. Sospirai. Forse ero al sicuro. Andai a vedere a una delle finestre per controllare. Appena guardai verso l'esterno, delle fisarmoniche suonarono in una melodia lenta ma allarmante, come se stessero segnalando l'arrivo di qualcosa.
Dal fondo del prato comparve un essere dalle forme antropomorfe, in effetti sembrava un umano vero e proprio. Arrivava strisciando a una velocitá sorprendente verso la casa. Era un umano senza pelle, vestito solo di muscoli bianchi a striscie rosse. La faccia non aveva occhi, solo un naso composto da due fessure, come quello di una tartaruga. La bocca era enorme e senza labbra, aperta per fare vedere i canini lunghi come zanne d'orso. Le mani erano lunghe e le dita sottili, con le unghie che si estendevano per circa dieci centimetri, per finire con una punta affilata e rossiccia. Le ginocchia erano erose perchè ci gattonava sopra, insieme ai palmi delle mani. mentre avanzava delle scintille volanti che sembravano di fuoco si materializzavano al suo passaggio, per poi scomparire subito dopo. Quando il silenzio fu calato scese una nebbia improvvisa a fondo prato. Fitta, bianca e umida. Piegai le ginocchia per osservare dalla finestrella solo con gli occhi, senza mostrare il corpo. Il cuore mi batteva a mille.
Uscii nuovamente poco dopo dalla nebbia seguito dalla canzone delle fisarmoniche demoniache, sbattendo violentemente verso la porta. Istintivamente mi sedetti all'indietro. Le fisarmoniche si allontanarono. Con gli occhi sgranati, presi la forza di guardare al di fuori della casa; il mostro senza pelle se ne stava andando. Non si era accorto di me. Spero...
La nebbia restó ancora per qualche secondo, e la creatura tornó di nuovo, ma solo per controllare l'esterno della casa. Non vide la finestra su cui ero affacciato. Quando si arrese, la nebbia sparii insieme alla sua presenza.
Che. Cazzo. Era. Quello!?
Mi sedetti sotto la finestra, il cuore a mille. Quel mostro... Cosa voleva da me? Voleva uccidermi? Mi stava cercando? Dov'è il corvo?
Ok. Io sto qui e non esco piú.
Decisi. Se quel coso mi sarebbe piombato davanti mentre stavo coltivando o riempiendo il secchio nel pozzo avrei preso un attacco di cuore. Un'altra candela, la centrale, si spense.
Cosa devo fare adesso?
Mi misi a riflettere. Se sarei uscito, o avrei potuto trovarmi il mostro umano senza pelle davanti, oppure no. Forse se n'era veramente andato. In effetti, ne violini ne fisarmoniche si sentivano piú.
Forse questi strumenti sono come un segnale, con i violini significa che sta per arrivare, e con le fisarmoniche che è arrivato.
In effetti, che altra teoria ci sarebbe potuta essere? Quando hanno cominciato a suonare i violini, il corvo mi ha detto di scappare. Forse questo è il primo allarme. E con le fisarmoniche e la nebbia finalmente lo si è visto.
Quindi... Se ora non si sentivano piú i due strumenti e non c'era nemmeno piú la nebbia... Significava che se n'era andato.
L'ultima candela si spense. Un filo di fumo si levó dallo stoppino bruciato.
Non ci diedi troppo peso, e guardai nuovamente il pavimento, intrappolato nei miei pensieri.
Dopo qualche secondo, un rumore metallico e simile a un computer sfunzionante provenne dal letto. Subito dopo un'ombra scura si allungó da sotto. Continuó a proseguire, estendendosi sempre di piú. Quando divenne lunga due metri, dall'ombra uscì una sagoma accompagnata da un rumore di un glitch. La sagoma era nera a occhi rossi e luminosi, non aveva profondità, ed era una copia di... Me stesso.
Aveva la mia stessa altezza, le mie stesse spalle larghe e le mani grandi. Indossava il mantello con il cappuccio, gli stivali e i pantaloni. O almeno, questo capí dalla sagoma. L'ombra cominció lentamente ad avanzare verso di me. Mi alzai e mi allontanai. Lui continuava a camminare. Seguiva il mio sguardo con il suo.
Ok. Non farti prendere dal panico. Lui è lento. Posso attirarlo in un angolo e poi scappare dalla porta. Se provo adesso due passi e mi prende. Devo stare paziente e calmo. Anche se non so se puó prendermi a distanza o formulare scatti... Vabbè, dovró correre il rischio.
Mi avvicinai all'angolo con la pianta nel vaso, tra il camino e la scrivania d'acciaio. Lui proseguí verso quella direzione. Ci mise un bel po' di tempo a raggiungermi. Quando arrivó a cinque passi da me, scartai di lato e corsi verso la porta, mentre l'ombra si girava come una macchina e continuava a proseguire con la stessa velocitá. Aprii il portone pesante e lo richiusi dietro di me. Affannato dallo scatto, poggiai le spalle sul legno della porta a riprendere fiato. Quando sentii il glitch vicino peró feci una corsa in avanti di qualche metro.
Camminai lateralmente per vedere da una finestra, e poco dopo comparve. L'ombra mi osservava dalla finestra, gli occhi rossi senza emozioni. Non poteva attraversare le pareti ne uscire dalla casa. Mi trattenni a fargli il dito medio e a urlargli qualche insulto.
Sono stato fortunato che non era tanto veloce e non poteva fare scatti.
Solo in quel momento mi accorsi di essere fuori dalla casa. Mi guardai oltre le spalle. Non c'era nebbia. Non si udivano violini. Non c'era una creatura strisciante senza pelle.
Sospirai dal sollievo, anche se avevo ancora un po' d'ansia. La vita mi aveva insegnato di non cantare mai vittoria troppo presto, quindi stetti attento. Mi accorsi solo dopo del cielo. Era da tutto il 'giorno' che ero impegnato a seguire le indicazioni del corvo, ed ero stato distratto per via delle due creature che mi avevano attaccato. Nel mio cervello mi ero detto il perchè la luce era cosí debole, ma non avevo mai guardato il cielo per vedere se il sole era coperto da una nuvola. Stranamente, non l'avevo neanche visto di striscio fino a quel momento.
Cosí, dando risposta alle mie domande, chinai il capo verso l'alto. Ció che vidi fu inquietante; il cielo era colorato di giallo, arancio e rosa, con qualche nuvola grigia, ma in tutto ció, non c'era il protagonista del paesaggio; il sole. Avrei dovuto vedere il disco rosso o almeno l'aura, invece non c'era. Perchè?

Panic Island: Escape or Die [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora