"L'oceano è bellissimo vero?"

6 0 1
                                    

"Jason, tutto bene?" Mi domandó Gabry.
Mi svegliai dal mio pisolino vigile e lo trovai dietro di me, con una mano sulla mia spalla.
"Sí... Sí, sí sto bene..." Risposi.
"Perché hai dormito in camera di Lily?" Chiese.
Sgranai gli occhi e mi trovai sulla sedia affianco al letto della ragazza, dove lei giaceva pacifica e con gli occhi chiusi.
"Mi sono addormentato per sbaglio." Risposi sbadigliando.
"Senti, io, Diabla e Kayl andiamo in ricognizione. Abdul è in camera e dopo ci raggiunge. Ci vediamo dopo."
Guardai la sveglia sul comodino di Lily. "Ma è tardi, sono quasi le otto di sera."
Lui alzó le spalle come risposta.
"A dopo."
"A dopo.." e uscí chiudendo la porta.
Il mio sguardo ritornó su Lily. Le strinsi la mano delicatamente.
Quando rivedró i tuoi occhi?
Dopo una mezz'oretta Abdul mi avvisó che sarebbe andato con gli altri. Non dissi niente, annuí appena, e lui andó.
"Spero che tu mi senta davvero quando ti parlo, anche se sei in coma." Dissi. Le accarezzai i capelli, mentre mi venne un'idea. "Aspettami qui."
Andai in camera a prendere il liuto, per poi risedermi sulla sedia e cominciare a suonare le note di Heather, di Conan Gray.
Mentre suonavo la guardavo con le lacrime agli occhi, ricordandomi la prima volta che avevo suonato davanti a lei.
Quando finí la canzone cominciai a piangere silenziosamente, senza emettere singhiozzi.
"Ti prego Lily svegliati... per te, per me e per gli Hunters..." Mormorai.
Posai il liuto di fianco a me e nascosi il volto tra le mani, cercando di calmarmi facendo respiri profondi.
Quando non sentii piú gocce salate scendere, mi sentivo gli occhi rossi e gonfi. Buttai giú il groppo che avevo in gola.
All'improvviso il respiro di Lily si fece affannato. Prima poco, poi lentamente si fece sempre piú pesante. Le restai vicino, non sapendo cosa fare. La bomboletta era piena, e la maschera era messa bene, avevo appena controllato. Che cosa stava succedendo?
Sta morendo?
Tolsi subito quel brutto pensiero dalla mente, sennó mi sarei di nuovo messo a piangere.
Dopo un paio di minuti lei alzó di poco la schiena, ma in modo violento, quasi come se avesse sentito un coltello pungerle la schiena. Aprii gli occhi di scatto, e dalla maschera la vidi boccheggiare.
Le tolsi la maschera di fretta e furia mentre lei ansimava ancora, seduta.
"Lily va tutto bene... Va tutto bene." La rassicurai, accarezzandole le braccia.
Lei mi guardó basita e mi abbracció forte. "Fiorellino.." Mormoró quasi impaurita.
Ricambiai subito, trattenendo le lacrime commosse. "Sei viva adesso, stai tranquilla." Le dissi.
Si allontanó di poco dalla stretta per guardarmi. "Per quanto sono stata in coma?"
"Quattro settimane." Risposi sorridendo.
"Jason.. perché stai piangendo?"
Ancora!
"No è che... È bello che sei viva." Dissi cercando di fermare le lacrime.
Lei mi prese il volto tra le mani, asciugando le gocce. "Sei sempre stato cosí sensibile.. ma ora sono viva, non è il momento di piangere!"
Sorrisi. "Lo so... Scusa."
"Piantala di scusarti." Disse, per poi passare una delle sue mani fredde nei miei capelli.
"Grazie per avermi parlato per tutto questo tempo.. e quando hai suonato il liuto ho avuto la forza di alzarmi. Grazie ancora."
"Non potevo lasciarti sola. Mi hai protetto cosí tante volte. Dovevo ricambiare."
Lei tentó di alzarsi e l'aiutai, prendendola per un fianco.
"Dove vuoi andare?"
"Sul divano." Rispose decisa.
"Dovresti riposarti."
"Non me ne frega. Dove sono gli altri?"
"In ricognizione."
"Tra quanto tornano?"
"Non lo so."
Lei sbuffó. "Mi porti in braccio?"
La guardai e arrossí. "Cosa?" Balbettai.
"Senti, non ho voglia di camminare e te sicuramente riesci a trasportarmi con quelle braccia che hai." Disse.
Obbedii, prendendola per un fianco e per il retro del ginocchio.
La poggiai delicatamente su uno dei divani, e mi sedetti di fianco a lei.
"Vuoi un po' di pane e cioccolato?"
"Ok."
Andai in cucina e ritornai con un piatto riempito da una mezza pagnotta di pane e una barretta di cioccolato fondente, insieme a un bicchiere d'acqua. Lei mangió e bevve velocemente e in silenzio, come faceva sempre. Quando finí portai tutto in cucina.
Lei si pulí la bocca con il dorso della mano, ma non in modo rozzo, ma delicato ed elegante.
"Cosa vuoi fare?" Le chiesi sorridendo.
"Vuoi andare alla Rocca?" Domandó di rimando.
"Va bene, ma ti porto sulle spalle."
"Ok."
Non ci cambiamo per uscire; lei si mise solo una maglietta bianca e le calze, mantenendo i pantaloni lunghi e grigi della tuta.
Io uscii con il mio solito maglione a collo largo grigio scuro, e pantaloni della tuta lunghi e neri. Stavolta mi misi anche io le calze.
Appena avevamo messo gli stivali, mi accovacciai per consentirle di attaccarsi alla schiena. Strinse le gambe attorno alla mia pancia e le braccia attorno al collo, mentre uscivo dalla botola e mi dirigevo alla Rocca.
Stranamente era ancora giorno, quindi riuscii a vedere anche senza lampade ad olio.
Mentre correvo sentivo le sue mani che si spostavano dai capelli al collo, e in ogni salto io irrigidivo la presa alla gambe per non farla cadere.
Quando arrivammo, la posai con delicatezza vicino al bordo del piccolo promontorio, e mi sedetti di fianco a lei.
Incroció le gambe a guardó sorridente il cielo fioco e l'oceano blu. Io mi sedetti piegando il ginocchio sinistro e poggiandoci sopra il gomito (sempre sinistro), mentre l'altra gamba la lasciai distesa.
"Stai meglio?" Le chiesi.
"Sí. Grazie." Rispose, senza distogliere lo sguardo dal paesaggio.
"L'oceano è bellissimo vero?" Domandó.
"Stupefacente." Risposi, ma in realtá stavo guardando i suoi bellissimi occhi.
Il destro azzurro e puro come un cristallo di ghiaccio, il sinistro verde e brillante come uno smeraldo o una foglia splendente di rugiada mattutina.
Quando si accorse che la stavo guardando si giró anche lei.
"Jason?" Mi chiamó.
Le accarezzai una guancia con una mano, perso ancora nei suoi occhi incantati.
Mi avvicinai piano, cercando di essere delicato.
Dopo qualche secondo la baciai.
Le sue labbra erano sottili, ma dolci e tenere come il miele.
Chiudemmo gli occhi, mentre lei mi abbracciava le spalle e il collo con le braccia e io le posavo l'altra mano sul fianco.
Quando non avemmo piú fiato ci staccammo, ansimando appena, l'uno sulle labbra dell'altra.
"Ti amo Lily." Le dissi dolcemente.
"Anche io fiorellino." Rispose, e ricominciammo a baciarci.
Quando di nuovo non avemmo piú fiato, lei si spostó tra le mie gambe per sedersi con la schiena contro il mio petto. Le abbracciai i fianchi, mentre guardava sorridente il panorama.
Le baciai la testa, per poi unirmi alla sua vista, cullandola con il movimento del petto dove i polmoni respiravano.
"Ci credi?" Disse all'improvviso, sorridente.
"In che cosa?"
"Che sei finito in quest'isola qui senza nemmeno un motivo, con mostri spaventosi che ci perseguitano eppure ti sei innamorato di me. È incredibile da pensare."
In effetti aveva ragione. Non potevo mai immaginare che avevo trovato l'amore della mia vita e la mia famiglia in un'isola della morte.
Lei alzó lo sguardo su di me, sempre appoggiata al mio petto.
"Forse Corvo non è stato cosí crudele. Darei di tutto per rivivere questi momenti insieme mille volte." Risposi sincero, e la baciai brevemente ma dolcemente.
"Ora dobbiamo andare alla base o ci sgamano." Disse poi lei, dopo pochi secondi.
Arrossí appena. "Hai ragione."
La caricai sulla schiena, mentre correvo verso la base.
Quando entrammo non c'era ancora nessuno, cosí la riportai nel suo letto e le tolsi maschera e bombola dal comodino.
Mi sedetti di fianco a lei, distesa sul letto.
"Vuoi stare sola?" Le chiesi gentile.
"Voglio stare con te." Rispose.
"Posso sdraiarmi con te?"
Lei come risposta alzó metá delle lenzuola pesanti.
Mi sdraiai vicino a lei. Ancora una volta mi resi conto di quanto piccola era in confronto alla mia altezza e alla mia stazza.
Lei si aggrappó al mio petto, chiudendo gli occhi. L'abbracciai per farla sentire al sicuro.
"Sei caldo." Commentó lei.
Io le presi le mani. Erano fredde, come sempre. Presi a scaldarle tra le mie con il fiato e piccoli movimenti che emettevano calore.
Lei mi guardó e le sorrisi. Si avvicinó ancora di piú a me, e presi ad accarezzarle la schiena e la testa.
Alla fine ci addormentammo abbracciati, dimenticandoci di tutti, e pensando e sognando solo noi.

Panic Island: Escape or Die [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora