'Gatto bianco'

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- Jason Dwight

Ero di nuovo nel vuoto. Che meraviglia. La trance silenziosa era bellissima. Sembrava che fluttuavo nel vuoto. Non provavo fame ne sete. Il nero mi avvolgeva, insieme a una domanda: sono morto o sto dormendo?
Ma non volevo avere una risposta. Era cosí bello lí. Era cosí rilassante.
Aspetta... Cos'è questa sensazione? Il mio stomaco... Brontola? La mia gola... È secca... Ma perchè... Quindi... Quindi sono... Sono viv-
Ansimai pesantemente. Sembrava che non entrava abbastanza aria nei polmoni.
Sto soffocando? No, sono solo spaventato.
"Buongiorno fiorellino! Com'è stata la dormita?" Mi disse una voce femminile.
Mi girai a sinistra e la vidi. Una ragazza bassa, seduta su una sedia di legno. Aveva le gambe accavallate e il mento che poggiava sul palmo. Il viso era giovane, dolce come quello di un'adolescente. La pelle era un po' pallida. Le labbra erano rosa, delicate e sottili. Il naso una curva dolce. Una scia di lentiggini arancione chiaro partiva dalla guancia superiore destra per arrivare a quella superiore sinistra. Aveva i capelli lunghi, lisci e rossi. Ma la bellezza dei suoi occhi... Il destro era azzurro come il ghiaccio, il sinistro era verde come uno smeraldo...
"Hey? Stai bene?" Mi disse schioccando le dita davanti a me, alzando un sopracciglio rosso con una piccola cicatrice nella parte interna.
"Chi sei?" Risposi allarmato. Mi accorsi di essere seduto su un letto, avevo una benda che copriva i pettorali e gli addominali. Sotto avevo dei pantaloni della tuta lunghi fino alle caviglie. I piedi erano scalzi.
"Mi chiamo Lily, nome d'arte Pumpkin." Rispose. "Hey? Tutto ok? Sembri a disagio?"
"Tu cosa faresti se fossi in un luogo che non conosci con una sconosciuta che ti parla?"
"Hey vacci piano! La 'sconosciuta' a cui stai parlando ti ha salvato il culo" disse, enfatizzando il tutto con una nota d'indignazione.
"Scusa, sono solo confuso" dissi grattandomi il retro della testa.
"Mh. Scuse accettate" cambió posizione, accavallando le gambe nuovamente ma scambiando l'ordine della superiore e dell'inferiore. Si stese con la schiena sullo schienale e incroció le braccia, continuando a guardarmi.
"Hai la vitiligine?"
Sgranai un po' gli occhi. Merda. Non mi ricordavo di avere il collo scoperto. E anche le braccia. Lí la mia vitiligine era piú visibile. Stavano cominciando a spuntare anche delle macchie sulle orecchie, ma erano invisibili se non le vedevi da molto vicino.
"Sí, soffro di vitiligine."
"Non né sembri molto contento."
In effetti, Karen e Daven, che erano stati come una famiglia per me, erano gli unici che avevano visto e accettato la mia malattia. A scuola, alle elementari, mi chiamavano 'mucca', 'dalmata' e dicevano tutti "state lontani dal malato!". I bambini sono i piú grandi cattivi dell'umanità. Ti ridono in faccia perchè sei diverso e se la godono. Ci sono sempre le eccezioni, ovvio, ma una cosa ho imparato nella vita: le eccezioni non se le caga nessuno. La gente se le dimentica o le insulta per la loro esistenza. Perchè sono solo diverse. Ma potrá mai una persona essere definita 'normale'?
"Non molto in effetti. Una delle uniche due persone che accettavano la mia vitiligine è morta davanti a me."
Aspetta... Gliel'ho detto? Seriamente Jason? Che ti prende, tu non sei mai stato cosí... Aperto.
"Restano comunque due" mi rispose, e sorrise con le labbra. Le sue fossette erano cosí carine.
"Cosa?"
"Be', non vedo perchè anche io non possa essere fan della tua vitiligine. È un segreto che tieni per te stesso o solo per le persone a te piú care, giusto? Perchè ti vergogni? O hai paura dell'opinione pubblica?"
Come cazzo ha fatto a indovinarle tutte?!
"È esattamente cosí."
Il suo viso si fece piú serio per un momento. "Anche se non è la risposta alla mia domanda ho capito. Senti, li hai visti i miei occhi?" Disse indicando li con un dito. "Bene. Se a te hanno dato soprannomi che odi, be' anche a me li hanno dati. 'diavolo', 'aliena', 'gatto bianco'.. anche se 'Gatto bianco' come nome mi piace, gli altri ho imparato ad accettarli." disse. "L'opinione della gente non mi interessa, io so di avere difetti e pregi. Non c'è bisogno che le persone sottolineino i miei difetti. Solo io posso insultare me stessa." Prese a rigirarsi una ciocca fra le dita.
"Sei... Molto... Sicura di te" mormorai.
"Lo sono diventata con il tempo. Te invece? Eterno indeciso overthinking che ha problemi d'autostima? Non per insultarti ma lo ti si legge in faccia."
"Non sono eterno indeciso. Ma per il resto c'hai azzeccato" risposi accennando un velo di sorriso.
"Come ti chiami?" Mi chiese.
"Jason."
"Mh. Mai conosciuta una persona di nome Jason. Interessante"
"Posso farti io una domanda?"
"Spara."
"Dove sono?"
"Emh, alla base.."
"Di cosa?"
"Hai detto una domanda!" Disse mettendomi l'indice davanti alle labbra. Mi ritrassi un po' indietro per non toccarlo.
"Scusa."
"Piantala di scusarti." Ritrasse il dito.
Restai un secondo in silenzio. Lei si posó allo schienale di nuovo. Poi si mise a ridere.
"Che c'è?" Chiesi, cercando di ignorare la sua risata limpida come un tintinnio di cristalli che cadevano.
"Niente, è che sei troppo serio e troppo timido. Su, Jason! Rispetti troppo bene le donne."
"Ho un profondo rispetto verso le donne per natura."
"Ok. Non fare il sottone peró." Rispose sorridendo come prima.
"Mi stai prendendo in giro?"
"No. Prendo solo la vita meno seriamente di te." rispose seria per la prima volta.
"Scus-" ma mi fermai.
Mi mossi per cambiare posizione, ma appena mi sollevai sulle mani il petto fu preso da una fitta lancinante.
"Scemo devi stare fermo!" Esclamò, poggiando una mano sulla benda al centro dei pettorali per spingermi contro il muro.
"Ti preoccupi per me?"
"Ma va? Ti ho salvato dal Wendigo e ci ho messo un casino di impegno! Se mi ti spacchi davanti mi dispiace sia per te sia per la fatica che ci ho messo."
Avrei voluto dire un altro 'scusa', ma mi ricordai della frase. Ma oltre alla sorpresa della sua preoccupazione aggressiva, un nome mi girava per la testa.
"Wendig-"
Non finí la domanda che una donna entró dalla porta due o tre metri dietro Lily.
"Allora sei sveglio."

Panic Island: Escape or Die [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora