"Credo che le mie ore di lezione sulle Bestie Speciali oltre agli SkinWalkers dovremo rimandarle quando sto casino sará finito." Disse Gabriel prima che entrassi nella mia camera.
"Grazie comunque per le informazioni."
"Prego." Rispose ed entró nella sua stanza, di fianco alla mia.
Appena entrai mi fiondai sul letto. Era stata una giornata difficile. Anche se ormai era un'abitudine dirlo, visto che ogni giorno in quell'isola era stato terribilmente stancante. Ma era rilassante potersi riposare su un letto comodo e non essere perseguitati da mostri ventiquattro ore su ventiquattro.
Con le ultime forze che mi rimanevano, avevo messo la sveglia alle otto e mezza per il giorno dopo. Poi sprofondai nel regno dei sogni.
Un fresco e candido velo mi avvolgeva il corpo. Ero solo in un nero piú profondo del vuoto, non sentivo niente toccarmi se non il lenzuolo, mentre stavo fluttuando da sdraiato. Era tutto cosí silenzioso e rilassante. Non avevo fame, ne sete, ne sonno. Era come se fossi stato intrappolato negli effetti di una droga letale, ma considerata la piú lussuosa tra tutte. Poi, il nero si tramutó in un rosso vino. Il lenzuolo si riveló bianco lucente. Poi una mano mulatta. Sentii il suo tocco su una delle mie guance. La vedo. Era delicata, liscia, dalle unghie curate e con dei tatuaggi chiari che percorrevano le dita e il dorso della mano.
"Jason." Diceva una voce femminile, adulta. "Jason.."
Ripete. "Jason... Jason..."
"JASON!" Qualcuno mi scrolla nel letto. "EH SVEGLIATI!" Urla nuovamente, accompagnata da una melodia che conoscevo fin troppo bene. Riconosco la sua voce.
"Lily?" Chiesi mugugnando.
"Eh ma va? Buongiorno fiorellino! Svegliati che dobbiamo allenarci." Aggiunse in tono più gentile.
"Allenarci? A fare che?"
"Ti sei giá scordato di ció che ha detto ieri Kayl? Devo insegnarti come combattere!" Rispose, pizzicando altre corde per enfatizzare l'ultima frase.
"Perché hai un liuto in mano?" Chiesi grattandomi la testa.
"Ah, è un liuto?" Chiese lei di rimando.
"Sí, anche in buone condizioni." dissi prendendolo delicatamente in mano.
Lily indicó lo strumento. "Lo suoni?"
"Sí, ma solo come hobby." E iniziai a pizzicare alcune corde, componendo la melodia di party favour, un brano di Billie Eilish. Quando me ne accorsi mi fermai. "Posso tenerlo?" Domandai a Lily. "Certo." Rispose alzando le spalle. "Ora preparati. Mettiti vestiti comodi e corti, oggi fa caldo. Ti aspetto in sala!" E corse via dalla stanza, chiudendo la porta.
Sorrisi tra me e me. Con Lily era facile parlare per via della sua ironia e della sua lingua lunga. Ma non dava mai fastidio. La sua voce era sempre cosí pura e limpida come l'acqua si una sorgente che scorreva delicata ma decisa.
Mi alzai e mi lavai, per poi vestirmi con i primi vestiti comodi che trovai: una maglietta rossa a maniche corte e dei pantaloncini corti della tuta neri. Gli unici stivali che possedevo erano quelli alti fino alla caviglia, neri e con la punta della scarpa arrotondata. Non erano mai stati il massimo della comodità, ma meglio di niente.
Andai in cucina per consumare una veloce colazione, composta da yogurt e una mela rossa.
Quando arrivai all'entrata della botola aperta lei era giá ad aspettarmi. Portava una felpa nera con cerniera, grande di qualche taglia in piú, e dei pantaloncini corti della tuta lunghi fino al ginocchio come i miei, ma erano grigio scuro. Indossava i suoi stivali, quelli lunghi fino sotto il ginocchio con il tacchetto e la punta aguzza.
"Eccoti finalmente. Vieni." ed entró nella galleria.
In poco tempo ci trovammo fuori. Il clima non era molto caldo, ma nemmeno fresco. Il cielo era tinto d'arancio, e il sole non si vedeva.
"Seguimi!" Disse Lily, poi partii a tutta velocitá verso est.
"Aspettami!" Le gridai dietro, rincorrendola, ma sentii come risposta solo una bellissima risata.
Lily correva veloce. Molto veloce. Anche se era molto più bassa di me, non riuscivo a stare al passo delle sue falcate. Aveva anche una grandissima resistenza. Per dieci minuti continuó a correre senza sosta, con la stessa velocità di una gazzella.
Con la milza dolorante e le ginocchia tremanti, riuscii ad arrivare a uno spiazzo erboso, dove non crescevano alberi o cespugli.
Lí mi aspettava Lily, con la braccia ai fianchi e un sorriso stampato sul viso. Aveva il fiato un po' pesante, ma sembrava ancora piena d'energia.
"Puoi andare un po' piú piano la prossima volta?" Chiesi quasi ridacchiando.
"Forse." rispose, e fece una piccola risatina.
"Dai sú, l'allenamento non è nemmeno cominciato. Non vuoi dirmi che sei giá stanco per una corsetta da una decina di minuti!" Si tolse la felpa, poggiandola su un tronco caduto di fianco a lei, sul confine dello spiazzo, mostrandosi vestita con un top bianco sportivo, e con un elastico nero si fece una treccia.
Risi. "Scusa, non sono abituato."
Lei mi tiró uno schiaffo amichevole dietro la testa. "Piantala di scusarti."
"Ora fammi vedere come te la cavi. Flessibilità." Prese il tallone del piede destro e si portó la gamba tesa fino a sfiorare l'orecchio, per poi piegare anche un fianco per aumentare l'apertura tra piede e piede.
"Prova." M'incitó con un cenno del mento.
Feci la stessa cosa, ma mi fermai poco prima di raggiungere l'orecchio.
Dopo di che, fece una verticale appoggiandosi sugli avambracci e lasció cadere i piedi in avanti, fino a toccare il terreno.
"Eri una contorsionista per caso?" Chiesi.
"No, questo si chiama stretching e allenamento." Rispose sorridendo.
Provammo altre svariate pose. Quando fu soddisfatta, espresse la sua opinione.
"Sei nella media." Decise alla fine.
Testó anche le mie capacità di forza, velocità, agilitá, resistenza e riflessi.
"Sei nella media in tutti, ma c'è da lavorare sulla velocità."
"Ok."
"Oggi lavoriamo sugli affondi nel corpo a corpo. Si inizia sempre con la lotta senza armi. Quando sarai migliorato, inizieremo a lavorare con le armi." Disse.
Inizió a tirare un pugno a uno spaventapasseri di pezza imbottita che aveva posizionato in mezzo al campo. Mi insegnó dove colpire l'avversario nei punti deboli. Poi tiró un calcio in testa al manichino. Mi fece provare, dandomi delle dritte per migliorare.
In un'ora l'allenamento era finito.
"Sei stato bravo. Ora torniamo alla base." E cominció a correre come prima, mentre indossava la felpa.
Stavolta riuscii a seguirla, prevedendo i suoi riflessi, anche se ero stanco.
Passó presto una settimana. Fu un po' noiosa, ma migliorai nel combattimento corpo a corpo e anche nella velocitá.
Ero appena tornato da un altro allenamento con Lily. Avevo fatto la doccia, e con i capelli umidi ero andato in sala. Avevo trovato Gabriel, con una canottiera e dei calzoncini corti, mentre mangiucchiava il suo stuzzicadenti. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi lucidi.
"Tutto bene Gabriel?" Chiesi mentre mi sedevo sul divano di fianco al suo.
Scosse la testa e mi guardó. "Puoi anche chiamarmi con i diminutivi. Comunque sto bene."
Ci fu una pausa di silenzio.
"Ho bisogno di te." Disse con un cenno del mento.
"Perché?"
"Dobbiamo andare all'alveare degli SkinWalkers."
"Vuoi uccidermi davvero stavolta?" Risposi ridendo.
Sto diventando più aperto con ciascuno di loro, anche se siamo tutti alle strette e potremmo morire in ogni momento...
Con Daven non era mai stato cosí. Per me era come un fratello, ma non mi ero mai sentito aperto come con tutti gli Hunters.
Mi sentivo ogni giorno meno timido nei confronti di tutti.
"No, per niente, dico davvero. Ma una cosa sugli SkinWalkers non ti ho detto: se li uccidi, rinascono all'alveare. Ma la teoria è: se uccidi uno SkinWalker, e quindi il sosia di conseguenza, rinascerá solo l'originale, nessuno dei due o entrambi?"
"Se nessuno dei due morirá sará Kayl a farlo." Risposi serio.
"Kayl è impegnata nella sua stanza a formulare un piano, non si accorgerá che noi siamo sgattaiolati fuori, almeno, se Abdul o Lily non se ne accorgeranno e glielo diranno." Disse a voce bassa.
"Ma se questa esplorazione serve per la causa, come lo diciamo a Kayl senza che lei ci uccidi comunque?"
Gabry fece un cenno con la mano. "Penseremo dopo come. Sei con me?"
"Si." E istintivamente battemmo il cinque a vicenda.
Partimmo vestiti con i nostri abiti da spaventapasseri viventi. Gabriel stette in testa, mentre io lo seguivo.
Dopo un bel po' di minuti di corsa costante arrivammo alla collina dove sottoterra si sviluppavano le gallerie degli SkinWalkers.
"Siamo sicuri di volerlo fare?" Chiesi mandando giú il groppo in gola.
"La smetti di cacarti addosso per qualsiasi cosa?" Rispose tirando fuori e sistemandosi la faretra.
"Scusa, scusa."
Il ragazzo alzó gli occhi al cielo e scivoló giú dal primo tunnel che trovó. Stavolta lo imitai.
Percorrendo il tunnel arrivammo alla galleria principale. Passavano solo un po' di SkinWalkers, ma erano tranquilli e gattonavano a bassa velocità.
"Non posso contarli da qui. Dobbiamo raggrupparli." Sussurró Gabriel, nascosto dietro la curva dello stesso tunnel dell'altra volta, dove avevamo assistito alla mandria di Bestie che risaliva altre gallerie per l'assemblea con The Raven.
"Ho un piano." Aggiunse sorridendo in modo inquietante.
"Cosa vuoi fare?" Chiesi allarmato.
"Tu li attiri tutti fuori. Io li conto" spiegó mentre le sue labbra si estendevano in un ghigno malefico.
"Sapevo che sotto sotto vuoi ancora farmi fuori!" Risposi indicandolo.
"Ho solo bisogno di un'esca."
"Tu corri piú veloce di me, e sei anche piú agile, conosci meglio il territorio e le Bestie. Non puoi fare tu da esca?"
Alzó un sopracciglio. "Sai contare una mandria di pecore in movimento senza perderti nei numeri?"
"Sí." Annuí deciso, anche se dentro di me ero poco convinto.
Si avvicinó all'imboccatura del tunnel verso la grande galleria.
"Se hai detto una cazzata Jason, il tuo culo dopo questo diventerá blu." Disse, e partii verso la galleria.
"Aspetta scemo! Non mi hai spiegato i dettagli del tuo piano!" Gli urlai dietro.
"Credevo di essermi fatto capire!" Rispose ad alta voce, impiantando i talloni nel terreno per fermarsi. "Io li attirò fuori, tu stai su un punto alto a contarli mentre io decido cosa fare! Ora muoviti!"
Corsi fuori dal tunnel con foga, mentre sentivo giá i violini scordati che suonavano la loro spaventosa melodia frenetica.
Quando fui fuori dagli abissi del terreno, scelsi l'albero piú alto e vicino alla collina. Mi arrampicai su un ramo sporgente e robusto e aspettai. Sfilai la scure e mi accuattai in vista, pronto a tutto.
Passarono alcuni minuti. Non sentivo niente. Stavo per scendere dalla quercia, fino a che non vidi Gabriel che correva fuori da un tunnel, seguito da una mandria di SkinWalkers striscianti.
"Sono tutti?" Chiesi urlando in mezzo al baccano di fisarmoniche.
Gabriel alzó il pollice e mi passó davanti.
Cominciai il conto.
Quando anche l'ultimo SkinWalkers mi passó davanti, il ragazzo fece una curva stretta e si arrampicó sul ramo di fianco al mio.
"Quanti sono?" Chiese affannato.
"Sessanta."
"Cazzo rinascono!"
"Tranne quei due bruciati da Corvo."
"In effetti..."
"Quanti ci mettono a rigenerarsi?"
"Un'oretta, se non meno, ma prima bisogna distruggere le larve che rinascono negli esagoni dell'alveare."
"Capito. Ora che facciamo?" Indicai le Bestie assetate di sangue ai piedi dell'albero.
"Freccia tattica e ce la svignamo." Rispose, mentre estraeva una freccia e mirava con l'arco in mezzo ai mostri.
Accesi per lui la freccia con l'acciarino che mi diede, e scoccó.
Nel momento di confusione, saltammo giú dalla quercia e iniziammo a correre verso la base.
Solo due SkinWalkers con i nervi pronti ci avevano inseguito, ma Gabry era riuscito a colpirli anche in movimento con le frecce infuocate.
Rientrati alla base, avevamo tolto i mantelli e ci eravamo seduti ansimanti sui divani. Ci eravamo guardati ed eravamo scoppiati a ridere senza motivo.
"Dove siete stati?" Tuonó la voce di Abdul dietro di noi, interrompendo le nostre risate.
"A fare una passeggiata." Rispose Gabriel sorridendo, mentre cercava di non ridere mordendo lo stuzzicadenti. Non riusciva proprio a stare serio mentre mentiva.
"Avete il respiro affannato, cosa avete fatto?"
"Se te lo diciamo ci tirei un cazzotto a entrambi e ci deformerai la faccia, prima che Kayl lo faccia con il nostro culo." Disse Gabry.
"Se non lo dite ve lo deformeró lo stesso. Dove siete stati?" Chiese un'altra voce: quella di Kayl.
"Merda..." Mormorai.
Lo sguardo si Gabriel si fece di pietra quando sentii la voce della leader.
"All'alveare degli SkinWalkers." Ammise.
"Per fare cosa?" Ringhió la donna.
"Per vedere se gli SkinWalkers di nuovo livello rinascevano oppure no."
"E hai ancora messo in mezzo Jason?"
"Non è colpa sua." Mi intromisi. "Me lo ha chiesto e io ho accettato, ci sono dentro anche io."
"Almeno avete trovato risposta alla vostra domanda?"
"Sí. Sono ancora sessanta. Sono rinati i due che ho bruciato mentre scappavamo l'altra volta, ma non quelli che ha infiammato The Raven."
"Mh. Va bene. Siete sani." Disse Kayl, e si incamminó verso la sua stanza.
Abdul non si intromise e ritornó alla nursery.
Gabry mi guardó e sorrise. "È andato tutto bene. Faccia e culo sono apposto."
"Per fortuna..." Risposi, ricordandomi di respirare.
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Panic Island: Escape or Die [IN REVISIONE]
Misterio / SuspensoJason Dwight è un ragazzo d'origine statunitense che vive a Oslo, scappato da una famiglia tossica. Dopo la morte dell'amico Daven avvenuta letteralmente davanti ai suoi occhi, Jas decide di fare una vacanza per riprendersi dallo shock. Ma nella pic...