"Pensavo che mi avresti buttato tra gli SkinWalkers e saresti andato da Kayl a dire: 'Jason è morto, è stato un incidente'."
"Forse per un momento l'ho pensato, ma poi mi sono ricordato che Kayl è tutt'altro che scema e che avrebbe capito subito che sarebbe stato un piano architettato da me. Poi non riesco mai a stare serio quando dico una bugia."
"Quindi menti sempre?"
Mi diede un pugno sulla spalla ridacchiando. "Che bastardo che sei!"
"Forse lo sono." risposi sorridendo, trattenendo una risata.
"Hey, la faccia da timidone sta scomparendo vedo." disse Gabriel.
Sgranai un po' gli occhi notandolo. Nemmeno con Daven avevo mostrato la mia parte di me nascosta, ovvero un ragazzo che vuole semplicemente ridere e divertirsi.
Forse perché non siamo in una cittá e siamo solo io e Gabriel.
Aspetta...
Daven... La scatoletta rossa... Dov'è?!
M'impanicai tastandomi le tasche del mantello.
"Mh? Che ti prende?" Mi chiese lui.
"Ho perso una cosa molto importante per me... Un regalo da un mio amico." Risposi.
"Stai tranquillo, Abdul ha preso tutte le cose che erano nell'armadio e nei cassetti. Corvo mette gli oggetti personali delle sue vittime in quei posti. Probabilmente sono alla base." E con questo prese uno stuzzicadenti da una tasca della cintura e inizió a mordicchiarlo.
Il cielo dalle sfumature calde stava per tingersi di una tela nera dipinta di stelle. Stavamo passeggiando da una mezz'oretta, da quando il ragazzo di fianco a me aveva fatto infiammare lo SkinWalker che ci inseguiva. Dopo un po' avevamo camminato insieme, stanchi dalle corse. Avevamo parlato un po' per sciogliere il panico.
Anche se all'inizio Gabriel non mi piaceva, si stava rivelando una persona completamente diversa. Ma comunque, non mi fidavo ancora di lui. Aveva avuto pensieri omicidi nei miei confronti, e non lo conoscevo ancora bene.
"Senti Jas, come sei arrivato qui?" Mi chiese.
"Stavo andando in vacanza verso Puebla, in Messico, ma prima stavo andando in barca verso Halifax, in Canada, per non prendere ore e ore d'aereo. E mentre viaggiavo, un bambino si è messo ad urlare a squarciagola e di seguito anche la madre. Il mare è impazzito e ha spaccato la nave in tanti pezzi, e ha annegato tutti tranne me. Infine mi sono addormentato sul sedile e mi sono svegliato nella casa di legno." Spiegai brevemente. "Tu?"
"Abitavo a Brasilia, in Brasile. Anche se è distante dal mare fu presa da un'inondazione. Non so chi morii o chi no. E anche io mi addormentai e mi svegliai qui." Disse.
In silenzio arrivammo alla botola d'entrata nella base. Prima di aprirla Gabriel si guardó intorno. Mi diede la precedenza, in modo che cosí lui l'avrebbe chiusa. Passammo attraverso la galleria e aprii la botola interna, trovandomi in sala. Lily e Abdul stavano giocando a carte.
"Hey ragazzi!" Ci salutó l'uomo quando ci vide entrare.
Lily fece un cenno con la mano a entrambi.
"Hey! Dov'è Kayl?" Chiese Gabriel con le mani ai fianchi.
"Sono qui." Rispose lei. La botola che aveva chiuso era riaperta, e Kayl era sulla soglia con le braccia conserte e aveva il cappuccio calato sulla testa.
Ci voltammo leggermente basiti.
"Da dove spunti?" Domandó Gabriel.
"Non dirmi che..."
"Sí, vi ho seguiti tutto il tempo." Rispose entrando e chiudendo la botola. "So che gli SkinWalkers ora sono sessanta, togliendo i due bruciati da Corvo."
"Aspetta, di che state parlando?" Chiese Lily, distogliendo per la prima volta lo sguardo dalle carte.
"In breve, gli SkinWalkers si sono raddoppiati, ma nell'assemblea due sono stati bruciati da Corvo." Rispose Gabriel.
"Ora mi chiedo perché abbia parlato di Jason e me. Ha detto che eravamo le sue cavie piú importanti." Disse Kayl.
"Ho sempre pensato che The Raven fosse un collezionista del genere umano, ma 'cavie'... non ci ha mai chiamato cosí... sembra un nome da laboratorio." Ipotizzó Abdul.
"Come se siamo degli animaletti scelti per un esperimento vuoi dire?" Propose Gabriel.
"Forse. Dobbiamo discuterne in modo piú approfondito sia di questo sia degli SkinWalkers raddoppiati. Ne parleremo dopo cena alle otto in punto." Dichiaró la leader in modo autoritario prima di incamminarsi verso la sua stanza, con ancora il cappuccio viola sulla nuca.
"Ha ragione. Ci vediamo dopo." Detto questo anche Gabriel si avvió verso la camera.
Io feci altrettanto.
Prima di mangiare andai da Abdul, vestito con un maglione a collo largo grigio scuro tendente al blu e dei pantaloni della tuta bianchi e lunghi fino alle caviglie, mentre ero scalzo.
Lo trovai sul divano che ritirava le carte da gioco dopo che aveva fatto una partita con Lily.
"Ciao..."
"Ciao Jason. Come stai?"
"Bene, tu?"
"Bene. Cosa volevi dirmi?" Chiese con un sorriso.
"Una settimana fa sono arrivato qui, passando quattro giorni a dormire. Ma quando mi son trovato nella Fattoria, prima avevo degli oggetti..."
"Ah, si li ho recuperati" disse alzandosi. "Scusa, mi son dimenticato di darteli prima. Adesso te li do."
"Grazie."
Rispose con un sorriso, mentre si incamminó verso la nursery e apriva i cassetti della cassettiera. Lí vidi il mio cellulare, le mie cuffie, il mio portafoglio e la scatoletta rossa di Daven. Presi tutto e, sempre ringraziandolo, andai in camera.
"Aspetta Jason." lo sentii prima di entrare in camera. Mi girai e mi diede una sveglia con segnata l'ora. "Cosí riusciamo a capire se è giorno o notte, e anche le ore qua sottoterra." Mi spiegó.
"Grazie"
Mi rispose sempre sorridendo ed entrai in camera.
Sul comodino posai la sveglia, le cuffie, il cellulare e il portafoglio, tutto vicino alla lampada ad olio.
Mi sedetti sul letto, rigirandomi la scatola di Daven tra le dita. Era molto piccola, di forma quadrata, chiusa con un fiocco elegante rosso come la scatoletta.
Dovrei aprirla?
No. Non ero pronto. La misi in uno dei due cassetti del comodino.
Dopo essermi fatto una doccia, vestendomi con dei pantaloni della tuta neri e lunghi e mettendomi una canottiera bianca, andai in cucina con ancora i capelli bagnati e rigorosamente scalzo.
Aprii la porta e la trovai mentre controllava l'acqua che bolliva in un pentolino.
"Cia-" Si interruppe guardando il mio outfit.
"Oh.. Jas.." arrossi sulle guance mentre cercava di nascondere il volto abbassando lo sguardo sul pentolino e lasciando i capelli sciolti coprirle il viso.
"Scusa, ti mette a disagio il modo in cui son vestito?" Dissi, arrossendo un po' anche io.
"No, no.. vestiti come vuoi." rispose lei.
Mi avvicinai al fornello con una sedia, mentre la posavo di fianco a esso e mi ci sedevo sopra. Incrociai le gambe e appoggiai il gomito sul bancone di fianco, tenendomi il mento nel palmo della mano a pugno.
"Che cucini?"
"Noodles. Ti piacciono?" Aggiunse guardandomi, sempre con un po' di rossore sulle guance.
"Non li ho mai assaggiati." Risposi.
Mi guardó basita. "Giura?! Sei strano Jason, dalla punta dei piedi a quella dei capelli."
"A che gusto sono?"
"Gamberetti." Abbassó un po' il fuoco. "Vuoi assaggiarli?"
"Forse..."
Scoló i noodles a tutta velocitá, lasciando un po' d'acqua calda. Prese una bustina di polvere arancione e la svuotó nel pentolino, mentre mischiava con le bacchette e aggiungeva un pezzo di ghiaccio. Successivamente prese un'altra bustina piú piccola, probabilmente piccante, e aggiunse una piccola quantitá per poi mischiare nuovamente.
Giró le bacchette, avendo un bozzo di spaghetti arrotolato attorno.
"Apri la bocca."
"Cos-?"
Con la mano sinistra mi prese le guance e fece pressione, aprendola. Subito dopo mi infiló le bacchette colme di noodles in bocca. Molló la presa con le dita e chiusi le labbra, mentre estraeva le bacchette senza noodles.
Masticai guardando il pavimento, cercando di non farle notare il rossore sul mio volto.
"Mh. Buoni." dissi inghiottendo.
"Quando ti dico apri la bocca aprila, testa petalosa!" Rispose tirandomi un debole schiaffo giocoso sulla testa.
"Scusa."
"Piantala di scusarti. E fammi un sorriso ogni tanto."
Sorrisi solo perché quando la sentivo parlare da arrabbiata mi faceva ridere, perché sembrava una comica. E poi era cosí carina quando era arrabbiata.
"Vuoi mangiare i noodles con me?" Chiese, perdendo ogni traccia di rabbia nella sua voce e nella sua espressione.
"Ok."
Presi un piatto e mi versó metá degli spaghetti, e dandomi le bacchette con cui mi aveva imboccata.
Ci eravamo messi negli stessi posti della sera di due giorni prima, quando avevamo avuto il nostro primo dialogo dove ci eravamo conosciuti piú a fondo.
Lily aveva cominciato a mangiare molto velocemente, come l'altra volta. Ero stato un attimo a osservarla. Senza rendermene conto avevo appoggiato il gomito al tavolo e la stavo guardando imbambolato con la testa nel palmo della mano.
Quando se ne accorse arrossì un poco.
"Che c'è?"
Mi ripresi dalla mia pietrificazione e cominciai a mangiare.
"Allora sai sorridere anche tu di tua spontanea volontà." Continuó.
"A volte."
Finimmo i piatti in silenzio, e arrivarono presto le otto.
Kayl ci aspettava impaziente sulla poltrona, con le gambe accavallate e la schiena che cadeva dallo schienale, mentre si fumava una sigaretta.
Sul divano affianco a lei, Abdul era seduto composto, e affianco a lui Gabriel era disteso con la testa sul bracciolo e i piedi per terra.
Invece, il divano davanti alla poltrona era occupato da me e Lily: io ero con le gambe incrociate, mentre lei con le gambe accavallate ma con la schiena dritta e appoggiata allo schienale.
"Quando Gabriel e Jason sono andati all'alveare degli SkinWalkers, hanno trovato il numero raddoppiato e hanno assistito all'assemblea con Corvo. Io ho solo visto da lontano, non ho sentito purtroppo, ma partiamo dal principio." La leader fece una pausa sbuffando un tiro. "Perché siete andati all'alveare voi due?" Chiese seria indicandoci con la sigaretta tra medio e indice destri.
"Lui voleva delle informazioni sulle Bestie Speciali, e ha chiesto gli SkinWalkers, cosí abbiamo fatto una gitarella per apprendere meglio la lezione." rispose Gabriel con un'aria comica e strafottente.
"Lo sai che non sa combattere. Volevi farlo morire o sbaglio?"
"Mh... Mi è passato per la testa, ma non lo avrei fatto."
"Devi smetterla di cacciarti in pericoli del genere!" Tuonó la leader, con una voce profonda e minacciosa che avrebbe fatto tremare la terra.
Gabriel rispose scosso. "Scusami Kayl, ma era anche perché sapevo che c'era l'assemblea, e l'ho fatto anche per gli Hunters."
"Sai che ci sono io per queste cose. Sono la tua leader, e ho la responsabilità della vita e della sicurezza di tutti."
Il ragazzo sbuffó. "Sembra di essere in un tribunale quando convochi un'assemblea."
Kayl ignoró il suo commento. "Lo faccio per te e per tutti. Peró su una cosa ti sono grata; hai sentito cosa ha detto Corvo?"
"Sí."
La donna fece un cenno per invitarlo a parlare.
"Ha parlato di noi, e della nostra fuga. Sa che siamo vivi, questo lo avevamo capito, ma ora si è svegliato. Ci vuole indietro. Soprattutto te e Jason." Disse. "Il perché proprio voi due non l'abbiamo capito. Ma ha ordinato agli SkinWalkers di prendere almeno voi e portarlo da lui entro almeno un anno."
"Quindi non ci potranno uccidere, forse..." Kayl fece un altro tiro. "Cosa ha fatto agli SkinWalkers oltre al raddoppiamento?"
"Credo che abbia legato il sosia all'originale. Non li ha solo doppiati, sono come dei gemelli con il sangue identico. Quando aveva bruciato il leader, è bruciato anche un altro SkinWalker uguale a lui. Ció significa che se ne brucio ventiquattro, gli altri cinquantotto bruceranno di conseguenza."
"Ventiquattro?"
"Ne ho ucciso uno che ci inseguiva quando siamo scappati."
"Bene. Cosí ora sá che lo abbiamo ascoltato." Commentó Kayl.
"Scusami?" Chiese Gabriel indignato.
"Se trova quello SkinWalker bruciato capisce che siete stati e che avete ascoltato tutto." Rispose Abdul al posto di Kayl. "O magari puó pensare che stavate solo passando da quella parte e lo avete ucciso per caso."
"Gli SkinWalkers avranno visto il sosia nelle gallerie morire dopo l'assemblea, non avrebbe senso credere che sia stato un incidente." disse Lily.
"Ma Corvo è andato, e con gli SkinWalkers non parlerà fino al prossimo mese." Rispose la leader. "Avete sentito altro?"
"No." Confermó Gabriel.
Ci fu una pausa di silenzio fra tutti. Kayl prese un respiro con la sigaretta alle labbra, e enspiró dal naso, sbuffando fumo come un toro.
"Non possiamo lasciare gli SkinWalkers liberi. Ormai sono troppi, e se The Raven vuole raggiungere il suo obbiettivo di prenderci molto prima li raddoppierà di nuovo. Dobbiamo eliminarli, una volta per tutte." Disse Kayl.
"In modo che cosí Corvo non potrá piú crearne altri." Aggiunse Lily.
La leader alzó la testa, sbuffando ancora una volta fumo.
"Hunters, probabilmente questa sará una delle nostre imprese piú grandi. Andremo nell'alveare e lo incendieremo con le nostre mani. Dobbiamo sbarazzarci di queste Bestie Speciali." Disse con voce possente. "Tra un mese, il giorno prima dell'assemblea di giugno, le Bestie degli SkinWalkers dovranno essere solo un vago ricordo. Potremo compiere questa impresa solo insieme. Lo faremo per tutte le persone qui, per l'umanitá e per far vergognare The Raven della sua nascita. Chi è con me?"
Si alzó, con la sigaretta ormai ridotta a un mozzicone.
Abdul si alzó subito. "Saró sempre leale a te Kayl e alle tue decisioni." Dichiaró deciso.
"Io non sono da meno." Disse alzandosi Lily.
Mi alzai anche io. "Anche se so a malapena tirare un pugno, voglio anche io filarmela da qui, e farla pagare a quel bastardo piumato."
Lily mi guardó accigliata, e sorrise vedendo il mio lato combattivo in mostra.
I nostri sguardi si posarono su Gabriel. Lui ci guardó tutti, uno a uno.
"Anche io sono con voi, ma non ho voglia di alzarmi."
Abdul gli prese la manica e lo tiró in piedi con la forza.
"Hey! Perché sei buono e gentile e poi diventi aggressivo cosí di punto in bianco?" Si lamentó il ragazzo.
"È per il rispetto verso Kayl e tutti." Rispose Abdul.
Gabriel fece una smorfia sistemandosi il codino.
"Jason, tu non sai combattere, quindi Lily ti insegnerá a farlo." Decise la leader.
Lily la guardó basita. "Cosa?"
"Io ho molte responsabilità, e non posso sostenere anche l'allenamento di Jason. In un mese dovrai insegnarli ció che io ho fatto in un anno. So che ce la farai Lily, credo in te."
"Se lo dici tu Kayl, io non ti deluderó."
Gabriel mi guardó a braccia conserte. Ricambiai il suo sguardo con la coda dell'occhio.
Alzó le sopracciglia due volte con un sorriso strano, mentre masticava lo stuzzicadenti.
Ma ieri non mi aveva appeso al muro per lei?
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Panic Island: Escape or Die [IN REVISIONE]
Tajemnica / ThrillerJason Dwight è un ragazzo d'origine statunitense che vive a Oslo, scappato da una famiglia tossica. Dopo la morte dell'amico Daven avvenuta letteralmente davanti ai suoi occhi, Jas decide di fare una vacanza per riprendersi dallo shock. Ma nella pic...