Gli uomini russano?

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- Pumpkin

Avevo ideato il piano. L'avrei rapito quando sarebbe stato stanco. Sapevo che lui stava vigile, e avrebbe fatto la nostra stessa fine. O sarebbe impazzito, o non c'è l'avrebbe fatta piú. Era una tortura, lo so, ma era l'unico modo per prenderlo senza spaventarlo. Se sarebbe stato moribondo non si sarebbe ribellato. Non potevo andare da lui e dirgli "Senti, se stai ancora qua impazzisci e morirai. Vuoi venire con me e i miei compagni?"
Chi ci avrebbe creduto? E che altro modo per dirglielo ci sarebbe stato? Non c'era tempo per fare nulla alla Fattoria. Solo coltivare e scappare. Non potevi nemmeno vedere il cielo o osservare l'ambiente in cui eri. Dovevi sempre stare attento, sennó qualche spirito di avrebbe preso.
Ero arrivata di giorno, quando il cielo era una sfumatura di colori caldi. Era il culmine del terzo giorno, e dovevo completare la missione di Kayl. Mi ero nascosta nel cespuglio dell'altra volta, ed ecco che lo avevo visto.
Era stremato, le sue gambe moribonde oscillavano. Stava cercando di prendere la corda del pozzo. Probabilmente aveva calato il secchio ma non aveva piú forza per tirarlo su. Era frustrato e stanco. Dopo un paio di tentativi si prese una pausa. Ed ecco che lo notai. Il cervo.
Ecco, lo sapevo! Lo ha giá cominciato a perseguitare.
Lui stette fermo quando il cervo gli toccó il bicipite con il naso. Quando si accorse della presenza si giró, mentre l'animale lo osservava. Si studiarono per un po' di secondi, fino a che il muso del cervo ritoccó lo stesso punto di prima. Ed ecco che si trasformò in quello che era: il Wendigo. Lanció un bramito tenebroso (lo faceva sempre quando si trasformava) e inizió l'inseguimento con il ragazzo, che intanto era giá scappato, cominciando a voler vivere. Fu lì che scattai anche io.
Quando il ragazzo arrivó a qualche metro dalla sega rotante inciampó, senza voler alzarsi. Era fiacco, lo si vedeva. Saltai il recinto, mentre il Wendigo si avvicinava alla vittima.
Con una velocità assurda lo presi e me lo caricai in spalla.
Che scema, pensavo che eri piú pesante, ma sei dimagrito.
Corsi come una gazzella verso il lato opposto del prato. Il Wendigo era l'unico spirito capace di tenermi testa. Ma non nei salti.
Scavalcai la recinzione bianca e ripresi a correre, zigzagando tra gli alberi e saltando i cespugli. Il Wendigo rimanè indietro, lui non sapeva saltare. Per lui era come scalare una montagna. Riuscii a seminarlo con molto vantaggio. Appena si accorse di avermi persa, lanció il suo terzo bramito, ma con rabbia e frustrazione. Era quello piú bello, potente e selvaggio. E soprattutto, segnava vittoria. La mia.
Il ragazzo cominció a pesare. Stava dormendo, sentivo il suo respiro lento.
Continuai a correre per un bel po' nella foresta, per assicurarmi di non aver il Wendigo dietro. Quando cominciai ad avere il fiatone pesante, mi fermai vicino a un albero dalla chioma scura. Con delicatezza, posai il ragazzo ai piedi dell'albero con la schiena contro il tronco. Mi accucciai di fianco a lui, studiando i dintorni. Non c'erano rumori sospetti, e non si vedevano corvi. Perfetto. Rimasi ancora un po' ad ascoltare, per sicurezza. Poi sentii un grugnito e un verso simile a quello di un cinghiale. Mi voltai verso l'albero.
Avrei voluto dare uno schiaffo in faccia al ragazzo che avevo appena salvato solo per l'infarto che mi aveva fatto prendere.
Aveva cominciato a russare.
Sul serio?
Aspetta..
Gli uomini russano?
Le uniche persone che avevo sentito russare erano state due: mia madre e Kayl. Ma mai un uomo.
Scrollai la testa e con essa i miei pensieri intrusivi.
Mi massaggiai un attimo le spalle, poi me lo ricarichi in spalla, riprendendo la corsa. Dopo mezz'ora ero alla base.
Il primo a vedermi fu Abdul. Stava leggendo il libro sulla vita dei procioni per la sesta volta. Non so perchè, ma Abdul amava i procioni.
"Hey! Sei tornata! Viva e vegeta vedo" disse alzandosi con un sorriso radioso.
"Si, io lo sono, ma lui non tanto.." risposi indicando con un cenno l'uomo che mi portavo in spalla.
"Vieni" e si incamminó verso la nursery.
"Appoggialo sul letto"
Lo posai sul materasso vicino al muro di terra e pietra, mentre lui cominciava a svestirlo.
"Emh.. lo lascio a te" dissi imbarazzata.
"Capisco.. solo, se ti chiamo dopo mi porti dei vestiti?" Mi chiese.
"Ok.." mi incamminai verso la porta. Prima di richiuderla, lo guardai di soppiatto da sopra le spalle.
"Tutto bene l'emicrania?"
"Sí. La crisi mi è passata."
"Sai dov'è Kayl?"
"In ricognizione" rispose Abdul.
Chiusi la porta dietro di me e mi tolsi la maschera di zucca.

Panic Island: Escape or Die [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora