L'arrivo alla seconda Panic Island

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"Abbiamo caricato tutto. Possiamo andare." Disse Kayl, salendo sul motoscafo. Tutti eravamo sul veicolo ad aspettarla.
"Sei sicura di andare?" Gli sussurró Abdul.
"Sicura."
"Bene. Igor, puoi partire!" Disse Ashley.
Il russo nella cabina di pilotaggio cominció a guidare il motoscafo che s'imbarcava verso l'oceano.
Dopo un paio di minuti seduto vicino al bordo, sentii la mancanza di Lily, e andai a cercarla.
Kayl e Ashley erano nel bel mezzo di un discorso serio e acceso sul ponte. Forse per i loro ruoli da leader stavano scambiando idee e consigli.
Aron stava con Igor e Diabla nella cabina di pilotaggio ad ascoltare i loro discorsi.
Il russo dagli occhi di ghiaccio parlava poco, ma Diabla piú che altro ignorava i suoi commenti, concentrata sul suo discorso. Aron non aveva mai detto una parola.
In effetti, Aron non poteva. Lui era muto.
Non parlava con la lingua dei segni, solo per semplici domande o risposte. Piú che altro scriveva su un quadernino che si portava sempre dietro. Lo faceva sempre con velocitá ma precisione, e capivi perfettamente ció che scriveva.
L'avevo scoperto il giorno prima, quando gli avevo chiesto un aiuto per portare un paio di armi. Lui aveva tirato fuori il quadernino e la penna e aveva scritto in pochi secondi una domanda: "Quali vuoi che porto?"
In quel momento avevo capito tutto.
Abdul parlava molto con Nadia, soprattutto sul bordo della nave. Forse perché avevano ruoli simili; Abdul era un medico, e Nadia era sia medica sia scienziata.
Andai nel piano inferiore, dove vidi Gabriel e Noah che finalmente parlavano, abbracciati.
Ok. È lui.
Avevo avuto il dubbio per tutto il tempo che fosse o non fosse il fidanzato di Gabry che aveva 'perso' a Brasilia. Insomma, nome, descrizione e tutto il resto coincidevano. E infatti era stato veramente cosí.
Lily era nella sua cabina, con la porta aperta, seduta sul sacco a pelo a guardare la finestra.
"Posso entrare?" Chiesi.
"Vieni."
Mi sedetti di fianco a lei.
"Cosa ti turba?" Le cinsi un fianco.
"Non so se fidarmi di questi. E poi, anche se la Panic Island era come l'Inferno terrestre, a me piaceva." Disse, appoggiando la testa contro la mia spalla.
"Peró.. è bello che Gabriel abbia ritrovato il suo fidanzato, e che gli altri si trovino bene. Ma non voglio perdere nessuno. E non voglio morire."
Le presi il mento e la obbligai a guardarmi negli occhi.
"Non perderemo piú nessuno, e tu non morirai. Te lo prometto."
"Non puoi promettere sulla vita e la morte Jason."
"Su questo hai ragione, ma io ti proteggeró anche a costo della vita."
Lei mi guardó seria.
"So che sai proteggerti da sola, ma hai bisogno di qualcuno che ti guardi le spalle. Tutti ne hanno bisogno."
Si abbandonó a un abbraccio.
"Ti amo fiorellino."
"Anche io Sunrise."
Ci baciammo e restammo insieme a guardare l'oceano calmo dalla finestrella.
Passarono molti minuti.
"Mi suoni qualcosa?" Chiese all'improvviso.
Sorrisi e andai a prendere il liuto nella mia cabina, per poi risedermi di fianco a lei e chiudere la porta.
"Cosa vuoi che ti suoni?" Le chiesi sorridendo.
"Lo sai."
Cominciai di nuovo le note di Heather, e anche stavolta Lily cantó, ma sottovoce.
Alla fine della canzone la baciai, accarezzandole la schiena.
"Meglio?" Le chiesi.
"Meglio." Rispose.
Poggiai il liuto e parlammo un po', lei nelle mie braccia e io che le accarezzavo la schiena.
Dopo un'ora qualcuno aprii la porta senza bussare. Era Aron.
Ci mostró una pagina del quaderno.
"Siamo arrivati."
"Grazie." Dissi, e lui se ne andó.
Io e Lily ci alzammo e uscimmo all'esterno. A circa cinquecento metri di distanza c'era la seconda Panic Island.
Era letteralmente uguale alla prima all'esterno; stessi alberi latifoglie con cespugli, stessa Fattoria con il prato a cinque orti, ma le coste erano basse. Attraccammo sul molo davanti alla Fattoria.
Un piccolo corvo voló sul molo davanti a noi. Aveva le piume nere, ma non totalmente, e dava riflessi argentei e grigi scuri. Aveva gli occhi grigi e brillanti, il becco piccolo e un'aria innocente.
"Benvenuti alla Panic Island!" Disse, con una voce leggermente gracchiante che assomigliava a quella di un diciottenne.
Tutti gli Hunters sfoderarono subito le armi.
I Silvers si misero davanti al corvo impaurito, Ashley in primo piano.
"Lui non è nostro nemico, state tranquilli."
"Come lo spieghi?" Ringhió Kayl.
"Quando siamo arrivati lui non ci ha ucciso. Le sue Bestie Speciali ci aiutarono a vivere qui e formare un bunker. Lui vuole distruggere il sistema di The Raven." Rispose.
"Sei il fratello minore?" Chiese Diabla.
"Sí, mi chiamo The Crow. Anche se sono uno Spirito Chiaro, io voglio distruggere questo sistema del MezzoFerno. So che alla fine dovró morire anch'io, ma lo faró per una giusta causa." Rispose il corvo, avvicinandosi ad Ashley.
Kayl guardó la leader dei Silvers. Lei annuí piano.
Fece cenno di abbassare le armi.
"Va bene, vi crediamo."
I Silvers si tranquillizzarono, e anche The Crow.
"Sará un piacere ospitarvi."
Mentre The Crow volava nel cielo, i Silvers ci guidarono verso la loro base.
Era sotto terra, come la nostra, ma aveva le pareti interamente in pietra, senza terra, e con materiali di qualitá. Anche le dimensioni e l'estetica erano migliori.
"Scusate, ma invece di sei stanze ne abbiamo cinque. I letti sono grandi, quindi qualcuno deve avere la stanza condivisa." Disse Ashley, scrocchiandosi il collo.
Lily mi guardó, prendendomi il braccio. "Per me e Jason non è un problema condividere la stanza."
"Ok. Venite."
Ci guidó verso la camera; era grande, con il pavimento fatto di travi di legno chiare e le mura levigate. Aveva due armadi e un letto matrimoniale, un bagno, due comodino (uno per lato) e una scrivania con due sedie.
"Spero vi piaccia." Disse Ashley.
"Grazie." Rispondemmo io e Lily.
La sera stessa The Crow e Silvers ci invitarono a un banchetto nella Fattoria.
Davanti alla casa fu steso un tavolo lungo e delle panche con tantissimo cibo.
"Mangiate pure quanto volete." Disse The Crow.
Quella sera ebbi l'opportunità di riparlare con Gabriel dopo tanto tempo di tensione, ma anche di conoscere i Silvers piú a fondo e le Bestie Speciali della Panic Island.
In realtá erano tutte uguali a quelle della nostra Panic Island, ma erano molto piú docili.
Diciamo che al Wendigo piaceva essere accarezzato come un cagnolino, gli SkinWalkers si comportavano come dei gatti, lo Shadow Demon quando ti vedeva ti salutava, il Well Monster usciva di rado solo per scherzare e l'Happy & Sad Clown dava il palloncino rosso a chiunque si trovasse davanti.
"È strano vederli cosí." Avevo commentato, mentre accarezzavo il Wendigo nella sua forma scheletrica.
"Non vi faranno mai del male. Sanno chi sono i loro veri nemici." Aveva risposto The Crow, sorridendo come una madre orgogliosa del figlio.
A notte fonda eravamo tornati alla base. Io e Lily eravamo in camera, giá sdraiati nel letto, lei sul mio petto, entrambi in silenzio.
"Ora siamo in pace." Disse, sorridendo.
"Sí. Con te lo sono sempre." Risposi, guardandola.
Lei sorrise. "Ti amo Jason."
"Ti amo anche io, Lily."

Panic Island: Escape or Die [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora