"Non toccare i cervi"

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Quella notte il clown non si era fatto piú vedere, solo il mostro senza pelle; avevo udito i violini scordati e mi ero rifugiato in casa. Trenta secondi e se n'era andato. E io ero uscito di nuovo, a fare l'unica cosa che potevo: coltivare.
Avevo sbloccato il recinto a destra in alto, e piantato dei fiori verdi e dai petali appuntiti. Sembrava lontanamente una rosa alpina. Poi avevo bevuto di nuovo dal secchio, ma non avevo mangiato. Cosa potevi mangiare? Tutti i frutti delle piante che raccoglievo diventavano monete, e le madri polvere. Il mio stomaco gorgogliava, ma riuscivo a tenere la fame a bada. Almeno per ora.
Il sonno cominciava a farsi sentire, ma riuscivo a sopportare la stanchezza.
Quando il cielo si dipinse d'arancio, tirai un sospiro di sollievo e ritirai la lampada ad olio. La luce mi scaldava le mani intorpidite dal freddo della notte prima, insieme ai polpacci esposti. Il clima cambió da freddo a un caldo secco e ventilato da una leggera brezza.
Mentre osservavo il panorama, per poi abbassare lo sguardo sulla recitazione bianca che delimitava il prato. Stavo passando per il pozzo dalla striscia destra quando vidi un cartello piazzato vicino a un cespuglio. Una scritta era solcata nel legno, rude ma chiara: "Non toccare i cervi", accompagnata da un disegno stilizzato di una testa dell'animale e i suoi palchi.
Proprio allora lo sentii: un altro rumore di passi nell'erba. Ma non erano passi umani. Sembravano... Zoccoli?
Mi dirai di scatto, e lo vidi. Un cervo meraviglioso ed enorme, con il pelo castano-dorato, le gambe sottili, il muso dolce e i palchi color osso. Era un esemplare davvero elegante. Ma che ci faceva nel prato?
In effetti, non ho mai visto altri animali dopo il corvo da queste parti.
Il cervo si avvicinava a passi lenti e calcolati, con i suoi occhi color nocciola studiava il mio personaggio.
Scartai di lato e corsi verso il pozzo facendo il giro lungo. Appena arrivai mi guardai le spalle; il cervo camminava ancora lento, ma con passo deciso, verso di me.
Non devo farmi toccare. Non devo farmi toccare.
Arrivó poi per l'ennesima volta il corvo, che posó di fianco a me un ramoscello. Qualche volta veniva portandomi rami, come per aiutarmi. In effetti, con i rami potevo ricavare monete; alla destra della casa c'era una scrivania di legno con una sega rotante. Se si posavano rami d'albero o di cespugli trovati a terra si ricavavano monete d'oro, mentre i pezzi di pianta diventavano polvere.
Presi il ramo e andai alla segheria (come la chiamavo io) e ricavai alcune monete.
Il cervo si fece piú vicino.
Non smetterá mai di seguirmi. Devo stare attento.
Come se non fosse la prima volta che me lo ripeto. Avevo i nervi cosí tesi che mi stavo stancando, e l'ansia si trovarmi un nuovo killer antropomorfo o meno cresceva sempre di piú.
Con le monete mi presi un nuovo paio di stivali e uscii di casa. Mi presi quasi un infarto quando trovai il cervo a due metri dalla porta. Corsi di lato e andai al molo in fondo al prato. Il cervo si voltó e ricominció la camminata verso di me.
Merda.
Come potevo stare tranquillo un attimo? Nessuno lo sapeva.
Ora che finalmente nella mia vita non ero annoiato, ero completamente sotto pressione. Una media tra le due c'era?
Continuai a coltivare sbloccando un nuovo orto; quello in basso nella striscia sinistra, sotto all'orto dei cavoli viola. Lí su piantavano semi di un fiore dai petali spinosi e color carota, che crescevano quasi alla mia altezza. Lo stelo era ricoperto di vesciche e si ricavavano le monete togliendo lo stelo, che al quarto stadio diventava color senape.
Sbloccai anche una canna da pesca automatica che c'era a un lato del molo, in modo che potevo anche pescare per guadagnare monete.
Continuai la giornata coltivando, fino a che non sentii i violini e nuovamente ritornai in casa. Passati i trenta secondi, dove il mostro senza pelle era passato per sbattersi contro la porta, trovai un altro ospite ad aspettarmi: il cervo. Appena arrivó alla porta, ritornó indietro. Osservai il tutto dalla finestra. Quando fu abbastanza lontano sbucai fuori per allontanarmi maggiormente da lui, che appena mi rivide mi prese di nuovo di mira, seguendomi.
Nel corso del tramonto senza sole rividi anche il clown; era ritornato felice e mi aveva regalato di nuovo il palloncino rosso, e dopo qualche minuto era risuonato il carrion e l'avevo ritrovato triste e blu, per poi avergli dato il palloncino per vederlo fluttuare via nel cielo.
Scese la sera. Stavo pescando sul molo, quando il cervo si avvicinó un po' troppi e dovetti correre verso sinistra per non farmi toccare. La scampai per un pelo. Dovevo stare piú attento.
I nervi stavano cedendo ancora di piú quando arrivó il buio. Tirai fuori la lampada ad olio, ma ció non cambiava l'obbiettivo del cervo; seguirmi.
L'unica pausa che fece fu mangiare qualche filo d'erba. Abbassó il collo possente e per qualche secondo brucó, per poi rimettersi in marcia.
Con l'arrivo della notte senza luna scoprí una nuova creatura, come se quattro non fossero giá abbastanza; il mostro del pozzo.
Lo trovai quando mi avvicinai al pozzo e due occhi rossi e maligni comparvero nelle profondità, seguiti da una bocca senza labbra sorridente con i suoi denti affilati e un eco stridente. Mi ritrassi e aspettai qualche secondo, cambiando posizione. Quando vidi che la faccia malefica era sparita, insieme al suono sinistro che l'aveva accompagnata, fui sicuro di riempire il secchio d'acqua. Anche se sicuro era un parolone, visto che il cervo mi seguiva ancora.
Quando arrivó il nuovo cielo arancione, sentivo le occhiaie e lo stomaco che mi mordeva i muscoli dalla fame. La gola non reclamava la sete, ma il cibo. La mente chiamava il sonno. Ma dovevo stare vigile e continuare a coltivare, fino a che questo gioco sarebbe finito. Se era un gioco...

Panic Island: Escape or Die [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora