three

1.3K 65 11
                                    

Ester's POV

Due del mattino. È da tre ore che mi giro e rigiro nel letto, trovandomi poi a fissare il soffitto.
L'insonnia mi fa compagnia da quando sono arrivata in Italia. Ho provato di tutto: medicine, tisane, persino ascoltare podcast sulla ceramica. Tutto inutile.

Ogni sera è sempre la stessa routine: vado a letto, entro nella fase dormiveglia ma neanche mezz'ora dopo sono ancora sveglia. E la mattina mi sveglio con due occhiaie che toccano terra e un pessimo umore.

Para, es demasiado ahora. (basta, ora è troppo)

Mi scrollo le coperte di dosso e, facendo attenzione a non svegliare nessuno, raggiungo la cucina.
Le luci ai lati della stanza (che rimangono accese tutta la notte), lanciano ombre strane sul pavimento.
Non ho mai avuto paura del buio, anzi trovo qualcosa di appagante nell'oscurità della notte.
Aunque a veces sólo quiero dormir. (anche se a volte vorrei solo dormire)

Mi scaldo un the al mirtillo e prendo posto sul divano, rannicchiando le gambe.
Non appena la bevanda tocca la mia lingua, allontano la tazza con uno spasmo incontrollato.

«¡Mierda!» esclamo ad alta voce, facendomi più aria possibile con la mano.
Riesco a sentire l'ustione propagarsi per tutta la mia bocca.
Fantástico, eso es todo lo que necesitábamos. (grandioso, ci mancava solo questa)

Alle mie spalle sento un rumore di passi e, quando mi volto, riesco a distinguere la figura di Vybes.
A differenza mia, il ragazzo sembra parecchio addormentato. Difatti si stropiccia pigramente gki occhi e cammina trascinando i piedi. E, strano ma vero, non indossa il suo cappellino sulla testa.

«Ciao» mormora, con la bocca impastata dal sonno.
Ricambio il saluto, pur continuando a sentire il dolore sulla lingua.
«Ti ho svegliato io?» chiedo, seguendo il ragazzo con lo sguardo finché non viene a sedersi accanto a me.
Lui scuote la testa, soffocando uno sbadiglio. «Non riuscivo più a dormire»

Alzo entrambe le sopracciglia, in un'espressione scettica.
«Okay, diciamo che ho il sonno leggero e ho sentito la tua imprecazione» ammette, abbassando lo sguardo al pavimento.
«Perdona, mi sono escaldada la lingua»
Con un gesto della mano fa segno di noncuranza.

Nel mentre che stiamo in silenzio, noti che si è seduto al lato apposto del divano.
«Por qué sei così lontano? Non mangio mica!» ridacchio.
Gabriel si avvicina a me, lasciando che le nostre gambe si sfiorino.

«Tu non parli tanto, vero?» indagno.
Finalmente, per la prima volta questa notte, i nostri sguardi si incrociano.
«Parlo se ho qualcosa da dire».
«Allora dimmi qualcosa» affermo, sistemandomi meglio sul divano e attendendo una risposta.

Con la sua solita actitud da timidone, ridacchia e si sistema i capelli.
«Mi piace un sacco quando parli spagnolo».
Il mio sorriso si allarga e il mio cuore inizia a battere un po' più veloce.
«¿Español así, dices? ¿Incluso si hablo rápido y no entiendes mucho?» rispondo, parlando di proposito più veloce del solito.
Dopo solo sorrisi, finalmente Gabriel si abbandona ad una risata silenziosa, per non svegliare gli altri.

«Si, exactamente asi»
Mi porto una mano al petto, stupita dalla sua risposta. «Ma vedi un po' tu, nunca lo hubiera dicho»

Restiamo in silenzio per un po', io ricomincio a bere la mia tisana e Vybes giocherella con il bordo bel divano.
«Tu che ci fai sveglia? Voi ballerini non avete la sveglia fra tipo 3 ore?» chiede poi.
Stringo le spalle. «Insomnia, ne soffro da tre anni»
«Non c'è modo di "guarire"?»
«Io ho provato di tutto ma come vedi estoy aquí»

Gabriel sembra pensieroso. «Se vuoi ti canto una ninna nanna» scherza poi.
«Sería un honor para mí, ma dormono tutti»
Il ragazzo annuisce. «Gracias por l'offerta, però» aggiungo.

Il silenzio cala nuovamente su di noi. È un silenzio tranquillo, privo di imbarazzo. Riesco finalmente a sentire un po' di pace.
E improvvisamente è mattina.

* * *

Un rumore sordo di una pentola che cade mi fa sgranare gli occhi.
Non riconosco subito il luovo in cui mi trovo, ma so per certo che non è la stanza gialla.
La mia tazza di the abbandonata sul pavimento mi fa ricordare della notte prima.

«Eddai, Pietro, ti avevo detto di fare attenzione!» esclama la voce di Alessia, inveendo contro TrigNO.

Un mugugno mi fa voltare verso destra. Solo ora mi rendo conto di aver dormito con la testa appoggiata sulla spalla di Vybes.
Una mia gamba e sopra la sua, mentre le nostre schiene aderiscono allo schienale del divano.

«¡Oh Dios mío!» esclamo, balzando in piedi dal divano.
Gabriel si stropiccia gli occhi, celando uno sbadiglio.
«Scusami, ayer mi sono addormentata e... ¡Mierda! Soy in ritardo».

In meno di quindici minuti sono già all'interno della scuola, mentre cerco la sala 4.
Non ho avuto nemmeno il tempo di pensare alla situazione di stamattina. Chissà che idea si sono fatti.

Entro nella sala trovando Elena D'Amario ad attendermi con un gran sorriso.
«Buongiorno Ester, piacere di conoscerti» mi porge la mano, che non esito a stringere.
«Ciao, es un honor»

La professionista inizia a spiegarmi come funzionano le lezioni, le regole fondamentali e cose del genere.
Finalmente arriviamo alla parte che bramavo di più: l'assegnazione della maestra Deborah per la puntata.

Elena accende il televisore, mostrandomi una coreografia modern bellissima.
È delicata ma allo stesso tempo c'è bisogno di grinta, c'è tanta tecnica ma non è da sottovalutare l'espressivita e il linguaggio del corpo.

«Che ne pensi?» mi chiede Elena, con un sorriso dolce sulle labbra.
«¡Es extraordinaria! Essendo il mio stile, so che con questo pezzo potrò dare il meglio di me e mostrar lo que puedo hacer» affermo, battendo le mani elettrizzata.

Subito dopo sento le note di "Waves" di Dean Lewis diffondersi nella sala e Elena D'Amario inizia a spiegarmi il pezzo.

Non riesco neanche a descrivere quanto sono felice di poter finalmente mostrare chi sono veramente.

𝓤nwritten [𝘝𝘺𝘣𝘦𝘴]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora