Ester's POV.
La musica si stoppa per l'ennesima volta nella mattinata, mentre le ultime note di "Womanizer" di Britney Spears rimbombano ancora nella sala.
«No, oggi non ci siamo proprio. Che cosa ti passa per la testa, Ester?» chiede Deborah, scuotendo la testa.
Nei suoi occhi riesco a vedere un velo di delusione, che mi fanno accartocciare il petto.Mi fermo, a mia volta, con i muscoli tremanti e i talloni doloranti per via dei tacchi.
È dalle otto di questa mattina che continuo a provare e riprovare il compito assegnatomi dalla maestra Celentano, ma a due giorni alla puntata non riesco ancora a prendere confidenza con questo pezzo.«No lo sé, ho como un blocco qui» mi porto una mano all'altezza del cuore.
La maestra Deborah si siede sul pavimento della palestra, invitandomi a fare lo stesso. «Ti senti a disagio nel fare una coreografia così provocante?».
Mi stringo le braccia attorno alle ginocchia. «Un po', como creo sia normale, ma no es esto»«E allora cos'è, Ester? Fammi capire, sennò non so come aiutarti».
Sento gli occhi inumidirsi. «Soy un poco en confusione per una cosa che sta succedendo»
Deborah annuisce. «C'entra qualcuno in casetta?»
La imito, asciugandomi poi le lacrime con i mignoli.Le parole che mi rivolge la mia prof non fanno altro che abbattermi ancora di più, nonostante io sappia che ha ragione. «Devi lasciare la tua vita privata fuori da questa porta, ok? Non c'è bisogno che risolvi i tuoi problemi, basta solo che non li tieni sempre con te. Oppure, ancora meglio, sfrutta ciò che provi per metterlo nella danza. Se si tratta di un ragazzo, mettici il triplo della sensualità così che lui cada ai tuoi piedi».
Stavolta scuoto il capo. «Lui è già a mis pies, sono io che non capisco cosa provo»Deborah si ammutolisce. «Fai quello che ti senti di fare in base alla situazione in cui vi trovate» dice poi.
Non voglio illuderlo, non voglio dargli false speranze, così come non voglio sembrare totalmente indifferente a lui.Le parole di Rebecca dell'altro giorno mi rimbombano ancora nelle orecchie. Non so che pensare, non se abbia o non abbia ragione.
Vorrei soltanto ricominciare tutto da zero.Non ho voglia di perdermi in altre chiacchiere, così ricomincio a provare fino a non ottenere un risultato per lo meno decente.
Saluto Deborah e scappo in sala relax, ancora con le coulotte viola scuro e i tacchi addosso.Finalmente posso chiudermi in bagno e lasciare andare le lacrime, che iniziano a solcarmi le guance e a sciogliere il trucco fatto stamattina.
Qualcuno bussa alla porta, ma la ignoro.
«Ester?».È Rebecca. A maggior ragione decido di non darle ascolto, consapevole del fatto che parlando con la ballerina i miei dubbi non farebbero altro che aumentare.
«Eddai, chica, non puoi stare così per un ragazzo».
Improvvisamente mi sale un'incredibile voglia di sbattere la testa al muro.
«Rebecca lasciami sola» esclamo con voce tremante.
Sento i passi decisi della mora abbandonare il bagno, concedendomi finalmente un po' di privacy.Sono venuta qui per un motivo, ballare.
Ballare per rendere fiera me stessa, la mia famiglia, i miei amici, la mia insegnante di danza e la mia abuela.
E cosa sto facendo? Schifo a ballare, oltre che continuare a piangermi addosso.
Dopodomani ci sarà la puntata e l'ultima cosa che voglio fare è imitare l'obbrobrio che ho fatto i sala in questa settimana e l'esibizione della scorsa registrazione.
Un altro quinto posto è inammissibile, Ester, quindi vedi di ballare bene o ci saranno conseguenze.Dopo un po', due colpetti leggeri alla porta mi risvegliano dai miei pensieri. «Occupato» borbotto.
«Ester? Sono Vybes, posso?»
Il mio cuore fa una capriola, ma decido di pulirmi velocemente il viso e uscire dal mio covo.Non appena apro la porta mi ritrovo davanti gli occhi azzurri del cantante scrutarmi.
«No che non potresti, es el baño de mujeres»
«Hai pianto?» chiede il cantante, inarcando un sopracciglio.
Con un dito mi indico la faccia. «Ma chi? Io? No, absolutamente, mi sono drogata por esta razón ho gli occhi rojos» rispondo sarcasticamente.
Vybes abbozza un sorriso.«No, en serio, tutto okay. Va tutto a maravilla» borbotto a denti stretti, schivando il corpo del cantante per andare verso la sala.
Non riesco a raggiungere la porta, che Gabriel mi afferra il polso. «Non scappare, per favore».Non scappare.
Quelle due parole mi hanno perseguitata per tutta la vita. E cercavo a mia volta di scappare da loro.
Perché è questa la mia arma di difesa, andarmene via o sviare le questioni importanti come una codarda.Ci troviamo faccia a faccia. «Parlami» sussurra lui.
Con un sospiro, lo invito a sedersi sulla panchina in metallo presente nel bagno delle ragazze.
«Mi cabeza es un disastre» sospiro.
«Anche la mia».Restiamo in silenzio per un po', guardandoci negli occhi.
La quiete che ci avvolge è prova di imbarazzo, ma piena zeppa di cose che vorremmo dirci.«No lo se, non capisco nulla tra quello che me dice la mia testa, il mio cuore e quello che mi consigliano los demás»
Il ragazzo appoggia la testa alla parete alle sua spalle, evidenziando il pomo di adamo. Un brivido percorre la mia spina dorsale.
«Quello che dicono gli altri lascialo stare. Non voglio che ci sia imbarazzo tra noi due, le altre persone non dovrebbero neanche interessarsi di cosa succede. Basta che lo sappiamo io e te, che tu ti senta pronta o meno»«Sei molto maturo, Gabriel Monaco» gli dico, lanciandogli un pugnetto sulla spalla per ammorbidire la tensione. Il ragazzo ridacchia.
Le parole di Rebecca fanno eco nella mia testa.
Mi piace o mi piace come mi sento con lui?
Mi piace o mi piace il fatto di piacergli?«Non voglio farti male, Gabriel» sussurro.
«Perché dovresti farlo?»
«Por qué non so quello che sento»
«Non devi capirlo subito, non ti ho chiesto niente, voglio che le cose accadano perché lo vogliamo entrambi»
Ridacchio. «Es verdad, hai ragione»«E poi l'hai detto tu l'altro giorno, sappiamo come finirà» mi punzecchia il cantante.
Sorrido per mascherare il mio imbarazzo. Non so da dove avessi preso tutta quella intraprendenza.Sappiamo come finirà, ma prima devo risolvere un po' di cose.
Voglio capire cosa c'è che non mi quadra nelle parole di Rebecca.
Voglio ammettere a me stessa quello che non sono ancora in grado di realizzare.
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𝓤nwritten [𝘝𝘺𝘣𝘦𝘴]
FanfictionDalla Spagna all'Italia, Ester non ha mai smesso di fare ciò che amava: ballare. Quella passione che l'accompagnava da quando aveva tre anni e che non avrebbe mai potuto abbandonare. Ma il suo palcoscenico ha bisogno di diventare più grande, Ester...