twenty-two

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Ester's POV

Nel primo pomeriggio di giovedì, noi ballerini veniamo convocati in studio. Sostanzialmente, dovremmo esibirci con il nostro cavallo di battaglia davanti ad un pubblico esterno, che esprimerà le proprie preferenze. Come sempre, alla fine verrà stilata una classifica.
«Fighissimo» mormoro, dopo aver saputo dalla produzione della notizia.

Mentre i ragazzi si alternano in studio, mi riparo in un angolino per ripassare la mia coreografia.
Una sensazione di ansia mi attanaglia lo stomaco, ma i volti sorridenti degli altri ballerini che ritornano dalla sala di registrazione mi aiutano a tranquillizzarmi.

Quando Teodora mi chiama, raggiungo lo studio. Appena entro sfodero un sorriso, mentre il pubblico applaude.
«Hola, soy Ester e soy un'allieva della maestra Deborah. Oggi vi porterò una coreografia di clásico su "Can't catch me now" di Olivia Rodrigo» affermo con il microfono tra le mani, ripetendo il discorso che continuava a suonare nella mia testa.

Non appena la musica parte, inizio a ballare su una delle mie coreografie preferite da quando sono qui. Ogni tanto la improvviso nella stanza gialla, tanto per divertimento.
Sarà la musica, saranno i passi o non so che, ma questo pezzo mi aiuta proprio a trovare un equilibrio.

Quando termino rimetto il microfono, saluto timidamente il pubblico e torno in sala relax.
«Que bella sensazione» annuncio, chiudendomi la porta alle spalle.
Alessio mi stringe in un abbraccio. «Quando balli quel pezzo pare che voli, Estrellita, secondo me vinci» mormora il biondino.
Una fitta di orgoglio mi avvolge il cuore.

Una volta tornati in casetta e preso posto sulle solite gradinate, sulla televisione compare una classifica vuota. Il primo posto si illumina con il mio nome, ed accanto un piccolo 120.
Spalanco la bocca. 120 persone in studio hanno votato per me.
«Wow, no lo creo» sussurro, mentre il diciassettenne con cui parlavo prima mi lancia uno sguardo che sa proprio di "te l'avevo detto".

A seguirmi, Teodora e Alessia, con un punto di distanza. Poi Daniele, che sorride contento; Alessio (al quale lancio un occhiolino). Inaspettatamente al penultimo posto si trova Francesca, la nuova arrivata, lasciando una Rebecca piuttosto stizzita in fondo alla classifica.

La mora sembra sconvolta dalla sua posizione e subito inizia a parlarne con Daniele, mentre noialtri ci spargiamo per la casetta.
Visto che le lezioni di questo pomeriggio sono saltate, decido di trovarmi un fedele compagno con cui provare a cucinare i biscotti.

E questo fedele compagno sarà Gabriel, che al momento si trova sdraiato sul letto con le cuffie.
«Levantarse, vamos a preparare i cookies!» esclamo, afferandogli il polso per cercare di tirarlo su dal materasso.
Il moro non si smuove di un centimetro, rifilandomi solo un'occhiata scettica. «Cookies?»
Annuisco con forza. «Alzati, ci vuole tempo»

Nonostante sembri contrariato, Gabriel tenta di celare un sorrisetto mentre lo trascino per mano in cucina. Il ragazzo sembra molto più sereno di qualche giorno fa: sua madre lo ha chiamato, hanno chiacchierato e si è sfogato con lei; inolte è uscita "Standard" su spotify e sta andando benissimo. 
In men che non si dica, ci mettiamo al lavoro: prendiamo gli ingredienti, leggiamo la ricetta e colpisco con il mestolo chiunque si avvicini.

Rompiamo le uova, aggiungiamo lo zucchero, la farina, le goccie di cioccolato. Nel mentre chiacchieriamo del più e del meno ed a un certo punto Vybes si è pure messo a canticchiare "My heart will go on" di Céline Dion. Tuttavia, in cucina è un completo disastro.

«Gabriel, por Dios, te cortraré la mano» borbotto, lanciando un'occhiataccia al moro.
«Ma che ho fatto mo' ? Qua sta scritto di mescolare fino ad ottenere un composto omogeneo» ribatte, indicando la ricetta che abbiamo stampato.
Gli indico la ciotola in cui giace un miscuglio non proprio invitante. «Te parece omogeneo?»

Vybes si ammutolisce, facendosi da parte.
«Devi hacer así, altrimenti...» Vengo interrotta da uno sbuffo di farina che mi finisce tra i capelli.
Il ragazzo mi guarda con il pugno chiuso pieno di polvere e un sorriso sul volto.
«Puta cachonda de...» mi blocco prima di risultare spiacevole, ma affondo il dito nel nostro "quasi-impasto" gli spalmo il composto sulla guancia.

Un'ulteriore manciata di farina mi colpisce, sulla maglietta grigia stavolta.
Per un po' non si sentono altro che le nostre risate nella stanza, mentre la nostra sottospecie di lotta non accenna a fermarsi.

«Okay, okay, basta. Hai vinto tu, scusa» mormora Vybes, piegato sulle ginocchia e con il fiatone.
Ormai la sua felpa, prima nera, è diventata del colore opposto e persino le lenti degli occhiali da vista sono sporche di impasto di biscotti.

Mi porto l'indice sporco tra le labbra, mentre il sapore dolce della nostra creazione mi invade la bocca.
«Mh, muy bueno» mugolo.
Gabriel si avvicina a me, bloccandomi tra il suo corpo e l'isola della cucina con le braccia ai lati della mia vita.
«Fa' sentire» sussurra, prima di catturare le mie labbra tra le sue in un bacio mozzafiato.

La sua lingua accarezza la mia, provocandomi una pioggia di brividi su tutto il corpo.
Le nostre bocce si muovono l'una sull'altra ad un ritmo instancabile, rincorrendosi ogni secondo di più.
Gli afferro il volto tra le mani, per tenerlo sempre più vicino a me.
Dentro il mio corpo c'è una sensazione di calore mai provata prima.

Quando, a malincuore, ci stacchiamo un sorriso troneggia sulle labbra gonfie di Gabriel.
«Wow» sussurra, incredulo.

Mi fa impazzire come ogni volta che ci diamo questo tipo di baci sembra sempre sia la prima volta, come fossimo due ragazzini alle prime armi.
Così mi sento quando sto con lui: una ragazzina con una cotta terribile per il ragazzetto timido ma affascinante che ogni volta che vede vuole baciare.

«Buono?» sussurro ad un soffio dalle sue labbra, alludendo all'impasto dei nostri biscotti che giace a mezzo metro da noi.
«Buonissimo, dovresti farmi assaggiare più cose» mi lancia un occhiolino tra il furbo e il malizioso, facendo compiere una capriola al mio stomaco.
Gli tiro un colpetto dietro alla nuca, scoppiando a ridere.

«Torniamo al trabajo!» esclamo, battendo le mani.
Continuiamo con il nostro lavoro di pasticcieri finché non mettiamo la teglia con i biscotti in forno a cuocere.

Proprio in quel momento, entra dalla porta una ragazza mai vista prima, trascinandosi dietro una valigia. È bellissima: i capelli castani stretti un una treccia, gli occhi dello stesso colore ma di un taglio che non avevo mai visto prima e una sorriso smagliante.
«Ciao, permesso» dice, varcando la soglia.

Tutti la guardiamo un po' straniti, finché Pietro non si avvicina alla nuova arrivata per presentarsi.
«Pietro, piacere»
«Antonia» risponde la ragazza, con un lieve fiatone.

Mi avvicino anche io alla mora e la stringo in un piccolo abbraccio, che sembra lasciarla un attimo confusa.
«Hola, sono Ester» affermo, una volta staccate.
Mi sembra piuttosto spaesata, quindi decido di lasciarle un po' di respiro.

In poco tempo si presentano tutti, sommergendo la povera Antonia di domande. A chiarire la situazione è Rudy Zerbi, che si collega in casetta.
«Come detto nei giorni precedenti, ho scelto Antonia come possibile sostituta di Diego. Nella puntata di domenica vi sfiderete e io prenderò la mia decisione. Nel frattempo, Antonia vivrà con tutti voi»

Un paio di giorni fa era scoppiata una polemica in casetta che vedeva protagonisti Diego e Zerbi.
Ad essere onesta non ho seguito più di tanto la situazione, ma il cantante era arrivato quasi al punto di abbandonare la scuola.

Il timer dei biscotti suona e Gabriel, che si era fermato a chiacchierare con la nuova arrivata e gli altri cantanti, è subito al mio fianco.
«Non hanno un bell'aspetto» commenta, vedendo venti e passa biscotti schiacciati nella teglia.
«Vero, ma l'importante è que sean buenos» mormoro, addentandone uno.

Rimango stupita quando si rivela essere buono sul serio.
Anche Vybes mi imita, girando poi in casetta a dare un biscotto ciascuno.
Riceviamo un sacco di complimenti e Trigno ci chiede di farli tutti i giorni, facendo scoppiare a ridere i presenti.
Anche Antonia, la nuova arrivata, sembra un po' più a suo agio.

Io e Gabriel ci sdraiamo sul divano l'uno accanto all'altra e gli scompiglio i capelli, oggi liberi del cappellino quasi onnipresente.
«E bravo Gabri, somos un buen equipo» commento.
Io cantante annuisce, schioccandomi un bacio sulla guancia. «Siamo proprio una bella squadra»

𝓤nwritten [𝘝𝘺𝘣𝘦𝘴]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora