twenty-nine

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Ester's POV

Mi accascio sul pavimento della sala 2, esausta.
È pomeriggio inoltrato e sono a scuola da stamattina alle 8. L'unica breve pausa che ho fatto è stata verso l'ora di pranzo, in sala relax. Ho mangiato velocemente la mia insalata, ascoltato i miei compagni che parlavano e sono tornata di filato in sala.

Le stesse quattro canzoni delle coreografie che sto ripassando per la sfida si ripetono in loop da ore. Ho male alla testa, ai piedi e praticamente a tutti i muscoli.
Sono tre giorni che ripeto la stessa identica routine. Allenamento in sala, pranzo, di nuovo allenamento, cena e finalmente letto.

Da quando indosso la felpa rossa della sfida ho praticamente azzerato le mie interazioni sociali.
Parlo soltanto con le mie compagne di stanza, che si trovano nella stessa situazione.
Angelica ha anche cambiato la stanza trasferendosi nella camera verde, probabilmente esausta dei nostri pianti fino a tardi ma troppo buona per dirci di tacere.
Io, Teodora e Chiara abbiamo consumato cinque pacchetti di fazzoletti in tre giorni.

Per il resto, l'unica occasione in cui rivolgo la parola a tutti gli altri è il saluto generale che pronuncio a mezza bocca al mattino.
E tra tutti, è incluso Vybes.

Non parliamo dall'altra sera. Da lì in poi, io mi sono chiusa in sala e lui non prova neanche ad avvicinarsi a me. Ora passa le sue giornate con Francesca. Chiacchierano, lei gli mostra la sua coreografia e studiano insieme il pezzo che Vybes porterà in puntata.
E chissà quanto deve essere simpatica, dato che ridono in continuazione.

Quando ho parlato di questo con le mie compagne di stanza, mi hanno accusata di essere gelosa. Mi sono difesa bofonchiando qualcosa in spagnolo per farle tacere, che solo Teodora ha colto.

La distanza tra me e quello che dovrebbe essere il mio ragazzo mi fa stare male e aggiunge un pensiero fisso a tutti gli altri che mi volteggiano nella mente.
Mi dà da pensare che quando ci sarà un problema vero che dovremo risolvere, verremo sopraffatti. E, nuovamente, mi metto a piangere ogni volta che questo punto colpisce la mia mente.

La musica riparte in sala, per la quinta volta in un'ora, e ricomincio a ballare una delle coreografie di cui ormai so ogni singolo accento.
Le punte quasi consumate battono a ritmo sul pavimento grigio della stanza.
Non arrivo nemmeno a metà pezzo che mi fermo.

«Basta!» esclamo, frustrata, mentre resto a piedi nudi.
La stanchezza degli ultimi giorni mista a quella delle ore trascorse a scuola mi schiaccia.
Lacrime calde scendono lungo le mie guance.

Da giorni il senso di inadeguatezza e l'insicurezza si sono moltiplicati dentro di me, rendendomi mille volte più sensibile del solito.
La paura di uscire non accenna ad afflievolirsi, anzi anch'essa si amplifica ogni volta che abbasso lo sguardo e vedo il rosso fiammante sul mio busto.   

Ogni discorso fatto con Deborah o le mie compagne sembra inutile in momenti come questo, che si stanno ripetendo regolarmente dall'ultima puntata.
Anche le parole e il pensiero della mia abuela non aiutano.
Sembra come se stessi vedendo solo buio.

Quando esco dalla sala, il cielo è già scuro.
Piccole e rare stelle costellano il blu scuro della sera, con luce tenue e flebile.
Nonostante sembra limpido, delle nuvole minacciano di avvicinarsi a Roma nel giro di poche ore.
L'aria fredda sferza il mio viso rigato dalle lacrime come tanti piccoli coltelli, innervosendomi ulteriormente.
Odio l'inverno e il freddo, fosse per me vivrei in una terra priva di temperature al di sotto dei 15 gradi.

La prima immagine che vedo una volta aperto il cancelletto della casa è un bellissimo quadretto di Gabriel e Francesca che ridacchiano.
Seduti sulla panchina opposta, Ilan e Dandy alternano lo sguardo tra me e loro due.

Riesco perfettamente a sentire il mio cuore iniziare a spezzarsi.
Non li degno di uno sguardo, ma cammino a passo spedito, entro in casetta e mi chiudo in stanza.

La mia mente è un vortice di pensieri, il mio cuore lo stesso ma di emozioni negative.

Vybes's POV

L'aria serale di Roma è fresca e piacevole. Il mio periodo preferito dell'anno è arrivato.
Le stelle brillano nel cielo e una luna piena troneggia.
È la serata perfetta, tranne per il profondo vuoto che sento all'altezza del petto.

Lascio sfuggire dalle labbra uno sbuffo di fumo e guardo la nuvoletta dissolversi nel buio.
Di fronte a me, Dandy e Ilan mi guardano con una strana espressione.

«Che succede?» chiedo.
«Ma tra te e Barbie?» domanda nello stesso istante il mio compagno di stanza.
Alzo gli occhi al cielo al sentire il soprannome che lui e Pietro hanno deciso di dare a Ester per parlare in codice.

Quando mi hanno hanno mostrato il loro nomignolo infallibile, appena dopo la nostra piccola lite, li ho mandati a fanculo.

«Frate' non lo so, non ci rivolgiamo la parola da tre giorni e l'ultima volta che abbiamo parlato non si è conclusa bene» borbotto.
Mi passo una mano sul volto, più confuso che mai.
«Prima è passata e non mi ha manco guardato» aggiungo.

L'unica cosa che ho visto, appena mezz'ora da, erano i capelli biondi di Ester che svolazzavano all'indietro per via della sua camminata veloce.

Ilan mi rivolge un'occhiata di rimprovero.
«E ci credo, zio, stavi facendo il cascamorto con Francesca»
«Cosa- io non facevo il cascamorto con Francesca, parlavamo solo»
A questo punto, interviene anche il nuovo ballerino di hip-hop.
«Zi' da fuori sembrava che ce stavi a prova' co' lei» afferma Dandy, con il suo accento romano marcato come il mio.

La batosta finale e l'inizio dei miei dubbi parte da Ilan.
«Non ti sei nemmeno accorto che stava piangendo»
«Ma chi? Francesca?»
Puntualmente, mi arriva una bottiglietta di acqua in testa.

«Non Francesca, coglione. Ester!»
«Piangeva?» ripeto, ottenendo un cenno affermativo da entrambi i ragazzi.
«Come se non fosse la decima volta in una giornata» bofonchia il ballerino.
Aggrotto le sopracciglia.

I ragazzi notano la mia espressione e si scambiano un'occhiata.
«Che hai intenzione di fare? Provarci con Bratz e stare con Barbie?»
«Francesca non mi interessa, Ester è solo stressata per la sfida e ha bisogno di stare sola»
«O forse ha bisogno di qualcuno che la supporti. Qualcuno come il suo ragazzo. Qualcuno come te, in teoria» suggerisce Ilan.

Quando entro in casetta, sono pieno di dubbi dalla testa ai piedi.
Dubbi riguardanti cosa vuole Ester, cosa voglio io, cosa provo e come comportarmi. So, però, che non è certo un battibecco del cazzo ad azzerare quello che sento quando sono con Ester.
Non appena mi infilo tra le mie lenzuola, mi rendo conto di aver fatto un errore madornale a non aver neanche cercato di parlare con la biondina.

𝓤nwritten [𝘝𝘺𝘣𝘦𝘴]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora