six

1.2K 64 19
                                    

Ester's POV.

La puntata era andata bene. Kledi, chiamato a giudicare, mi aveva posizionata al terzo posto.
Non male come inizio, eh?
Peccato che la batosta sia arrivata una volta tornata in casetta.

Neanche il tempo di accendere il telefono che ventiquattro messaggi dal gruppo con le mie migliori amiche spagnole mi avevano intasato le notifiche. Non ne avevo letto neanche uno, dal momento che una fotografia aveva catturato la mia attenzione.

Raffigurava Javier e una ragazza mora di bassa statura impegnati in una conversazione estremamente fisica. Insomma, lei aveva la sua lingua in bocca.

Dopo aver chiesto spiegazioni alle mie amiche, avevo iniziato a piangere lacrime amare.
«Il suo collega ha detto che ne cambiava più di una ogni sera, almeno da aprile» aveva detto Inez, in spagnolo.
Nel mio petto, il cuore si stava spezzando in mille pezzi.

Senza perdere tempo, avevo chiamato il bastardo, che mi aveva accolto con un "bebé" in grado da farmi rivoltare lo stomaco.
«¡Se acabó entre nosotros! ¿Esperabas que no me enteraría? Bueno, sorpresa, sé que eres un asqueroso bastardo que no puede guardarlo en sus pantalones» avevo sbraitato, attirando l'attenzione di Teodora, sdraiata sul letto di Alessia. (Tra noi è finita! Pensavi che non ne sarei venuta a conoscenza? Beh, sorpresa, so che sei uno schifoso bastardo che non sa tenerlo nei pantaloni)

La ballerina si era avvicinata a me, interessata dalla discussione e con un velo di compassione davanti agli occhi.

Nonostante le mie accuse con tanto di prove, Javier non la smetteva di provare a difendersi.
«¿Pero por qué sigues hablando? Deberías estar feliz, ahora eres 100% libre» avevo sputato con rabbia. (Ma perché continui a parlare? Dovresti essere felice, ora sei libero al 100%)
«Ester, lo siento...»

Nel frattempo, avevano fatto il loro ingresso in stanza Alessia e Rebecca.

«No, detente. No intentes aparecer, asqueroso pedazo de mierda» con un ultima frase pronunciata ad alta voce, avevo chiuso la telefonata e spento l'iPhone. (No, basta. Non provare a farti vivo, schifoso pezzo di merda).

Le ragazze sedute sui letti di fianco al mio mi guardavano, riuscivo a percepire la loro voglia di chiedermi tutto.
«Ho lasciato Javier. Como dite voi italiani, avevo le corna» le tre ballerine si sono portate le mani alla bocca, contemporaneamente. 

Poi sono uscita dalla stanza e avevo raggiunto Gabriel.
Il resto non è da spiegare. Lo avevo perdonato per l'accusa fatta l'altra sera, dicendogli che ci aveva visto giusto. Ah, e ho aiutato Vybes e TrigNO a riappacificarsi dopo un battibecco.

Ora sono sdraiata su una panca in sala relax. La mia seconda lezione del martedì è stata disastrosa. Più volte i professionisti mi avevano ripresa, dicendomi che ero un po' troppo sconcentrata.
Non mi riuscivano neanche i passi più semplici, non riuscivo a trasmettere nulla. Mi sentivo vuota.

«Ciao, chica . Che hai?» chiede Alessio, sedendosi vicino a me e appoggiando il suo borsone con un tonfo.
«Lo sai, Ale. Soy distratta e la lezione è andata una mierda» sbuffo, tirandomi a sedere a mia volta e appoggiando la testa sulla spalla del ballerino.

«Non sono il primo che te lo dice e sicuramente non sarò neanche l'ultimo, ma davvero: non ne vale la pena. È un coglione che ti ha mentito per mesi? Amen, lascialo ribollire nel suo stesso brodo e vai avanti. Sei forte, brava, piena di talento e di vita. Lui uno stronzo bastardo»
Le parole di Alessio mi arrivano dritte al cuore, affondando in esso. È come se sapesse di star dicendomi le cose giuste al momento giusto.

«Ti voglio bene, pequeño» lascio un bacio sulla guancia del biondino, che non smette di sorridermi.
«Ancora? Non sono piccolo, abbiamo solo tre anni di differenza, Esteriña» alza gli occhi al cielo, pur mostrando un'espressione divertita in volto.

«Sul serio, gracias» ribadisco, stringendo poi il minorenne in un abbraccio spezzaossa.
Senza staccarmi dal ragazzo, sospiro. «Mi dispiace que mi sono fidata en él. La distancia tra noi non era solo fisica, allora»
«Capisco che ci stai male, Ester, ma sei ad Amici! Quando mai ti ricapiterà una cosa del genere? La possibilità di studiare, migliorarti e conoscere professionisti e ragazzi come te? Mai. Quindi sappi che quando starai male io sarò qui in veste di hermano, ma non rovinarti l'esperienza per un boludo del genere».

E anche questa volta, Alessio ha ragione.
Sto vivendo il mio sogno, lavoro e faccio quello che amo: ballare.
Sto conoscendo persone nuove, uscendo dalla mia bolla.
Sono a contatto con esperti di ogni stile che possono aiutarmi in ogni momento.

La porta si apre, rivelando le figure di Gabriel e Cristiana.
«Hola, ¿que pasa?» chiedo, vedendo il cantante con una faccia sconsolata.
Senza dire una parola, mi porge un foglio con il testo di una canzone sopra. "Lose Yourself" di Eminem.
«Mierda, è tosta» commento.

Nonostante la difficoltà della canzone, so che Gabriel ce la può fare. Ha tutte le carte per potersela giocare in maniera molto buona, e poi amerei sentirlo cantare una delle mie canzoni preferite.

Sbuffando, Vybes si lascia cadere sulla panca di fronte alla mia, mentee Senza Cri si allontana con Alessio.

«Il fatto è che so di potercela fare, il problema è l'inglese. Io so' fermo a "hello, my name is Gabriel and I have a dog", capito?»
Non riesco a trattenere una risata.
«¿Y cuál es el problema? Ti aiuto io» mi offro spontaneamente.

Mi è sempre piaciuto l'inglese e l'ho sempre ritenuto molto utile, specialmente per viaggiare come facevo una volta.

«Ma va', ho lo stesso livello di Totti. È un'impresa» borbotta Gabriel, passandosi la mano sulla fronte.
«Entonces, facciamo che io ti aiuto in ingles y tu lavi i piatti con me queste sere»
Gli porgo la mano che lui, dopo qualche istante di "tentennamento", stringe.

«Andata, daje».

Senza perdere tempo inizio ad aiutarlo con la pronuncia delle parole e spiegandogli il significato della canzone.
E, como por magia, mi dimentico di tutti i miei problemi.

𝓤nwritten [𝘝𝘺𝘣𝘦𝘴]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora