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Quando uscii dalle mie stanze per tornare a corte, il cuore sembrava battermi così forte da poter essere udito da chiunque. Indossavo una veste di velluto verde smeraldo, ornata di ricami dorati che brillavano sotto la luce delle torce. Jane aveva insistito perché apparissi impeccabile, ricordandomi che una regina non poteva permettersi di mostrarsi debole, neppure per un istante.
<<Siete un simbolo,>> mi aveva detto mentre sistemava il velo sui miei capelli. Ma io non mi sentivo un simbolo. Mi sentivo una donna sull'orlo del precipizio.
Appena varcai la soglia della grande sala, il brusio delle conversazioni cessò di colpo. Gli occhi di cortigiani, dame e cavalieri si posarono su di me, studiandomi con curiosità, ammirazione, e forse, per alcuni, con un pizzico di invidia. Enrico era al centro della sala, circondato da una piccola folla di adulatori. Appena mi vide, il suo volto si illuminò con un sorriso compiaciuto, come se il mio ritorno non fosse altro che una conferma del suo potere su di me.
<<Mia regina!>> esclamò, aprendo le braccia in un gesto teatrale. <<Finalmente siete guarita! Il sole della vostra presenza rende la giornata più radiosa.>>
Mi avvicinai a lui con un passo misurato, ogni movimento studiato per non tradire l'ansia che mi divorava. Mi inchinai appena, offrendo un sorriso forzato.
<<Vostra Maestà, non potevo più tollerare di restare lontana da voi>>
Enrico rise, soddisfatto, e prese la mia mano, portandola alle labbra con un gesto affettuoso. Ma il suo sguardo si spostò immediatamente verso i presenti, cercando nei loro volti l'ammirazione che desiderava. Era sempre stato così: ogni gesto d'affetto era per lui un palcoscenico, un'occasione per mostrare a tutti la sua supremazia.
Fu allora che lo vidi. Francis stava in disparte, appoggiato a una colonna, un calice di vino in mano e uno sguardo ironico dipinto sul volto. I suoi occhi incontrarono i miei per un breve istante, e un sorriso sottile incurvò le sue labbra. Era un sorriso che sapeva di sfida, di dominio, e sentii il sangue gelarsi nelle vene.
Enrico mi condusse al centro della sala, facendomi accomodare su un trono accanto al suo. Parlava con entusiasmo dei suoi piani per un torneo, mentre i cortigiani ridevano alle sue battute e applaudivano ogni sua decisione. Ma non riuscii a concentrarmi sulle sue parole. La presenza di Francis era come una spina conficcata nella carne, impossibile da ignorare. Ogni tanto lo sorprendevo a fissarmi, e ogni volta distoglievo lo sguardo, temendo che qualcuno potesse notare la tensione tra di noi.
Dopo un'ora di sorrisi forzati e conversazioni vuote, mi alzai per allontanarmi. Avevo bisogno di aria, di un momento per riprendere il controllo di me stessa. Mi diressi verso una delle gallerie laterali, dove il silenzio e l'ombra offrivano un minimo di sollievo. Ma non fui sola a lungo.
<<Vostra Maestà,>> disse una voce dietro di me. Mi voltai di scatto, trovandomi faccia a faccia con Francis. Si inchinò leggermente, ma il suo gesto mancava di qualsiasi riverenza. <<Non vi aspettavo così presto in piedi dopo la vostra... indisposizione.>>
<<Che cosa volete, Francis?>> sibilai, mantenendo la voce bassa per non attirare l'attenzione di eventuali orecchie indiscrete.
Lui sorrise, avvicinandosi di un passo.
<<Solo ricordarvi che il nostro piccolo segreto è al sicuro... per ora. Sapete che ammiro il vostro coraggio nel tornare qui, sapendo quanto sia fragile la vostra posizione. Ma vi avverto, Catherine, la mia pazienza non è infinita.>>
Non ebbi il tempo di rispondere. Una terza voce interruppe il nostro scambio.
<<Che insolenza, sir Francis.>>
Mi voltai di scatto e vidi Thomas Culpepper avanzare verso di noi, il volto scuro come una tempesta. Si fermò accanto a me, il corpo rigido, i pugni serrati. I suoi occhi, carichi di rabbia, erano fissi su Francis.
<<Come osate parlare in questo modo alla regina? Vi dimenticate il vostro posto.>>
Francis non parve intimidito. Anzi, il suo sorriso si fece ancora più sprezzante. <<E voi, sir Thomas, vi dimenticate quanto sia pericoloso ficcare il naso negli affari altrui. Vi consiglio di fare attenzione. La corte può essere un luogo... mortale.>>
Thomas fece un passo avanti, e per un attimo temetti che la situazione potesse degenerare. Ma il suo tono rimase freddo e controllato.
<<Un luogo mortale, sì. Specialmente per chi osa minacciare la regina. Non dimenticate, Francis, che se questa verità venisse a galla, non sarebbe solo la testa di Sua Maestà a cadere. Anche la vostra sarebbe sul ceppo del boia. Forse prima della sua.>>
Il sorriso di Francis svanì per un attimo, e vidi nei suoi occhi un lampo di paura. Ma si riprese rapidamente, mascherando la sua inquietudine con un'espressione di falsa sicurezza.
<<Siete audace, sir Thomas. Ma non dimenticate che in questa corte non sempre il più forte sopravvive. A volte è il più astuto.>>
Con quelle parole, si allontanò, lasciandoci soli nella galleria. Mi resi conto solo in quel momento che stavo trattenendo il respiro. Thomas si voltò verso di me, il volto ancora segnato dalla tensione.
<<State bene, Vostra Maestà?>>chiese con voce gentile.
Annuii debolmente, cercando di calmare il cuore che ancora batteva all'impazzata.
<<Grazie, Thomas. Non so cosa avrei fatto senza di voi.>>
<<Non permetterò mai che vi faccia del male,>> disse con fermezza. <<Non mentre sono qui.>>
Lo guardai negli occhi e trovai in essi una determinazione che mi diede un minimo di conforto. Ma sapevo che la battaglia non era ancora finita. Francis era ancora lì, e il suo silenzio era una minaccia tanto quanto le sue parole.
Tornai alla sala grande con Thomas al mio fianco, il volto impassibile e la testa alta. Ero una regina, e non avrei permesso che Francis o chiunque altro mi facesse cadere. Non ancora.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 4 days ago ⏰

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