Incoscienti giovani

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Joseph POV

Ogni minuto che passava sembrava durare un'eternità.

Continuavo a fissare il telefono, il soffitto, la porta, qualsiasi cosa potesse distrarmi dal pensiero che Sarah non era ancora arrivata.

Forse non sarebbe mai arrivata.

Avevo contato i minuti, poi i secondi, poi avevo smesso di contarli del tutto. Un'ora era passata e di lei nessuna traccia.

Avevo sperato, illuso me stesso che avrebbe letto la mia lettera e capito quanto fosse importante per me, ma forse mi ero sbagliato. Forse avevo già perso la battaglia prima ancora di combatterla.

Sospirai, alzandomi dal letto con un gesto secco. Mi diressi verso il frigobar, deciso ad aprire una birra e a chiudere con quella stupida attesa che mi stava logorando.

Ma poi...

Qualcuno bussò alla porta.

Mi bloccai di colpo, la mano ancora sulla lattina. Il cuore fece un balzo nel petto.

Restai fermo per un istante, quasi temendo di essermi immaginato quel suono, poi la sentii di nuovo. Più decisa.

Aprii la porta.

E la vidi.

Sarah era lì, davanti a me, con il suo pigiama rosa pastello e la mia felpa verde addosso. Il contrasto tra i colori sembrava quasi surreale, ma era perfetto su di lei.

Rimanemmo entrambi in silenzio, fermi, gli occhi incollati l'uno sull'altro come se aspettassimo che fosse l'altro a parlare per primo.

Poi, con la voce bassa ma sicura, Sarah ruppe il silenzio.

"Ho portato un po' di gelato."

La guardai per un attimo, cercando di decifrare cosa volesse dire quel gesto. Forse non era ancora una riconciliazione, ma era un passo. Uno di quelli importanti.

Le feci un cenno con la testa.

Si infilò nella stanza e chiusi la porta dietro di lei. Il suo profumo riempì subito lo spazio, portando con sé un'ondata di ricordi.

Ci sedemmo sul letto, a gambe incrociate, il gelato al centro tra di noi. Nessuno aveva fretta di iniziare a mangiare, ma almeno dava un senso di normalità a quel momento.

Mi appoggiai contro la testiera, osservandola. Il viso ancora leggermente segnato dal trucco della serata, gli occhi lucidi, la postura un po' tesa.

Era stata una serata intensa per entrambi.

Era stata una serata che forse avrebbe cambiato tutto.

Dopo qualche istante di silenzio, abbassai lo sguardo, quasi senza rendermene conto. I miei occhi scivolarono sulla sua pancia, quel piccolo segreto che ancora portava nascosto sotto la mia felpa.

"Come come state?" chiesi, la voce appena più bassa del solito.

Sarah se ne accorse. Lo vidi dal modo in cui le si illuminarono gli occhi, dal modo in cui le sue labbra si incurvarono in un sorriso lieve, quasi timido.

"Bene" rispose, con un piccolo sospiro.

Alzò una mano, sfiorandosi l'addome con un gesto istintivo, protettivo. Il cuore mi fece uno strano salto nel petto.

Non ero sicuro di cosa significasse quel momento, se fosse una tregua o un nuovo inizio.

Ma in quel preciso istante, per la prima volta dopo tanto tempo, mi sentii vicino a lei. Davvero vicino.

Ci fu un altro momento di silenzio, ma non era pesante. Solo denso, carico di tutte le parole non dette.

Sarah sollevò lo sguardo, incrociando il mio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 5 days ago ⏰

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