Adeline Evans, una ragazza con un passato difficile, ormai ha imparato a sopravvivere, mascherando le sue fragilità.
Tutto cio che le rimane è la mamma e suo fratello, Kai, insieme al loro gruppo di amici.
Tutti loro, sono legati da passati complic...
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Xavier's pov
Correvo. Come se potessi seminare la colpa in qualche modo. Come se il vento potesse portare via da me ciò che avevo fatto, eppure nella mia mente era ancora più impresso di prima.
La moto ruggiva sotto di me, le mie mani, con le nocche ancora sanguinanti, erano strette sul manubrio tremavano per l’adrenalina, o meglio era rabbia, o dolore. No.
Io non provavo dolore. Non posso permettermelo. Non posso essere debole neanche per un secondo.
I miei genitori mi avevano insegnato questo, il dolore era simbolo debolezza.
A noi, provare dolore era proibito, i deboli prima o poi venivano distrutti.
"Davvero provi dolore Xavier? Non mi dire che sei un debole... Finirò per distruggerti, e io non vedo l'ora di farlo."
Questa frase. Seguita da quella risata che odio tanto. Era ciò che mi ripeteva mio padre ogni volta. Ogni volta che mi picchiava, ogni volta che uscivano le lacrime dai miei occhi, ogni volta che... che 'gli amici' di papà mi usavano, in tutti i sensi, come un giocattolo. Non erano amici come diceva m semplicemente altre persone con cui lui aveva dei debiti.
La mia mente si bloccò. Ho tenuto quel ricordo nel dimenticatoio per anni, e forse era meglio così.
Non voglio ricordare come mi hanno fatto sentire un debole.
Io ho iniziato a mascherare il dolore, fino a non provarlo più, se mio padre mi vedesse adesso magari sarebbe fiero.
Sono forte, non sono più un debole, non mi lascio distruggere, ma distruggo. Ed è questo ciò che mi spaventa di più.
Distruggo qualsiasi cosa che ho intorno.
Ed è per questo che ho allontanato Adeline e Kai, 9 anni fa. Non potevo permettermi di distruggere anche loro. Eppure lo faccio ancora, quasi senza volere.
Più correvo, più speravo che qualcosa dentro di me si rompesse, o che magari cambiasse, facendomi diventare un po' meno un mostro.
Il fumo era ancora nella mia testa. Le fiamme. Le urla. Ma più di tutto, Adeline.
Il modo in cui mi aveva guardato dopo. Come se fossi uno sconosciuto. Come se le facessi schifo, persino dopo averla salvata.
Avevo ucciso, di nuovo d'altronde. E non mi pentivo. Non per loro. Quegli uomini non avevano valore, non dopo ciò che le hanno fatto. Non esistevano più.
Ma lei sì. Lei era ancora lì. E io l’avevo persa. Non perché era morta, ma perché non mi riconosceva più come quel bambino che ero, come qualcuno che l'aveva salvata. E io la capivo.
Mi facevano male le costole. Il viso pulsava sotto i lividi che si stavano facendo strada sulla pelle. Kai mi ha portato indietro. Ogni volta che vengo colpito da un pungo torno a quando era mio padre a darmeli, e ogni volta io divento sempre più forte, il 'debole' era morto, lasciando spazio al mostro.