36. snow game ❄️

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Tanto mi mancheresti lo stesso.
che cosa mi manchi a fare?
Calcutta.

 che cosa mi manchi a fare?Calcutta

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Adeline's pov

Che giornata di merda.

Il freddo pizzicava la pelle, ma non quanto quel nodo alla gola che cercavo invano di soffocare. Con il dorso della manica del mio maglioncino bianco, asciugai in fretta quelle lacrime cocenti che si ostinavano a rigarmi il volto, nonostante tutto. Una sbavatura nera rovinò il tessuto, mascara. Ottimo. Come se non bastasse sentirmi a pezzi, ora sembravo anche uno di quei pupazzi di neve tristi, sciolti a metà.

Cazzo.

Odiavo quanto bastasse una sua frase per disfare il mio equilibrio, come se tutto ciò che avevo costruito per proteggermi potesse essere spazzato via in un secondo da lui. Odiavo ricordare come se ne fosse andato, con quella freddezza crudele che solo lui sapeva indossare così bene. Odiavo il suo silenzio, la sua rabbia, il modo in cui ogni volta riusciva a farmi sentire come se fossi io il problema.

Eppure, era sempre lì. Sempre lui. A tormentarmi. A spezzarmi.

"Stai seriamente piangendo?"
Una risata bassa, pungente, mi riportò alla realtà. Sollevai lo sguardo, e trovai Xavier che mi osservava con quell'aria ironica e distante che sembrava essersi cucito addosso da sempre.

"No," risposi con un filo di voce, cercando di camuffare il dolore. Ma era inutile. La mia voce tremava, tradendo ogni singola emozione che cercavo di nascondere.

"Cazzo, sei ancora una stupida bambina."

La sua voce era tagliente come una lama. Non risposi. Non ne avevo la forza, e forse neanche il coraggio. Il silenzio cadde tra noi come una cortina pesante. Io guardavo il pavimento della cabina, mentre il suono ovattato del meccanismo della funivia sembrava scandire ogni battito del mio cuore stanco.

Pregavo solo che quel maledetto giro finisse in fretta.
Che la porta si aprisse.
Che potessi scappare.
Via da lui. Via da tutto.

Ma non successe subito. Ci fu ancora un attimo di attesa. Ed è proprio in quell'attimo che decisi di parlare.

"Non è colpa mia se tu non hai emozioni."
Lo sussurrai. Con voce debole, ma dritta. Poi alzai gli occhi verso i suoi.

Lo guardai.
Per la prima volta da tempo.
Non come si guarda un nemico.
Ma come si guarda una ferita che non smette mai di sanguinare.

Lui non rispose. Ma i suoi occhi si spostarono su di me, e per un momento, un solo momento, parvero più scuri.  Come se dietro quel muro qualcosa stesse crollando.

Sembrava dispiaciuto, davvero dispiaciuto.

Mi alzai in piedi, pronta a uscire dalla cabina appena si fosse aperta.
Poi sentii la sua voce.

Bassa. Sporca di una dolcezza che non gli apparteneva.

"Ya'aburnee, Adeline."

Mi bloccai.
Alzai un sopracciglio, confusa.
Mi voltai, ma lui era già uscito.

Beneath The Scars Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora