L'uomo sano non tortura gli altri, in genere è chi è stato torturato che diventa torturatore.
- Carl Gustave Jung
Ci sono cicatrici che non chiedono attenzione. Non fanno rumore, non chiedono aiuto. Restano lì, sotto la pelle, immobili, ma vive. Crescono con chi le porta, e a volte lo cambiano del tutto. Perché non tutti imparano a guarire. Alcuni imparano a colpire.
Non è questione di forza, né di giustizia. È un riflesso. Come se il dolore avesse bisogno di uscire, di trovare un nuovo soggetto da colpire. E chi lo ha conosciuto troppo presto, chi lo ha sentito nella carne o nell’anima, smette di credere che si possa vivere senza. Così lo passa avanti. Con uno sguardo, una parola, una scelta che sembra fredda, ma che è solo il risultato di qualcosa di più profondo.
C’è chi non dimentica. Non perché non voglia, ma perché dimenticare significherebbe lasciare impunito ciò che ha cambiato tutto. Così resta lì, in attesa. Aspetta il momento in cui il dolore possa pareggiarsi, in cui l’equilibrio torni, anche solo per un istante.
E non serve l’odio, né la rabbia. A volte basta la memoria. Basta ricordare ciò che si è subito per diventare capaci di restituirlo. Ma il prezzo non è mai quello che si immaginava.
Ricordo ancora con nitidezza le parole, i gesti, persino i silenzi di mio padre. Ogni frase, ogni sguardo si è sedimentata dentro di me come un marchio invisibile. Senza accorgermene, sono diventatx un riflesso fedele del suo modo di pensare, di vivere, di punire. Una fotocopia riuscita troppo bene.
Chi soffre, alla fine, finisce per infliggere la stessa sofferenza agli altri.
È un ciclo. Un’eredità emotiva che si trasmette in silenzio, come una malattia dormiente. E io, non vedo l'ora di trasmetterla.
Sul davanzale, la luce del pomeriggio cade su una vecchia foto di Kai. Avrà avuto cinque o sei anni, vestito male, i capelli spettinati, ma con quel sorriso puro che solo l'infanzia conosce. Distratto. Felice.
Quella foto è ancora lì, in una cornice graffiata, consumata dal tempo e dalla polvere. Non l’ho mai spostata.
Lui non ha mai saputo niente. E forse è meglio così.
Non lo sa, ma se è ancora vivo è solo per merito mio. Eppure, a volte, lo ammetto: sogno di vederlo a pezzi, così come tutti gli altri.
Da piccolx pensavo esistesse una linea chiara tra chi stava bene e chi no, tra ciò che era giusto sentire e ciò che non lo era. Ma crescendo ho capito che la mente umana non è così semplice.
La verità è che non c’è nessuna mente perfetta. Solo persone che convivono con il proprio caos, cercando un equilibrio. E a volte, lasciare che quel caos emerga… non è follia. È libertà.
Un suono secco, spezzò il flusso dei miei pensieri. Rimasi immobile per un attimo, lo sguardo ancora incollato alla foto di Kai. Poi mi alzai lentamente, e andai ad aprire la porta dell'ufficio.
"È un vero piacere rivederti" Accennai un sorriso e lx feci entrare.
"Come al solito. Abbiamo bisogno di parlare"
Lx vidi sedersi sulla poltrona presente nell'ufficio e lx seguii, sedendomi sul divano accanto ad essa.
"Il piano procede alla perfezione," Dico soddisfatto, poi continuo "Vanessa è tra le sue mani, non c'è modo di scappare. Ivy sta cedendo. Mentre Lilith... beh lei è fottuta per bene. Kyler sta facendo un ottimo lavoro."
Lx vidi annuire soddisfattx, facendosi scappare un sorriso. "Ci stiamo distraendo un po' troppo dal nostro vero obbiettivo non credi?"
Scossi la testa "Finirà per farsi a pezzi piano, Piano. Mentre lui, beh, lo troveremo. "
"Lo spero per te"
"Non sperarci, Rose, è così."
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Beneath The Scars
RomansaAdeline Evans, una ragazza con un passato difficile, ormai ha imparato a sopravvivere, mascherando le sue fragilità. Tutto cio che le rimane è la mamma e suo fratello, Kai, insieme al loro gruppo di amici. Tutti loro, sono legati da passati complic...
