Quella notte fu mia madre a guidarmi fino alla soffitta.
Avevo ancora indosso il vestito della festa quando salimmo al piano superiore della casa, ma in quel momento non m'interessava che si potesse sporcare. Non volevo perdere tempo a cambiarmi, sarebbe stata solamente un'agonia.
Sarah premette un bottone posto nella parete e subito delle scale cominciarono a scendere automaticamente dal soffitto.
Ci trovavamo accanto alla stanza del mio fratellino Logan che si trovava giusto dopo la mia. Egli aveva otto anni ed era nato due anni dopo il mio arrivo in questa casa. Sarah e Paul non riuscivano ad avere figli e avevano deciso di optare per l'adozione salvandomi da un destino terribile, ma poi improvvisamente mia madre aveva scoperto di essere incinta. Per fortuna non mi avevano mai trascurata dopo la nascita del figlio biologico.Le scalette arrugginite scricchiolavano sotto i miei piedi e quando infilai la testa in quel luogo, cercai di non alzare troppa polvere in modo da non respirarla.
"Ti lascio sola, se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi." udii la voce di mia madre.
Guardai in basso e vidi la sua espressione quasi compassionevole, nonostante avessi sempre odiato far pena alle persone.
"Grazie." dissi riconoscente.
E quella parola non era riferita solamente alla sua affermazione.
Una volta completamente all'interno, cominciai a cercare quello scatolone che tanto avevo bramato negli ultimi minuti.
La soffitta era quasi completamente vuota.
Vi erano soltanto delle tende rosa annerite, un vecchio armadio e infine un paio di scatoloni impolverati. Uno di essi conteneva dei libri che erano appartenuti a mio fratello quando si limitava ad osservare le figure perché troppo piccolo, perciò supposi che nell'altro vi dovessero essere gli oggetti dei miei genitori.Tolsi con frenesia lo scotch che sigillava il pacco ed aprii le alette in cartone.
Trovai subito una cornice argentata con delle rose incise. Pulii il vetro impolverato con i polpastrelli, non curandomi dello sporco che avevo portato sulle mie dita.
Potei contemplare parzialmente una foto scattata al parco, quando per la prima volta ero riuscita a far volare il mio nuovo aquilone giallo con l'aiuto di mia madre.Sorrisi malinconica a quel ricordo, uno dei pochi che era rimasto impresso nella mia mente. Il tempo stava lentamente sgretolando tutto quel che risiedeva nella mia memoria a proposito dei miei genitori e della mia infanzia.
Appoggiai la cornice accanto a me e continuai le ricerche.
Intravidi dei fogli piegati malamente al lato dello scatolone. Li aprii, cercando di non rovinarli maggiormente. Li appoggiai uno accanto all'altro sul pavimento e cominciai ad esaminarli attentamente. Rammentai solamente di averli dipinti quando ero molto piccola, ma proprio per questo non ricordavo esattamente in quale momento della mia vita.
Erano spiegazzati e odoravano leggermente di fumo, ma come si erano potuto salvare proprio quei tre fogli di carta dall'incendio?
In uno di questi era raffigurato una sorta di gatto rosso - non ero molto brava nel disegno -, in un altro avevo disegnato la mia famiglia e in un altro ancora avevo ritratto il giardino della casa in cui abitavo con i miei genitori.
Una casa che ormai era un cumulo di polvere.
Non mi soffermai molto su di essi, del resto non mi potevano trasmettere molte sensazioni se a stento ricordavo di averti dipinti.Ripiegai quei fogli su sé stessi e li impilai sulla cornice che avevo trovato poco prima.
Successivamente vidi un semplice coniglietto bianco di peluche, uno dei miei pupazzi preferiti di quando ero bambina. La grandezza era quella della mano di un adulto, perciò era abbastanza piccolo, aveva gli occhi chiusi e non possedeva né accessori, né abiti. I miei genitori me lo avevano regalato per il mio terzo compleanno, lo portavo sempre con me fino a quando non ne compii sette.Accanto ad esso notai subito una scatolina blu che non mi permise di soffermarmi a lungo sul pupazzo. All'interno vi trovai uno degli orologi da collezione di mio padre. Ciò mi ricordò di quando per errore ruppi quell'oggetto che tanto mi aveva affascinata quel giorno in cui lo avevo maneggiato in modo troppo rude. Dispiaciuta per aver danneggiato il vetro di quell'orologio, iniziai a piangere, attirando l'attenzione del proprietario. Ma mio padre mi rassicurò, dicendomi che c'era una soluzione a quell'errore e che lo avrebbe fatto riparare.
Da quel giorno in poi non lo sfiorai neppure.
Questa era la prima volta che lo toccavo dopo quell'accaduto.Riposi l'orologio nella sua scatolina e la accantonai momentaneamente.
In seguito vidi un piccolo vestito rosa, tipico abbigliamento di un neonato. Probabilmente lo avevo utilizzato io in età infantile e per questo non ne avevo assolutamente memoria. Sul petto vi erano disegnati un sole ed una luna con delle faccine sorridenti, rispettivamente giallo ed azzurra, inoltre le mani ed i piedi erano compresi nel vestito.In quel momento desideravo avere accanto mia madre per poterle chiedere qualcosa a proposito di quel minuscolo capo d'abbigliamento. Immaginai che se fosse stata ancora in vita avremmo fatto una grande chiacchierata, probabilmente si sarebbe intromesso anche mio padre, raccontando l'esperienza della mia nascita. Invece queste erano solo utopie, io non avevo più i miei genitori.
La mia vista cominciò ad appannarsi e delle lacrime invadenti iniziarono a solcarmi le guance senza che riuscissi a controllarmi.
Era stato come rivivere la mia infanzia in meno di dieci minuti, come uno sprazzo di felicità giunta dal nulla che mi aveva illusa del fatto che fosse duratura. Eppure questa felicità effimera era sparita molto tempo prima di risorgere violentemente in me.
Aver terminato quelle ricerche in soffitta mi aveva lasciato un vuoto, come se tutto fosse accaduto nuovamente e, sommato al dolore precedente, fosse raddoppiato.Dovevo tornare alla realtà ma, dopo aver rivisto la bellezza dei colori lucenti della mia infanzia, ora mi appariva in bianco e nero.
Ero in procinto di riporre gli oggetti nello scatolone quando intravidi qualcosa di lucente sul fondo, proprio tra le piegature del cartone.Le aprii un po' e vidi una catenina argentata.
La tirai e alla sua estremità scoprii un ciondolo argentato e rosso. Sulla base rotonda in ferro si trovava un disegno astratto, come un ricamo rosso che aveva varie sfumature di colori, ma sempre sulla stessa tonalità. Inoltre tra questi ricami, al centro, si trovava una pietra rossastra che sembrava quasi un rubino. Era molto lucente, l'avevo già vista da qualche parte. La contemplai per un po' mentre la pulivo con le dita dalla polvere. Presi la catenina e la alzai davanti al mio volto, lasciando il ciondolo in sospensione per qualche secondo. Improvvisamente il ricordo di quella collana si fece spazio nella mia mente. Rammentai che quella catenina appartenesse a mia madre, l'avevo intravista sotto la sua maglietta in svariate occasioni, ma non ero mai riuscita ad osservarla bene.Decisi di riporre tutti gli oggetti dei miei genitori nello scatolone, non volevo portarlo in camera mia: se fosse stato lontano dalla mia vista, non avrei sofferto ogni singola volta che vi avrei dedicato uno sguardo.
Stavo per sistemare anche il medaglione all'interno dello scatolone, ma decisi improvvisamente di portarlo con me. Volevo avere almeno un ricordo dei miei genitori.
Infilai la catenina nella mia tasca destra dei jeans e chiusi le alette di cartone e sigillai il tutto con lo scotch.
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The Amulet
Fantasy[ COMPLETA ] Il tempo sembrava essersi fermato da quando i suoi genitori erano deceduti prematuramente, lasciandola in balia di famiglie adottive che non desideravano una bambina di otto anni. Compiendo diciott'anni spera che il periodo buio dell'ad...