Capitolo 10

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Mi trovavo nel mio caldo letto, ma un rumore improvviso mi svegliò.
Aprii gli occhi e notai il buio della notte regnare nella stanza, ma come era possibile? Perchè mi trovavo sotto le coperte?
Quando mi ero addormentata era l'ora di pranzo, non potevo aver dormito così tanto, e poi non mi ero sdraiata dentro il letto.

Era così buio che riuscivo a intravedere per poco la mia camera.

Mi sedetti, cercando di capire la situazione ed udii un fruscìo accanto a me. Mi girai di scatto, ma non vidi nulla di insolito, sentii solamente un gelido brivido attraversarmi la schiena.

Mi alzai e cercai di accendere la luce elettrica, ma a quanto pareva mancava la corrente.
Cercai di uscire dalla mia camera, cominciando ad agitarmi, ma la porta era bloccata.
Afferrai il cellulare per chiedere aiuto, ma qualcosa che non riuscii ad identificare me lo strappò dalle mani.

"Chi è?" sobbalzai e chiesi istintivamente con una flebile voce.

Non ero sola nella stanza, c'era qualcuno con me. Era buio, ma si riuscivano ad intravedere il letto, la scrivania e l'armadio.
Ad un certo punto un fascio di luce passò da sotto la porta, dando più luce alla stanza. Fu in quel momento che vidi il volto "dell'ospite" ai piedi del mio letto. Era un ragazzo, ma non uno normale: aveva i capelli neri, la carnagione chiarissima, le labbra quasi bianche e degli occhi completamente rossi, non aveva le pupille.
Intravidi che cominciò ad avanzare verso di me, così indietreggiai, ma alla fine mi trovai con le spalle contro la porta.

"Ti prego non farmi del male." lo implorai con un filo di voce.

Non avevo idea di chi fosse o di cosa fosse, ma non sembrava affatto amichevole.

Tremavo come mai avevo fatto e quell'essere continuava ad avanzare. Non sapevo cosa volesse, perché fosse in camera mia e soprattutto non sapevo come proteggermi da lui.  Cercai di aprire nuovamente la porta, ma era ancora bloccata. Era sempre più vicino, ma quando solo tre passi ci separavano, si fermò. Ci fu un momento di blocco, io lo fissavo ed immaginai che anche lui potesse vedermi.

Ero pietrificata.

Ad un tratto mi afferrò il braccio, la testa cominciò a girarmi, mi sentii pesante ed in un attimo mi ritrovai svenuta sul pavimento.
Come ultima cosa vidi quell'essere ridere e dirmi: "Allora sei tu, finalmente ti ho trovata"

Mi svegliai di soprassalto e mi guardai immediatamente intorno. Mi toccai il braccio e misi una mano sul petto, respirando pesantemente. Ero sul mio letto, nella mia stanza ed era ancora pomeriggio. Non era successo nulla, era stato solo un incubo terribile, ma era stato più realistico di tutti gli altri. In quest'ultimo era stato come se avessi potuto davvero agire, mentre negli altri sentivo di non potermi muovere a causa dei muscoli immobilizzati.
Un po' come in quei sogni in cui cerchi di parlare, ma non hai la voce.

Mi alzai dal letto ed uscendo dalla mia camera, andai in bagno a sciacquarmi il viso. Alzai lo sguardo e guardai l'orologio da muro: erano le quattro e mezzo.

Tornai in camera mia e improvvisamente mi accorsi del fatto che il mio cellulare non si trovasse più sulla scrivania dove prima di addormentarmi lo avevo lasciato. Lo vidi sul pavimento, accanto all'armadio...ma come era finito lì? Sentii un brivido attraversarmi la schiena, proprio come quello di poco prima.

Sentii una scarica di terrore attraversare tutto il mio corpo, così mi spinsi contro il muro per controllare che non ci fosse nessuno nella stanza.

Rimasi immobile, cercando di respirare silenziosamente, ad osservare la camera per qualche minuto.

Non accadde nulla, così aprii la porta e uscii da quella camera. Feci un sospiro di sollievo.

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